di Marco Mazzoni (@marcomazz)
Mentre sull’Italia impazza la prima ondata di gelo e inverno vero, in quel di Genova domani l’atmosfera sarà caldissima per la sfida di Fed Cup tra Italia e Francia. Un match sulla carta insidioso, aperto a possibili sorprese, e quindi da prendere con le molle. E’ da poco uscito l’ordine di gioco: sulla terra indoor del 105 Stadium (che sta diventando una sorta di tennis arena!) aprirà Sara Errani contro Caroline Garcia; a seguire Alize Cornet se la vedrà con Camila Giorgi.
Il sorteggio è stato forse il migliore possibile. Sara parte favorita contro la giovane transalpina, anche se dovrà giocare il suo miglior tennis per partire col piede giusto ed indirizzare a nostro favore il confronto. Meglio per la nostra n.2 giocare il secondo match, soprattutto in caso di vittoria di Sara, per aver quel filo di pressione in meno sulle spalle che può fare enorme differenza. La cosa assume una rilevanza ancor maggiore visto che la seconda partita vedrà in campo la Giorgi, tennista straordinaria ma che non ha nella solidità la sua arma principale…
Proprio su Camila voglio focalizzare l’attenzione, ancor più dopo l’interessante intervista che papà Giorgi ha rilasciato a Spazio Tennis proprio ieri.
Personalmente sono molto d’accordo con tanti aspetti spiegati da Sergio sul gioco e sul lavoro che stanno svolgendo. I miglioramenti negli ultimi mesi sono stati evidenti, anche se di strada ce n’è ancora tantissima da fare. Quel lancio di palla e la posizione delle spalle al servizio sono una chiave pazzesca per dotarla non solo di un colpo più sicuro ma potenzialmente devastante. Ne parlammo insieme a Parigi l’anno scorso, e di passi in avanti ne sono stati fatti, ma restano ancora tante le cose aggiustare, nel servizio ed altrove. L’uso della risposta, ad esempio, o del colpo di approccio e di puro scambio. Tuttavia, più che l’aspetto tecnico – sempre determinante – mi preme sottolineare il discorso della maturazione personale, che si riflette totalmente nella condotta di gara, nel saper gestire le emozioni, le situazioni di gioco e la pressione.
Chi segue Camila da tempo, non può non aver notato dei cambiamenti in lei. Notevoli. Basta col disco rotto della giocatrice robotica, che non pensa, che tira tutto, che rischia tutto, che non sa capire cosa è il tennis… Quello è uno stereotipo vecchio, a cui si attaccano coloro che amano criticare per partito preso alla prima sconfitta, trovando terreno fertile per attaccare lei e soprattutto il padre. Da diverso tempo la Giorgi è cresciuta come giocatrice e come persona. Pur restando una istintiva (e sempre lo resterà), oggi è molto più consapevole in campo. Sta iniziando a gestire i momenti delle partite, a forzare assai di meno colpi e tempi di gioco. Deve ancora migliorare moltissimo nella tenuta, nella gestione “del livello di gioco medio”, delle fasi interlocutorie; come quando sente la palla un po’ peggio ed arrivano gli errori, o quando l’avversaria la mette in condizioni difficili e non riesce a prendere in mano il gioco, il suo vero credo tennistico.
La strada verso la crescita è ancora lunga e serve tempo e pazienza, perché “Cami” sta attraversando il mare agitato di una complessa evoluzione tecnica, tattica ed agonistica. Inserire novità all’interno di gioco così estremo e complicato è cosa difficilissima, perché è necessario mettere in discussione automatismi e vecchie certezze, rischiando soluzioni per lei nuove. Soluzioni che vanno necessariamente provate in partita, sotto pressione, quando tutto diventa più difficile. Un gioco così complesso, che si regge su equilibri molto sottili, vive di istinto ed automatismi, perché tutto viene eseguito così veloce e con così poco margine che è necessario lasciar correre il braccio e la mente. Per questo metter mano al gioco di Camila è ancor più tosto rispetto a chi ha un tennis meno complicato e con tempi di gioco più dilatati.
Bisogna sempre ricordare che il tennis è uno sport di situazione: non si può mai prendere per assoluto quello che si vede in una partita. Ogni colpo, soluzione tecnica e tattica è relativa al momento; la tecnica deve esser funzionale al tempo e spazio di gioco che si condivide con l’avversario. Calcolare un’equazione che possa spiegare i fenomeni che entrano in gioco in ogni match è uno studio impossibile, troppe le variabili interessate a generale una naturale entropia. Questa situazione è difficile per ogni tennista che cerca di crescere, ancor più per una ragazza che sta maturando come giocatrice e come donna, e che ha bisogno di vivere tante esperienze per materializzare dentro di sé convinzioni e certezze.
Ecco perché reputo che questo weekend di Fed Cup possa essere un momento importante di crescita per la Giorgi. Sul piano tecnico sarà un test niente male; ma è soprattutto l’intero contesto che può arricchirla, darle una visione diversa e farle vivere un’esperienza complessa, molto differente da quello che è solita affrontare sul tour rosa. Forse mi sbaglierò, ma la sensazione è che Camila sia una ragazza fin troppo “chiusa in se stessa”. Molto riservata, gelosissima della sua privacy e vita fuori dal campo, non ama parlare con la gente del settore e trapela pochissimo della sua intimità, non intesa come “gossip” ma di come vive la sua carriera, i problemi di ogni giorno dello stare nel circuito e nel mondo complesso (spesso “velenoso”…) del tour femminile. Vivere una settimana di Fed Cup le apre un mondo davvero diverso. Vivere sulla sua pelle le sensazioni e le responsabilità dello stare in squadra, il sentirsi parte di qualcosa di grande e diverso, il dover mediare con un capitano che non è il papà, giocare per il proprio paese (cosa che lei vuole fermamente), il sapere che dalla propria prestazione può dipendere il risultato di tutte le compagne… tutte cose molto, molto diverse dal suo tram tram classico, spesso molto chiuso e lontano da tutti. Cose che potenzialmente possono arricchirla moltissimo e contribuire alla sua maturazione personale.
Tutti sappiamo che il peso del fattore mentale nella prestazione tennistica è determinante. Personalmente credo che ci si debba spingere oltre, oltre al classico orizzonte della psicologia dello sport. E’ corretto avere un orizzonte più ampio, quello della persona prima che dell’atleta. Una persona più serena, più consapevole, capace di affrontare e gestire gli stress della vita sarà anche un miglior atleta in campo, quando le sensazioni sono amplificate a dismisura. E chi conosce il tennis sa benissimo che pochi altri sport o discipline umane riescono a racchiudere e concentrare in ogni singolo match un intero vissuto, esplodendo rabbia, frustrazioni, gioie e dolori. Per essere una persona più solida, serena e matura è necessario crescere, sperimentare situazioni e provare a gestirle. Serve mettersi in gioco ed aprirsi. Una settimana di Fed Cup di certo non cambierà la vita di Camila Giorgi, ma è certamente un’esperienza importante, che può solo arricchirla e darle qualcosa in più. Una spinta verso la crescita.
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