di Marta Polidori
Quanti di voi lettori temono il cambiamento?
E quanti di voi faticano a cambiare, o hanno faticato in passato, quando le cose da che andavano bene volgono diversamente?
Con questa premessa voglio introdurre il favore che penso di avervi fatto oggi, una domenica di Gennaio. Un favore che pensavo di farvi da un po’, ma per cui necessito di tempo ed energie mentali, ed oggi le ho entrambe.
Sono sempre stata una ragazza in bilico sul mio personale equilibrio, o faccio troppo o non faccio nulla. Amo stare sdraiata sul mio bel divano e assumerne la forma, leggermi un bel libro o guardarmi qualche divertente sit-com alla televisione. Questa storia è nata quando avevo tredici anni, con la spinta tennistica, romantica e sognatrice, scrissi sul sito di Serena Williams, al tempo il mio più grande idolo, se aveva mai avuto problemi a trovare il suo percorso e, se sì, come aveva risolto. Mi rispose, o più probabilmente chi per lei, che aveva letto un libro alla mia stessa età dal titolo who moved my cheese? (chi ha spostato il mio formaggio?).
Inutile dirvi che nel giro di tre giorni quel libro fu in mio possesso, e qui vi riporto un breve riassunto, non tutta la storia, perché a parere mio va letto. È brevissimo, vola via in un’ora e può sembrare una storiella banale, ma il messaggio rimane per tutta la vita.
Chi ha spostato il mio formaggio? di Spencer Johnson è una semplice parabola che affronta il cambiamento.
Un gruppo di vecchi amici di scuola si ritrova a cena e l’argomento della conversazione è il cambiamento nella carriera, nei rapporti e nella vita di famiglia. Uno dei presenti asserisce che il cambiamento non lo preoccupa più da quando ha sentito raccontare una “storiella divertente”.
La storia riguarda quattro personaggi che vivono in un labirinto: due topi, Nasofino e Trottolino, e due gnomi, Tentenna e Ridolino. Ambedue i gruppi, seppur diversi per carattere, cercano un’immensa fonte di formaggio, che diventa il centro della loro vita e a cui attingono quotidianamente; tuttavia, non rendendosi conto del lento assottigliarsi della scorta, restano sconvolti quando una mattina arrivano sul luogo e scoprono che il formaggio è scomparso. Ma mentre i topi, governati dall’istinto, ogni mattina prima di rosicchiare rovistano in lungo e in largo per accertarsi che non ci siano cambiamenti, gli gnomi, che somigliano molto di più agli uomini e quindi più dotti ed emotivi, si adagiano, pensando di aver trovato tutto ciò di cui hanno bisogno e non accorgendosi che la scorta si stava lentamente esaurendo.
La favola inquadra bene il momento che segue la perdita del posto di lavoro o di un rapporto. Tutte le cose belle erano parte della situazione precedente, e tutto quello che riserva il futuro è paura. Ciò nonostante, il messaggio di Johnson è che invece di considerare il cambiamento come la fine di qualcosa, dobbiamo imparare a considerarlo un inizio. Per indurre se stesso a prendere per buona la realtà, Ridolino scrive questa frase sul muro del labirinto: “Se non cambi, rischi di scomparire” e “chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia e non sa quel che trova”.
Il cambiamento repentino può gettarci in uno stato di avversione verso noi stessi o anche depressione, se tutto ciò che rappresentiamo è stato costruito intorno alle circostanze e alle bitudini. Il consiglio che si trae da questa storia è che non ci si deve prendere troppo sul serio. Essere disposti a ridere di una situazione imbarazzante può avere un effetto liberatorio, persino nelle condizioni peggiori! Potremmo meravigliarci e persino essere divertiti della debolezza a cui ci aveva ridotti il nostro attaccamento.
Per trovare ispirazione, Ridolino scrive un’altra domanda sulle pareti del labirinto: “Che cosa faresti se non avessi paura?”. Infine inizia ad apprezzare la ricerca di un altro formaggio; non ha idea di dove stia andando, ma si sente bene proprio perché si sta muovendo. Inoltre si trova a scoprire qualcosa che lo può aiutare, e che i topi, vittime del loro animalesco istinto, non hanno: il potere di visualizzare in modo creativo la scoperta di un altro formaggio. Quest’uso dell’immaginazione per creare un senso di fiducia e di aspettativa diventa la sua salvezza.
Il cambiamento è uno dei fattori basilari dell’esistenza, averne consapevolezza è fondamentale per avere successo; la natura del cambiamento sta nel fatto che non pensiamo mai che possa capitare a noi, e questa negazione ci impedisce di cogliere con maggiore anticipo le opportunità di trovare dell’altro formaggio, o persino di spostarlo noi, prima che lo faccia qualcun altro.
Occorre accettare nella nostra vita una certa dose di rischio e di avventura. Quello che scoprono Tentenna e Ridolino è che vincere le nostre paure ci rende liberi. Paradossalmente, chi è continuamente alla ricerca della sicurezza è tormentato dall’idea di poterla perdere!
Nonostante Chi ha spostato il mio formaggio? riguardi il cambiamento in tutti gli aspetti della nostra vita, considerato il gran numero di uffici in cui viene letto sarebbe giusto dire che il suo messaggio principale riguarda la dimensione del lavoro.
Credete che nella vostra vita ci sia qualche “grosso pezzo di formaggio” destinato a durare per sempre?
Siccome continuo ad essere una brava persona, vi avverto che mi sono aiutata con riassunti e recensioni trovati su internet, proprio per non “toppare” la morale del messagio.
Io ve lo consiglio, specialmente ai vostri figli perché hanno ancora l’apertura mentale necessaria a coglierne il senso. Spesso i problemi irrisolti da giovani si metabolizzano, diventando troppo radicati per risolverli da vecchi.
E con questo non sto dando del vecchio a nessuno, tendo a generalizzare non conoscendo la specifica personalità di ognuno, ma questo articolo è dedicato a tutti quelli che fino ad ora si sono presi il mal di pancia di leggermi, e vi auguro tutto il meglio, a voi e ai vostri discendenti, tennistici e non.
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