Fognini, appunti di lavoro..

Fabio Fognini e la lettrice del blog, nonché fan, Carlotta Corrente 

di Roberto Commentucci

Mentre scrivo Fabio Fognini, il giovane ligure classe ’87 che si appresta a fare il suo ingresso fra i primi 100 giocatori del mondo, sta per scendere in campo nel secondo turno del torneo Atp di Mumbai contro il francese Richard Gasquet. Quella che sta per concludersi è stata finora la migliore annata della verde carriera di Fabio, che ha scalato circa 140 posti nel ranking, visto che aveva iniziato il 2007 al numero 249. Sebbene manchino ancora alcune settimane al termine della stagione per Fabio, come per molti giocatori, è già tempo di bilanci. Si comincia a ragionare sulla programmazione della prima parte della prossima stagione, e soprattutto si inizia a pianificare una fase importantissima per ogni agonista: il lavoro di preparazione invernale, che serve non solo a fare il “pieno” in termini di risorse atletiche, ma viene anche utilizzato da giocatori e coach per lavorare con la dovuta calma, e senza la pressione della gara, sui difetti tecnici e sui punti deboli, nonché per ampliare il repertorio tecnico dei tennisti. Insomma, è in questa fase che ci si inizia a fare domande del tipo ”ma io cosa devo fare per diventare più forte?” “Dove sono i miei margini di miglioramento?”
A mio parere, nel caso di Fabio le aree di intervento dovrebbero essere queste:

1
. La prima, di natura strettamente tecnica, riguarda il miglioramento del servizio in kick. Fabio si è costruito una prima palla molto efficace, tirata in slice da destra o più spesso piatta, sia al centro, sia in fuori da sinistra. E’ chiaro che servendo così da un’altezza di 1,77 (la statura di Fabio) la percentuale di prime in campo non può essere elevatissima, e si finisce per soffrire oltre il dovuto sulla seconda. Imparare a servire un kick efficace consentirebbe a Fabio di cogliere 4 obiettivi importantissimi: variare maggiormente la battuta, poter tentare con maggiore frequenza di seguire il servizio a rete per sorprendere l’avversario, alzare la percentuale di prime (servendo in kick, si imprime alla palla una traiettoria curva, e si ha una probabilità più elevata di mettere in campo il servizio che non tirando una botta piatta), e infine migliorare la robustezza e la sicurezza della seconda palla, che è attualmente il punto più debole del repertorio tecnico di Fabio.

2
. La seconda area di miglioramento è di natura fisica: Fabio è molto veloce, reattivo e resistente, ma non molto potente, per gli standard del tennis di oggi. Va quindi proseguito il lavoro di potenziamento muscolare che Fabio sta svolgendo ormai da anni. Sulla terra, infatti, la sua palla non è ancora sufficientemente pesante per lottare alla pari con i migliori specialisti, e questo spesso lo costringe ad assumere un atteggiamento troppo difensivo, con un dispendio enorme di energie fisiche e nervose. Molti passi avanti sono stati fatti, negli ultimi due anni, ma c’è ancora un po’ di margine.

3
. La terza area di miglioramento è a mio avviso di natura mentale: Fabio in partita, preso dall’ansia del risultato, utilizza solo in parte le sue buone doti di tocco, e spesso non varia abbastanza il gioco, intestardendosi in gare di corsa e non prendendo iniziative (tipo giocare uno schema palla-corta lob liftato, tentare un attacco in controtempo) per paura di sbagliare. L’ingresso, ormai prossimo, nei primi 100 del mondo gli dovrebbe portare una maggiore convinzione nei propri mezzi, e insieme il coraggio di tentare anche soluzioni più difficili, rendendo meno prevedibile il suo gioco.

L’ho fatta un po’ lunga, ma sono sicuro che grazie alla competenza del suo staff (Serrano in primis) e alla determinazione con la quale Fabio interpreta la sua professione, il nostro giovane virgulto ci farà divertire parecchio nei prossimi anni. In bocca al lupo, Fabietto!

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