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di Alessandro Nizegorodcew
Florianopolis. Un centrale fantastico dotato di 4000 posti, all’interno di uno splendido circolo. L’esordio del più forte giocatore brasiliano di tutti i tempi, Guga Kuerten, è molto atteso. Per il match contro il colombiano Salamanca sono arrivati al circolo circa 50 giornalisti e almeno 30 sono i cameraman che vi si aggirano; si tratta di un challenger, è bene ricordarlo. Gli spettatori, per non sapere nè leggere nè scrivere, arrivano alle 16; circa tre ore prima del match di Guga, previsto per le 19. Ogni giornale brasiliano ha in prima pagina Kuerten, ogni telegiornale apre con le immagini del campione verdeoro, una nazione si ferma per ammirare le ultime gesta di un giocatore che ha cambiato la storia del tennis nel proprio paese. Siamo a pochi istanti dall’inizio del match, il pubblico inizia a scaldarsi. Entra prima lo sfidante: si tratta di Carlos Salamanca, 25 anni di Bogotà, un onesto “operaio” della racchetta. Un passo dentro il campo e viene travolto da una marea di fischi, assordante, seguita da una appaluso condito da standing ovation all’ingresso del campione brasiliano. La partita è combattuta. Kuerten serve molto bene e cerca di chiudere lo scambio alla prima occasione, mentre il suo avversario, conoscendone le pessime condizioni fisiche, cerca di tenerlo in campo il più possibile; dopo ogni scambio il brasiliano si tocca l’anca, devastata da infortuni e operazioni. Ma Guga è carico come una molla e, nonostante non riesca praticamente a correre, vince facendo venire giù lo stadio. Il centrale ai suoi piedi, una nazione ai suoi piedi; Guga, all’ultima stagione da professionista, lascia il tennis. Le vittorie sono tantissime ed inenarrabili, ma ancora di più sono le persone che si sono innamorate di questo sport grazie a lui..
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