Fabio Fognini ha trionfato al Brasil Open dedicando il suo sesto titolo ATP della carriera a Davide Astori. Un gesto sincero e lodevole in cui ha mostrato l’altra faccia di Fabio, quella a tutti meno conosciuta. L’uomo dall’animo buono e sensibile spesso offuscato dal personaggio inquieto ed esuberante sui campi. Quell’emotività che a volte si è portato dietro nei momenti più cruciali e che non gli ha permesso di rimanere lucido e concreto sino in fondo. Giudicato per i suoi risultati altalenanti da chi cambia opinione a seconda dei momenti, amato per il suo talento immenso e la sua capacità di far rimanere la gente incollata ai teleschermi. Il classico personaggio che divide e sui cui vengono riposte tante, forse troppe aspettative.
Non appena rientrato due settimane fa tra i primi 20 del mondo, molti ora intravedono per Fognini l’ultimo treno verso la top-10. Chi si arma di calendario e calcolatrice per quantificare i punti necessari da conquistare nei prossimi mesi, chi lo dà per spacciato per mancanza di tenuta mentale e continuità nell’arco dello stesso match. La partenza sprint dell’azzurro in questo scorcio iniziale di stagione lascia ben sperare anche i più scettici, nonchè gli appassionati delle scommesse sul tennis. Inutile interrogarsi su cosa serva per questo ulteriore step, se non andare indietro nel tempo. L’avvenire è la porta, il passato ne è la chiave. Poco più di 4 anni fa, il ligure sfiorò la top 10 raggiungendo il best ranking al numero 13. Il turning point? Il match contro Jo-Wilfried Tsonga nel Masters 1000 di Montecarlo: l’italiano dominò il match salvo poi irrigidirsi e sentire la pressione di chi si rende conto di essere arrivato in alto e soffrire di vertigini.
Questa volta bisognerà imparare dagli errori e far frutto di quella lezione. Non c’è nessuna top 10 da scalare ma solo match da vincere con quel pizzico di consapevolezza in più maturata negli ultimi mesi. Giorno dopo giorno con sudore e sacrificio, lavorando sodo e dandosi obiettivi a breve scadenza senza pressioni e pretese di alcun tipo. Adesso Fognini partirà alla volta della trasferta sul cemento americano con un’ulteriore iniezione di fiducia e con tanti punti da dover portare a casa. Non c’è più nulla da difendere e niente da dimostrare. Combattere contro se stessi è la più dura delle battaglie; vincere contro se stessi è la più bella delle vittorie.
In bocca al lupo Fabio
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