Djokovic, dopo il re il dittatore?


di Enrico Carrossino
Dopo aver vinto la Davis per Novak Djokovic sembra iniziata una nuova era, quella che può portare un buon giocatore a diventare leggendario. Se nel 2010, pur con tutte le discontinuità intrinseche, sembrava Andy Murray l’erede al trono tennistico, oggi è chiaro al di la di ogni ragionevole dubbio che sia il serbo il candidato numero uno a prendere lo scettro che finora è stato in mano a Federer e Nadal, da quando Roger raggiunse la vetta per la prima volta in carriera nel 2004, subentrando a Andy Roddick e dominando fino al 2008, quando Nadal riuscì finalmente ad issarsi in vetta dopo anni di inseguimento allo svizzero. Lo stesso anno in cui Djokovic vinse il suo primo slam, a 21 anni, più giovane di Federer, e che lo lanciò di diritto nella lista dei papabili per la hall of fame di questo sport. Lista nella quale è rimasto per continuità di rendimento, ma dove nel frattempo sembrava quasi eclissato da giovani quali Murray e Del Potro, più talentuosi e sopratutto più vincenti negli scontri diretti col terribile duopolio, contro il quale il McEnroe dei balcani ha sempre mostrato una certa remissività, mentre lo scozzese portava a casa Masters a palate e l’argentino andava a vincere il suo primo US Open. Mentre lui perdeva il servizio dietro gli sciagurati consigli di Todd Martin, in una collaborazione che si rivelò suicida.
Ma una volta accantonato l’americano il Nostro è risorto: ha fatto la finale a New York, portato a casa la Davis e sopratutto vinto ancora l’open australiano senza lasciare un set a Federer e Murray con rendimento al servizio e, udite udite, pure a rete mai raggiunto prima che gli ha permesso di scardinare il gioco di tutti i suoi avversari. Psicologicamente è stata determinante la vittoria a Belgrado con la Francia, a realizzare il sogno di una vita e portare a casa quel trofeo che, per sua ammissione, contava più degli Slam, perchè gli permetteva di rappresentare la sua nazione per portarla in cima al mondo. Non è un caso che in quei weekend fosse particolarmente nervoso e sentisse la pressione più che mai. Ma ora il ghiaccio è finalmente rotto e tutto viene facile. Federer dopo Melbourne viene umiliato anche a Dubai come raramente è accaduto nell’ultimo decennio. E dopo il doppio 1000 a Miami e Indian Wells ricomincia la stagione sul rosso, dove lui sa giocare molto bene, quasi come Nadal. Che pure lui s’è infortunato in Australia e potrebbe cominciare a soffrire pesantemente gli acciacchi nonchè la pressione di dover difendere TUTTI i punti accumulati nell’anno passato.A Parigi la Serbia potrebbe già festeggiare la sua prima volta in cima al ranking… Dopo il regno è il momento della dittatura?

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