di Roberto Commentucci
Il prossimo week-end il nostro movimento maschile affronterà forse la prova più importante da 10 anni a questa parte, da quando cioè, in quel di Mestre, la squadra azzurra di Davis fu estromessa dal Gruppo Mondiale dopo la sconfitta con il Belgio. Per la prima volta, infatti, dopo due lustri di purgatorio, ci giochiamo a Lindkoeping, contro la Svezia, uno spareggio per risalire contro una squadra che, sulla carta, è alla nostra portata, a differenza dei tre sfortunati tentativi precedenti, dove a sbarrarci la strada sono stati tipi come Rafa Nadal (due volte) e Roger Federer.
La trasferta svedese ci vedrà impegnati contro una squadra molto disomogenea. Se la punta della formazione scandinava (Robin Soderling) appare fuori portata per gli azzurri, non si può dire lo stesso per il secondo singolarista, il tennista part-time Andreas Vinciguerra, mancino, classe 81, attuale n. 500 e rotti del ranking.
Tutti quindi, forse con una certa superficialità, puntano la loro attenzione sul doppio, dando per scontato il 2 a 2 nei singolari. Ma non vanno sottovalutati due fattori: il reale spessore agonistico di Vinciguerra, e la superficie di gioco.
Quanto vale Vinciguerra? Lo svedese di origini italiane a vent’anni era n. 33 del mondo, grazie ad un tennis solido e aggressivo: gran diritto mancino, pesante e carico di topspin, buon rovescio bimane, gambe velocissime e tanta grinta. Un Muster in minore. Poi, complici i mille infortuni, ha avuto una carriera molto al di sotto delle sue possibilità, al punto che negli ultimi anni ha giocato quasi solo in Davis, e che questo confronto con l’Italia sarà il suo mesto passo di addio. E’ uno che però non dobbiamo sottovalutare, se è vero che nelle sue ultime uscite in Davis ha perso solo al quinto set dagli israeliani Sela e Levy, e ha impegnato per 4 set David Nalbandian. Infine, all’Atp di Bastad, pochi mesi fa, ha sconfitto il potente tedesco Brands, n. 70 del mondo, per poi togliere un set a Soderling. Insomma, Vinciguerra sulla singola partita può ancora esprimere picchi di gioco importanti, e dovremo stare parecchio attenti, specie sulla superficie prescelta dagli svedesi.
Il fattore campo. Forse memore del karakiri olandese nel match di secondo turno contro l’Italia, che si giocò su un fondo particolarmente lento, il capitano svedese Enquist lo ha detto a chiare lettere: “non vogliamo un campo dove le palle rimbalzano troppo, faremmo un favore agli italiani”. E gli organizzatori hanno fatto di tutto per accontentarlo. E’ stato scelto il plexipavè , una superficie che l’ITF classifica come velocità 4 (medium fast) su una scala di 5. Per capirci, i tornei indoor Atp e Wta adottano tutti superfici di grado 2 (medium slow) o 3 (medium). E anche le palle, le Head hard court, paiono essere molto leggere e poco sensibili alla rotazione. Quindi avremo condizioni di gioco con rimbalzi bassi e veloci, dove top spin e servizio kick renderanno molto poco, e dove bisognerà picchiare colpi piatti, servire tanti slice, aggredire la risposta e giocare vicino al campo. Caratteristiche che si addicono particolarmente al nostro Bracciali (non fosse che in singolo è ormai impresentabile ad alto livello e 3 su 5), abbastanza a Simone Bolelli (che se avrà problemi in risposta, per lo meno potrà picchiare con efficacia servizio e diritto) ma pochissimo agli altri due azzurri, Fognini e Starace. Fabio sul piano tecnico e fisico avrebbe le carte in regola per giocare bene dappertutto, ma indoor ha giocato solo 6 match in carriera, e ancora ne deve vincere uno. Poto dal canto suo ha un bilancio indoor sulla carta migliore (8 vittorie e 14 sconfitte) ma il campano ha vinto i suoi match soprattutto nei tornei di Mosca e San Pietroburgo, su una superficie (il RukortHard, ITF grado 2) ben più lenta di quella che troveremo a Lindkoeping.
Insomma, al doppio decisivo rischiamo di non arrivarci, perché non è affatto certo che su questo campo riusciremo a fare 2 punti contro Vinciguerra. Certo, sarebbe stato molto utile disporre di Seppi, sicuramente più adatto al veloce indoor, ma purtroppo l’altoatesino ha deciso di non giocare la Davis quest’anno, e non ci sarà.
Capitolo doppio. Barazzutti ritiene Starace il miglior doppista italiano, e infatti Potito ha sempre giocato titolare in doppio negli ultimi anni. In questa stagione, ha giocato buoni match con Bolelli, specie in Olanda, ma negli Slam e in qualche grosso challenger italiano ha fatto coppia con Bracciali. Andando a vedere le caratteristiche tecniche, sembrerebbe che Poto, in realtà, sia dei tre papabili il meno adatto al campo veloce, soprattutto per via del suo servizio, prevalentemente kick, che su queste superfici a basso rimbalzo perde molta della sua efficacia. Tuttavia, Poto è il giocatore mentalmente più solido ed esperto: un doppio Bolelli Bracciali (tra l’altro all’esordio) potrebbe essere una scelta tecnicamente affascinante ma molto rischiosa: i due potrebbero fare benissimo come naufragare completamente alla prima difficoltà. E Aspelin e Lindsted, i due doppisti scandinavi, senza essere due fenomeni sono entrambi nei primi 30 delle classifiche di specialità.
Insomma, a parere di chi scrive siamo sfavoriti, e non di poco, pure stavolta.
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