di Alessandro Nizegorodcew
Come ogni lunedì i direttori di Spazio Tennis si soffermano sugli aspetti che maggiormente hanno attirato la loro attenzione. Alessandro Nizegorodcew si sofferma questa settimana, ovviamente, sulla Coppa Davis.
Il processo di Astana. Era già scritto: in caso di sconfitta contro il Kazakhstan l’attacco al Ct Corrado Barazzutti sarebbe giunto inesorabile. Anche nel tennis possiamo ormai dire con certezza assoluta che tutti gli appassionati diventano commissari tecnici durante (e dopo) la tre giorni di Davis. Io stesso avevo auspicato Bolelli e Seppi nella prima giornata e la possibilità, qualora Simone non fosse al top, di mettere in campo Fognini nel singolare decisivo di domenica. Difficile dunque per il sottoscritto attaccare Barazzutti post-sconfitta. E’ però altrettanto ovvio che il capitano kazako ha indovinato le mosse giuste grazie al sottovalutato Aleksander Nedovyesov, al quale vanno infiniti complimenti per aver saputo rimediare a un vero e proprio suicidio nel quinto set contro Fognini. Analizzando la superficie si sarebbe potuta dare un’altra chance a Bolelli, certamente più adatto al ghiaccio e all’avversario? Plausibile, anche se il match del «Bole» con Kukushkin non prometteva granchè di buono. Attenzione però ad analizzare nel dettaglio quelle che potevano essere le scelte pre-evento. Qualora fossero scesi in campi Fognini e Seppi venerdì, Andreas avrebbe affrontato subito Kukushkin (che è stato il vero Re del weekend, devastante, impressionante, un piacere per gli occhi «tennistici») e Fabio se la sarebbe vista con Golubev. Siamo davvero così sicuri che sarebbe stata la scelta migliore? Nonostante tutto credo che, seppur criticabile, la scelta di «Barazza» sia stata rispettabile e anche condivisibile. Siamo tutti bravi a dire dopo “doveva fare così” o “avesse messo questo giocatore avremmo vinto”. La critica che mi sento di fare al capitano è invece un’altra: nei momenti chiave dei 3 match persi serviva una scossa ai tre giocatori (nell’ordine Bolelli, Seppi e Fognini) in difficoltà. Scossa che il capitano deve riuscire a dare. Una cosa è sicura: Corrado aveva annunciato il suo addio alla nazionale post Olimpiade di Londra 2012. Sono passati quasi tre anni ed è ancora seduto su quella panchina mentre molti giovani scalpitano. Il processo a Barazzutti, sul web, tra appassionati e addetti ai lavori, è iniziato. Quale sarà il verdetto finale? Intanto complimenti al Kazakhstan, compagine davvero forte in Coppa Davis, soprattutto sul «ghiaccio» amico. Come spesso accade in Italia si danno solo demeriti agli azzurri sconfitti, senza mai elogiare i vincenti avversari. L’unica vergogna, che non ha comunque inficiato sul risultato finale, è stata quella palese dei giudici di linea, pronti a chiamare “out” qualsiasi palla dentro anche di 5-10 cm. Inaccettabile. L’Itf dovrebbe prendere provvedimenti.
Dio salvi la Coppa Davis! Molti vorrebbero cambiare il regolamento della Coppa Davis: match troppo lunghi, long-set infiniti, top players che spesso non si presentano ai nastri di partenza e chi più ne ha più ne metta. Chi scrive non cambierebbe mai di una virgola questa manifestazione, conscio di essere in netta minoranza. Il 15-13 di Leonardo Mayer su Joao Souza piuttosto che la clamorosa vittoria di Gonzalez su Cuevas, sono solamente due dei tantissimi esempi di match memorabili andati in scena nel weekend. Volete cambiare la formula? E io mi incateno all’ingresso del palazzo dell’Itf (a proposito dov’è?).
Ho rivisto Sarita. Una semifinale a Monterrey non è un risultato memorabile, ma in Messico vi sono state importanti avvisaglie di “vera” Errani. I segnali sono stati ben maggiori rispetto a Rio, dove la romagnola ha vinto senza affrontare grandissime avversarie. Quella vittoria è stata importante mentalmente e fisicamente, come una sorta di conferma: “Sara ora stai bene, sei tornata quella che ben conosci e che, soprattutto, le altre conoscono”. Monterrey, a tratti, è stato invece fondamentale per tornare a vedere tecnicamente e tatticamente la Errani che conosciamo. Bentornata.
Quando Nishikori batte Raonic… Non me ne voglia lo staff di Milos Raonic che stimo oltre la soglia di infinito. Piatti, Ljubicic, Sirola, Zimaglia, tutti professionisti straordinari che stanno portando avanti un lavoro fantastico su un giocatore dalle grandi potenzialità. Non me ne voglia, dicevo, lo staff di Raonic, ma ogni volta che Kei Nishikori batte il canadese il tennis vive un giorno migliore. Soprattutto se in Coppa Davis e in trasferta. Purtroppo per Kei il Giappone non ha ancora trovato una degna spalla al tennista di Shimane. E la Davis sarà sempre, probabilmente, un sogno irrealizzabile. Ancora più bravo Nishikori a disputarla, ben conscio delle possibilità pari a zero di vincerla.
L’esempio di Lucone. Luca Vanni può aver tracciato una strada. Difficile, quasi impossibile, tortuosa e dissestata, ma pur sempre una strada. Raggiungere i risultati di Vanni a 29-30 anni è un risultato straordinario che può dare una carica pazzesca a tutti quei tennisti che vivono tra il numero 100 e 300 Atp ormai da anni, pronti ad esplodere ma sempre bloccati nella sala d’attesa del gotha del tennis. L’esempio che voglio fare quest’oggi riguarda Gianluca Naso, vincitore questa settimana del secondo futures stagionale. E’ ripartito dai 10.000$ il buon “Giallo”, così come aveva fatto Vanni (anche se in quel caso per via di infortuni). Le potenzialità per scalare il ranking le ha sempre avute. Non aggiungo altro.
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