(Simone Bolelli – Foto Nizegorodcew)
di Gianluca Dova alias Freddo
Lo specchio del nostro tennis è incredibilmente Simone Bolelli, la sua essenza è nelle scelte spesso contraddittorie dell’ex bambino prodigio. I suoi ripensamenti, le sue brevi lotte con la federazione, la riappacificazione con mamma Fit con tanto di penitenza fatta a L’Aquila (una sorta di Canosa moderna), la via crucis di quest’anno da solo senza coach (Piatti quasi sempre assente ingiustificato) e spesso senza moglie con il solo fido Panichi.
Una storia Shakespiriana per la fragilità e l’indecisione del personaggio, Kafkiana se vogliamo nella ricerca del proprio essere. Così come nei racconti del narratore ceco Simone oggi ha scoperto che la lapide con su scritto 120 al mondo porta il suo nome, non scrive ne 12 ne 20 al mondo ma 120, non è la morte per un professionista ma quasi si è al limte, tra coloro che son sospesi tra l’inferno dei challenger e il paradiso apparente degli ATP.
Non voglio più parlare del passato e probabilmente non lo vuole neppure lui, inutile parlare di Pistolesi o di Perlas sedotto ed abbandonato dal bolognese. Inutile dire che i giocatori gestiti da questi due allenatori hanno ottenuto risultati nettamente superiori al talento bolognese. Inutile dirlo attenzione ma lui deve ricordarlo per non ripetere gli errori. Guardarsi allo specchio e vedere se l’immagine è ancora quella di un giocatore professionista, guardarsi dentro e parlarsi onestamente senza mentirsi e senza quei compromessi che l’hanno reso attrazione da tornei minori e per giunta per pochi giorni a settimana.
Voglio aiutarlo perché quella della ricerca del suo essere professionista, non può partire da bugie. La sua ricerca di una nuova partenza non può partire dal suo divano nuovo nella sua residenza a Montecarlo. Non può partire da Tirrenia perché non avrebbe con chi allenarsi, pensare di preparare una nuova stagione allenandosi con Colella e Gaio sarebbe una follia. Non può partire da idee e progetti di altri ma da sicurezze e convinzioni proprie. La soluzione non può essere un compromesso tra diverse esigenze ma una sua scelta.
Mi preoccupano invece i compromessi, gli stessi del nostro tennis. Temo, per parlarne chiaro, una sinergia tra figure con intenti e volontà diverse. Una scelta non limpida significherebbe non vedere più niente in quello specchio, svegliarsi e non esserci più.
Si muovono in questo contesto perché figlie del nostro sport, le varie voci che parlano di un Furlan a scadenza contratto che potrebbe essere sostituito nella direzione del centro tecnico di Tirrenia da Umberto Rianna. Se così fosse ed il nuovo coach di Bolelli sarà Renzo Furlan, ne rimarrei deluso, significherebbe che ne lui ne noi impariamo dai nostri errori. Coraggio Simone, se ancora vedi qualcosa dentro lo specchio, fallo uscire fuori.
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