Mattia Bellucci, l’esplosione di un talento

Circolo New Penta 2000, mese di gennaio del 2011. Fa freddo. Molto freddo. Come ogni anno, su quei campi, si disputa lo storico torneo giovanile ‘Lemon Bowl’. La finale del tabellone femminile under 10 vede in campo un match di ‘tennis champagne’ tra Elisabetta Cocciaretto e Olga Danilovic, ma anche nel maschile vi sono alcuni nomi davvero interessanti: ad esempio i romani Matteo Gigante e Flavio Cobolli, oggi professionisti in rampa di lancio, ma anche Marco Furlanetto e Michele Vianello, che a tennis giocano davvero bene. C’è anche Mattia Bellucci, un ragazzino lombardo di 9 anni, mancino. Colpi in controbalzo, dritto splendido dalle mille traiettorie, ottima mano. In una parola: talento

La carriera giovanile di Bellucci, classe 2001, che in quel Lemon Bowl arrivò in semifinale, prosegue nei tornei Tennis Europe senza acuti straordinari. Mattia cresce tennisticamente (e non) con papà Fabrizio, maestro nazionale, giocando tutti i pomeriggi. Elementari, medie e liceo scientifico, non c’è tempo per allenarsi a tempo pieno. Il tennis diventa la priorità più avanti, a 19 anni. In poco tempo Mattia vince, convince sale in classifica. Il colpo migliore, però, non è più il dritto, bensì il rovescio. “Non so bene come sia accaduto – ha raccontato Bellucci al canale Twitch di Sportface – ma con il passare degli anni servizio e rovescio sono diventate le mie armi”.

Mattia Bellucci premiato a Saint Tropez
Mattia Bellucci premiato a Saint Tropez

Alla fine del 2020 Mattia prende coscienza della necessità di un qualcosa di nuovo. Sceglie Fabio Chiappini e la MXP Tennis Academy per crescere ancora, per puntare al professionismo. Lavoro tecnico, tattico ma, rispetto al passato, soprattutto fisico.

Dopo tanti successi a livello Futures e le prime esperienze nei challenger, la classifica comincia a farsi interessante. Piazzamenti, crescita continua ma anche qualche problema fisico. Duole il ginocchio e, soprattutto, arrivano i crampi. Non sempre alla fine di match combattuti, ma in alcuni casi nei primi game. Specialisti, nutrizionisti, chi più ne ha più ne metta. Il problema pare in risoluzione e Mattia viaggia speranzoso verso Saint-Tropez, dove deve disputare le qualificazioni di un challenger 100. Il resto è storia. Sette meraviglie, sette vittorie una più bella dell’altra. Primo titolo challenger, top-200 ATP raggiunta e la certezza assoluta di partecipare al tabellone cadetto degli Australian Open. Un sogno che diventa realtà. Quasi all’improvviso, nonostante le avvisaglie fossero ben visibili.

Mattia nel torneo francese ha coraggio, si butta a rete, comanda col dritto (bello carico in top spin), spinge con il rovescio (con meno rotazioni). Rischia al momento giusto, chiude con la volée, tiene il ritmo contro tutti. Sia con tennisti che sbagliano poco come Caruso che con giocatori potentissimi come Rodionov. Li fa impazzire. Tutti. In finale batte Arnaldi, che arriva all’ultimo in forma spaziale. Un torneo clamoroso. Che tutto pare, tranne che un fuoco di paglia. (LEGGI L’INTERVISTA ESCLUSIVA SU SPORTFACE)

Quel ragazzino di 9 anni, che aveva illuminato il Lemon Bowl con il suo talento, sta facendo la voce grossa anche tra i ‘pro’. La parola d’ordine oggi è: consapevolezza. Fondamentale per l’esplosione di un talento. Mattia sa di essere forte, è conscio dei punti deboli e di quelli di forza. Sa come dar fastidio agli avversari. È un tennista sempre più completo ed è una delle nuove punti di diamante della next generation azzurra.

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