Il tennis italiano piange Matteo Cannavera. L’ex giocatore sardo classe ’95 è stato trovato sul proprio letto senza vita nella sua abitazione di Brooklyn, New York. Ignote le cause del decesso. Campione d’Italia under 13 nel 2008, l’atleta di Quartu Sant’Elena è stato protagonista di una carriera giovanile di altissimo livello nel nostro Paese: alto, magro e rapido negli spostamenti, aveva un gran servizio e un’ottima sensibilità. Non a caso, giocava molto bene anche il doppio.
Il rapporto tra Cannavera e gli Stati Uniti nacque quando, iscritto al liceo scientifico, decise di svolgere il quarto anno a Denver. Lì porto avanti la sua passione per il tennis allenandosi in un circolo: diversi coach di università a stelle e strisce rimasero estasiati dalle sue qualità, così, una volta tornato in patria per l’ultimo anno di liceo e gli esami di maturità, Matteo ricevette via mail tantissime offerte di borse di studio universitarie. Quella dell’Adelphy University lo convinse più di ogni altra e allora, orgoglioso e determinato, dopo la maturità fece di nuovo le valige e si trasferì a Garden City (New York) per studiare economia e finanza continuando a giocare a tennis.
L’impatto fu straordinario: il sardo vinse due anni consecutivi il premio di Player of The Year, si caricò sulle spalle la squadra dell’università giocando da numero 1 e fu anche premiato dal sindaco di Garden City e dal rettore per meriti di studio. Il dramma della morte di papà Adriano, nel 2016, lo mise a dura prova, ma nonostante la disperazione il suo percorso proseguì al meglio. Nel 2018 Cannavera si laureò acquisendo il titolo di Bachelor of Science in Finance, dopodiché iniziò a lavorare e fondò la Villavera Capital – Cryptocurrency Hedge Fund, compagnia di investimento nelle criptovalute con contatti e clienti in varie parti del mondo. Inoltre fece esperienze in compagnie di real estate, compagnie di import-export di opere d’arte e non solo. Suo malgrado, le pressioni del lavoro gli fecero vivere periodi complicati e lo costrinsero a smettere di giocare a tennis, eppure nella vita privata la situazione era stabile e con la fidanzata Cristina erano in piedi progetti a breve e a lungo termine.
Fatica a ripercorrere il passato Carlo Porqueddu, storico allenatore di Matteo nonché padrino alla sua cresima. In sostanza, un secondo papà: “È uno shock. Mi hanno portato via un figlio. Non riesco a realizzare pienamente. Ho ricevuto una telefonata a mezzanotte, mi è stata riportata la notizia e io, sperando fosse uno scherzo, ho chiamato Matteo tante volte sperando in una risposta che non è mai arrivata. È una doccia gelata”. Tra i due il rapporto era ancora solido: “Ogni volta che tornava in Italia passavamo del tempo insieme e mi esprimeva il suo rammarico per non aver potuto continuare a giocare a tennis una volta laureato. Non so cosa dire, era davvero un ragazzo meraviglioso”.
Cannavera era un modello per i più giovani. Ne parla con orgoglio Pietro Sole, amico quattro anni più piccolo di lui, che attratto dalla strada da lui percorsa ne ha seguito le orme: “Da bambino sei come una spugna, cerchi di prendere come riferimento quelli che sono un passo avanti. Matteo era il mio punto di riferimento. Era un ragazzo determinato ma allo stesso tempo educato, intelligente e molto sensibile. Teneva tantissimo al tennis e all’università. Mi ha insegnato l’importanza delle giuste connessioni, di parlare con le persone, di crearsi una strada nonostante le difficoltà nel vivere dall’altra parte del mondo lontano da famiglia e amici. Io ho iniziato a pensare agli Stati Uniti solo grazie a lui e poi mi sono convinto a intraprendere il percorso. Era il mio mentore, ero ammirato da lui. Non era uno che cercava di imporre le proprie idee ma era bravissimo ed efficace nel dare consigli”.
Il sorriso, l’educazione e la maturità di Matteo resteranno per sempre impressi nel cuore di tutti coloro che hanno condiviso esperienze, viaggi e tornei con lui. Da bambino, specialmente nello sport e specialmente tra coetanei, è facile crearsi rivali, avversari più avversari di altri. È facile essere invidiosi. Eppure ricordo bene il giorno in cui mi dissero: “Hai visto? Li ha vinti Cannavera i Campionati Italiani a Gallarate”. Fui felice. Sapere che in America stesse brillando mi dava gioia. Uno di noi si è ritagliato il suo posto nel mondo, e che posto.
Sapere che non lo rivedremo più fa malissimo. Addio Mat.
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