di Sergio Pastena
Certo, se al primo turno utile di un Masters Series saltano 14 teste di serie su 32 e tra queste c’è Andy Murray, la notizia della tua eliminazione rischia di passare sotto silenzio. La cosa non vale però per l’altro Andy, ovvero quel Roddick che ieri sera ha preso una mazzata durissima.
L’avversario di A-Rod, peraltro, era decisamente più forte rispetto a Bogomolov Jr., giustiziere di Murray: Cuevas è stato numero 45 del mondo, sebbene in carriera non avesse mai battuto un Top Ten. Roddick, inoltre, come da lui dichiarato dopo la sconfitta, non riusciva a respirare bene e non era certo al meglio. Attenuanti, sì, ma c’è dell’altro. Partiamo dal fatto che Cuevas non ha giocato una partita capolavoro: il suo è stato semplicemente un match ordinato, nel corso del quale l’uruguagio ha dato l’impressione di avere una tattica chiara in testa e, nei momenti decisivi, ha tirato fuori un paio di recuperi che hanno fatto la differenza. La strategia, poi, non era manco chissà quanto raffinata: Cuevas ha passato la partita ad appoggiare palle tagliate e senza peso sul rovescio di Roddick, togliendogli la possibilità di sfruttare il suo pericolosissimo diritto inside-out. Niente di che, insomma: solo un pirla gioca sul diritto di Roddick, no?
Il problema è che l’americano, al di là delle difficoltà fisiche evidenziate in più scambi, quando è rimasto praticamente immobile davanti a colpi sui quali si poteva tentare il recupero, ha comunque giocato male e a poco è servito il tifo incessante del pubblico di Miami. L’avversario ha portato a casa il massimo col minimo: un break nel primo set e un mini-break nel tie del secondo per il 6-4 7-6 finale, ma alla fine ha collezionato 15 aces contro i 9 dell’avversario e ha avuto una percentuale di realizzazione migliore sia sulle prime che sulle seconde. Il servizio, peraltro, non ha abbandonato A-Rod nei momenti decisivi, se pensiamo che gli è servito per annullare 6 delle 7 palle break conquistate dall’avversario e che ben 3 aces (uno di seconda) li ha messi nel tie-break, che però aveva cominciato con un doppio fallo. Nei momenti cruciali, però, Roddick è mancato: come quando si è trovato 5-4 30-30 sul servizio dell’avversario nel secondo e Cuevas gli ha alzato una specie di moonball, alla quale Andy ha risposto con un orrendo diritto arpionato finito quasi mezzo metro fuori dalle righe tra lo stupore di Cuevas, del pubblico e dei parenti tutti. Nel tie-break l’uruguagio è stato perfetto, eppure Roddick ha dato il La alla sua vittoria quando ha avuto l’occasione di recuperare il mini-break di svantaggio ed ha tirato fuori una volèe neanche pessima, ma troppo lenta, sulla quale Cuevas è arrivato con la punta della racchetta giocando un bel colpo all’incrocio delle righe. Insomma, niente è girato per il verso giusto e ora Roddick si trova a fare i conti.
A fare i conti con cosa, direte voi? Con la crisi? Con l’età? Con avversari sempre più spavaldi? No, Roddick attualmente si trova a fare i conti e basta, visto che la campagna d’America è andata malissimo e qui a Miami aveva ben 1000 punti da difendere. Al termine del torneo Roddick rischia addirittura di trovarsi quindicesimo in classifica (punto più basso dal 2002) e comunque dovrebbe essere scavalcato dai vari Verdasco, Melzer, Monfils, Almagro, Wawrinka e Youzhny. Vero è che da qui a febbraio dell’anno prossimo l’ex numero uno del mondo avrà una sola cambiale importante da difendere (la semifinale di Cincinnati ad agosto), mentre nei quattro Slam i punti saranno complessivamente poco più di 500, ma bisogna anche tenere conto del fatto che, scivolando se gli va bene a 500 punti dalla Top Ten, per rientrare comunque ci vorrà qualche exploit in tornei che contano, fosse anche un Atp 1000, oltre alla pazienza di mantenere una certa costanza nei tornei minori. Inoltre, scivolando fuori dai primi dieci, Roddick potrebbe trovarsi di fronte molto spesso uno dei Top Players già negli ottavi di finale di Slam e Masters Series.
Insomma, la domanda che circola oggi tra gli addetti ai lavori è se sia il caso di intonare il “de profundis” per A-Rod oppure se non è ancora giunto il suo momento. Dopo la finale di Wimbledon persa da Federer, ricordiamolo, quasi tutti lo avevano dato per morto: “Non si riprenderà più”. Non sarebbe stata una tragedia, comunque: il declino arriva per tutti e Roddick ha giocato dieci anni ad altissimo livello, rimanendo costantemente nella Top Ten e riuscendo a togliersi grandi soddisfazioni anche nella seconda parte della sua carriera (non era facile, con Federer e Nadal in giro). Il cannoniere di Omaha, però, aveva trovato la forza di reagire, portando a casa un altro Masters Series e superando la momentanea uscita dai Top Ten a fine 2010, fino ad arrivare a giocare l’ennesimo Master di fine anno.
Ora, però, la situazione è più pesante: l’età non è ancora tale da non lasciare speranze (Roddick farà 29 anni ad agosto) ma c’è tanta strada da recuperare e la spalla di Andy, a forza di roteare, sembra essere invecchiata prima del resto del corpo. E a dirla tutta, non ce ne vogliano i suoi sostenitori, quando il diritto di Roddick non parte come al solito resta ben poco a salvarlo: ci sarebbe il diritto, certo, ma quando l’avversario comincia a tirarti pappette in back sul rovescio e tu non riesci ad aggirarle perché non sei al meglio, tutte le tue armi restano spuntate.
Chi ha visto il match con Cuevas di ieri sa di cosa si parla…
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