(Filippo Volandri – Foto Nizegorodcew)
di Gianluca Dova alias Freddo
Per capire certe storie alle volte basta un match perso, prenderlo, rigirarlo da tutti i lati, vedere cosa c’è dietro. Perdere non è mai bello ma è stupendo riscoprirsi di nuovo giocatore, avere quelle sensazioni che si erano smarrite, tornare a 30 anni a quei livelli che si pensava non potessero tornare più. Il tennis è crudele ed è sempre e soltanto uno che vince, si lotta si gioca bene, si da tutto ma alle volte non basta e pure nella sconfitta si può essere comunque orgogliosi. Orgogliosi di essere tornati malgrado tante, tante difficoltà sconfiggendo la diffidenza di molta gente. Il match tra Filippo Volandri e Granollers è il simbolo di tutto questo ma partiamo dall’inizio e prima di raccontarvi la partita le parole di Fanucci, allenatore storico di Volandri, inquadrano esattamente la situazione di partenza. “Filippo non giocava più bene a tennis da un paio di anni, l’infortunio al ginocchio e la squalifica per l’asma e ritrovarsi all’improvviso a numero 300 del mondo dopo essere stato per molti anni numero 30 del mondo, sono state una mazzata incredibile. Il livello medio è cresciuto tantissimo e non è facile ripartire dal basso e dai challenger dopo che si pensava di aver raggiunto un certo livello. Filo aveva perso completamente il dritto, non riusciva più a spingere in pratica si può dire che per un paio di anni quello che ha giocato non è stato più tennis. Ha fatto leva sul suo fisico, ha lottato, ma il bel gioco di una volta si era perso. E’ stato un miracolo ritornare nei 100 senza aiuti senza wc nei tornei importanti, le uniche wc le ha avute per il torneo di Roma e quest’anno l’ha sfruttata benissimo con un po’ di fortuna sarebbe addirittura potuto arrivare in semifinale. Dei risultati ottenuti siamo molto orgogliosi, per ritornare nei 100 Filippo ha giocato più di 70 partite in questa stagione a Rimini contro Di mauro è arrivato al punto che per colpa dell’acido lattico accumulato per i tanti match ad un certo punto non riusciva più ad alzarsi dalla sedia al cambio di campo, quella sera è dovuto andare d’urgenza all’ospedale per accertamenti, una situazione non facile. Oggi se vorrà e troverà gli stimoli giusti potrà ripartire da un dritto nuovo, da un gioco ritornato brillante e da una classifica che gli permette di confrontarsi nuovamente a livello atp. La mia soddisfazione e che per due set Filippo contro Granollers ha giocato benissimo a tennis”.
La partita con lo spagnolo è di quelle durissime, Granollers è un giocatore ostico come pochi, fastidioso come un san pietrino dentro una scarpa. Lo spagnolo non fa mai un vincente da fondo, mai un passante degno di questo nome e pure corre come un disperato, con quel dritto arruffato che non ha peso e tanta rotazione e con un rovescio a due mani solido come un muro di granito. Un ostacolo in questo momento difficile da superare per chiunque perché è in forma, è in fiducia, nel turno precedente ha battuto Hanescu e a New York Seppi. Ti fa impazzire per i recuperi, l’ottimo servizio e all’improvviso quelle smorzate che ti piegano le gambe dopo scambi chilometrici. Una bestia difficile da domare. Fillipo inizia invece benissimo non si fa intimorire entra dentro il campo e impone subito un ritmo altissimo, con le sue accelerazioni di rovescio con i suoi drittoni carichi, la sua velocità nei recuperi. Il livornese è obbligato ad andare spesso a rete dal gioco remissivo dell’avversario e lo fa con coraggio, portandosi subito avanti di un break. Eppure i problemi ci sono ancora e mentre guardiamo il match Fenuch mi dice “Purtroppo c’è la regola”, non capisco subito e gli chiedo di che regola parla e lui “la regola del break e controbreak di Filippo”. Ha ragione, lo conosce benissimo è proprio così, c’è subito il controbreak con Filippo che gioca malissimo il game successivo perdendo subito il vantaggio. Fabrizio mi spiega “E’ una cosa che fa un po’ da sempre, è un’errore che non riusciamo a correggere. Non c’entra niente come serve ma proprio come gioca il game successivo al break. Si mette pressione da solo, gioca quel game cercando troppo gli angoli, pensare che sono cose che poi nell’arco della partita in assoluto non fa ma quel game è sempre critico per lui.” Malgrado il break ripreso Filippo gioca meglio e con un nuovo break vince il primo set sudando fino all’ultima palla ma mostrandosi tecnicamente più completo, con alcune buone soluzioni a rete che non ti aspetti. Il Volandri maturo attuale ha meno energia a disposizione e proprio per questo si spinge più in avanti, fa pesare la sua esperienza e perché no certe doti tecniche nei pressi della rete che prima era difficile scorgergli.
Il secondo set ricomincia con lo stesso andazzo subito break per Filippo, sembra fatta, ma evidentemente non avevo capito niente di quello che mi aveva detto Fabrizio precedentemente che subito me lo ricorda “C’è la regola….”. Ha ragione anche questa volta, c’è subito il controbreak, uguale al primo set, poco da dire Fanucci vive in simbiosi con il suo pupillo. Si va avanti lottando ogni punto fino al 5 pari, la giornata è molto calda e Volandri comincia dare segni di cedimento, al suo coach storico bastano un paio di smorzate forzate per capire la verità “Mi sa che è cotto…”. Niente da fare, non sbaglia neanche questa volta, Filippo sembra provato, troppi scambi lunghi, troppi match durante la stagione ma non getta la spugna. Avrebbe pure la possibilità di approdare al tiebreak ma sbaglia una voleè incredibile vicino la rete che gli avrebbe dato la possibilità di giocarsi tutto in pochi minuti. Filippo dirà a fine partita “Si peccato per quella voleè, mi è mancato un passo, lo so che sembrava un punto già fatto…”. Le ultime due palle del set gli escono di pochi centimetri ed il terzo set è un’agonia. Filo non ne ha più, solo l’orgoglio gli consente di non ricevere una lezione ancora più dura, di conquistare anche alcune palle break ma lo spagnolo non sbaglia più niente, un muro di gomma vero e proprio. Chiude la partita facendo anche un paio di passanti dopo che per quasi due ore e mezzo non era riuscito a giocarne neanche mezzo. Nel suo scout passanti a parte fa impressione l’assenza totale di doppi falli malgrado una seconda sicurissima in kick alta e fastidiosa. Proprio sul servizio dello spagnolo mi resta un dubbio e chiedo a Fabrizio “Come mai Filippo sembra soffrire più la seconda palla degli avversari che la prima?”. Fanucci mi guarda e mi dice “E’ un altro dei misteri del gioco di Filo, quando era al top secondo le statistiche del ATP era il migliore al mondo per la risposta alla prima palla e non era neanche nei primi 10 nella risposta su la seconda. E’ una cosa che ho provato a capire con lui ma non ci sono riuscito, posso dire che spesso sulla seconda cerca troppo l’angolo invece di giocare al centro, probabilmente pure lì si mette un po’ troppa pressione da solo.” Negli spogliatoi alla fine c’è amarezza ma anche l’orgoglio e la consapevolezza di essere tornati a giocare a certi livelli, Filo is back.
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