(Flavio Cipolla – Foto Nizegorodcew)
di Alessandro Nizegorodcew
Esattamente 6 anni fa (3 ottobre 2005) mi trovavo a Roma, in zona Rebibbia, per assistere insieme al mio amico e collega Massimo Capone (oggi ottimo collaboratore di Tennis.it) al match di secondo turno del challenger del G2: di fronte l’italiano Flavio Cipolla e l’esperto spagnolo Albert Portas. Al primo turno Flavio aveva battuto Ivan Navarro, semplicemente ridicolizzandolo con palle corte, pallonetti e passanti vincenti; Portas aveva superato invece un Simone Bolelli in grande crescita.
Flavio giocò un primo set straordinario. Pubblico in visibilio sulle tribunette del circolo romano. Smorzate e contro-smorzate, back di rovescio che parevano delle rasoiate e ogni tanto qualche buon diritto. Portas non ci stava capendo nulla. 7-5 per Flavio, poi la pioggia e la vittoria, su un campo divenuto palude, dell’iberico.
Perché torno indietro nel tempo di 6 anni? Perché all’epoca Flavio era in ascesa, intorno al 200 Atp, ma (quasi) nessuno tra addetti ai lavori e appassionati lo additava di un possibile roseo futuro nel gotha del tennis, quello degli slam, dei masters 1000 e del circuito Atp nel suo complesso. Insieme a Massimo Capone ci eravamo detti quel giorno: “se aggiusta un paio di dettagli può dare fastidio a molti.. e, perché no, anche entrare nei 100..” Quante persone ci prendevano in giro, intorno a noi durante i match e soprattutto nei forum specializzati.
La cultura del lavoro, dell’allenamento e allo stesso tempo un grandissimo talento che sopperisce ad un peso di palla che, anche e soprattutto a causa del fisico minuto, non può essere devastante come quello di un Bolelli o di un Fognini. Flavio ha lavorato duramente con papà Quirino e da alcuni mesi continua imperterrito a farlo con Vincenzo Santopadre. Il servizio negli anni è migliorato tantissimo, il diritto è sempre più incisivo, così come il rovescio in top-spin (sul quale “Santo” pare stia insistendo molto, così come aveva fatto in precedenza Quirino). Flavio, giocatore “italiota” da terra battuta, si è “modernizzato” trovando nel cemento la superficie ideale. Gli avversari non riescono a spostarsi sul diritto quando gioca il suo temibile back di rovescio e ha più possibilità di prendere campo, con il diritto e con attacchi in contro tempo. Il servizio, come detto, non è più attaccabile come un tempo e anche grandi ribattitori si sono dovuti inchinare al talento e alla costanza di Cipolla.
Flavio, dopo una stagione straordinaria che lo ha visto passare dal numero 250 circa a ridosso ormai dei top-80, ha vinto oggi il primo turno del torneo Atp di Pechino superando Dolgopolov 61 16 60. Tutto questo dopo aver superato le qualificazioni senza alcun problema. Qualificazioni che sono la prova di una programmazione ambiziosa, sempre e comunque. Cipolla ha sempre insistito, negli ultimi anni, nell’alternare grandissimi tornei a qualche challenger. Nel 2011 ha superato le “quali” agli Australian Open, Indian Wells, Barcellona, Estoril, Madrid, Wimbledon, Montreal, raggiungendo grandi vittorie con giocatori del calibro di Dolgopolov, Roddick, Rochus, Gabashvili, Petzschner, Nishikori e Tomic.
E la cosa incredibile è che c’è ancora qualcuno che non lo ritiene un potenziale top-100. Io mi azzardo a dire che, giocando una stagione intera Atp senza dover fare le qualificazioni ad ogni torneo, Cipolla potrebbe arrivare anche nei primi 50. Già mi aspetto quintali di critiche per questa affermazione, ma se dal 2005 credo fermamente in questo ragazzo, non smetterò certo di farlo ora che sta ripagando tutta la mia fiducia. Forza Flavio, non fermarti!
ps E credo che anche Barazzutti dovrebbe tenere maggiormente in considerazione Flavio per la Coppa Davis…
ps Sono arrivate le prime dichiarazioni di Flavio Cipolla dopo il match vinto con Dolgopolov: “Io ho giocato molto bene, non regalando praticamente nulla. “Dolgo” ha sbagliato qualcosa di troppo, in particolare quando andava sotto nel punteggio.”
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