di Sergio Pastena
Premessa microscopica: a sognar troppo si rischia di scottarsi, vero. Ed è vero anche che certe cose le pensiamo ma, per scaramanzia, non le diciamo. La classifica, però, non è fatta di sogni e scongiuri, ma di numeri: l’idea di questo pezzo è di guardare unicamente quelli.
L’ha detto lui di recente, di sognare la Top Ten, aggiungendo che però c’erano tanti punti da fare. L’han detto i tifosi, consapevoli del fatto che a Monte Carlo c’è un cambialone da difendere. Tuttavia alla fine di questo mese di marzo sapremo tranquillamente se e come Fabio Fognini avrà la possibilità di attaccare i primi dieci. Come? Basta guardare la classifica.
La situazione attuale
Al momento Jo-Wilfried Tsonga possiede 2785 punti e la decima posizione del ranking. Quelli di Fabio Fognini sono 2260 e tra lui e Cassius Jo ci sono tre tipi mica da ridere: Raonic, Isner e Haas. Alle sue spalle un Youzhny duro a morire e che, come vedremo, male non è messo. Vediamo una tabella per renderci conto della situazione: da sinistra punti attuali, punti in uscita ed entrata fino a luglio, punti da difendere da dopo Wimbledon in poi. Chi volesse la situazione nel dettaglio, può trovarla qui.
Una premessa realistica, pensando alla Top Ten, è che il periodo migliore per centrare l’obiettivo è il prossimo quadrimestre: a Fabio scadranno a luglio una valanga di punti frutto del luglio fatato del 2013 e sarebbe estremamente ottimistico pensare che possa rifarli tutti. Non è sfiducia, è che 900 punti in un mese fa fatica a farli chiunque. Ma da qui alle sacre erbe londinesi, quante chance ci sono? Come è messo Fognini e come stanno gli avversari? Vediamolo.
La situazione di Fabio
Non sono i punti di Acapulco a pesare, quanto quelli di Monte Carlo. La cambiale messicana, infatti, andrà via quasi indenne perché a Fabio, per 180 punti che escono, entreranno 150 della finale di Umago come “Best Non Countable”. In questo senso la finale di Buenos Aires, pur non portandogli punti in più in classifica, è stata preziosissima perché garantisce al ligure un paracadute mica da ridere.
Il totale dei punti da difendere da qui a luglio, quindi, è pesante ma certo non eccessivo: sono 720 totali, di cui la metà provenienti dal principato. Senza quelli Fabio sarebbe a 1690 punti, che come vedremo malissimo non è.
Jo-Wilfried Tsonga
Se non cala lui diventa difficile, ovvio. Ma è più che possibile che cali, perché nei prossimi mesi difende qualcosa come il 56% dei propri punti. Sono tanti, ma tanti. Il francese ha innanzi tutto una semifinale al Roland Garros sul groppone e, considerando la sua posizione, la prospettiva di beccare Nadal agli ottavi non lo mette certo al riparo da rischi.
Inoltre Jo-Jo l’anno scorso ha fatto una campagna “pre-Slam” mica da ridere: 180 punti a Madrid e Indian Wells, dove ha raggiunto i quarti, 90 a Miami e, last but not least, ben 360 delle semifinali di Monte Carlo. Come Fabio. Dopo luglio gli restano da difendere appena 1165 punti, includendo al conto quelli di “rientro” da Rotterdam.
Milos Raonic
Il primo scoglio duro, perché lui difende meno di Fognini e, soprattutto, ha appena 135 punti sul groppone tra Indian Wells e Miami, superfici e luoghi di sicuro a lui congeniali. L’unico vero inghippo, per il canadese, sono i 180 punti di Barcellona, per lui di certo atipici sulla terra, mentre non fanno paura gli altri 135 da portare a casa tra Wimbledon e Roland Garros. Se sul cemento americano non renderà al meglio, tuttavia, per lui potrebbe diventare difficile.
Dopo luglio ha un “tesoretto” di 2035 punti.
Tommy Haas
Impossibile non devastarsi le mani per applaudire il campione tedesco e i suoi salti mortali contro il tempo. Tuttavia la fredda analisi del ranking ci dice che nei prossimi mesi per lui sarà dura, molto dura: quarti al Roland Garros, ottavi a Wimbledon, le semifinali di Miami. Tutta una serie di risultati difficili da ripetere a cui si aggiungono i 250 di Monaco che, tuttavia, potrebbero essere più che compensati da quelli in ingresso con Rio de Janeiro e dal “Non Countable” di Amburgo.
Resta difficile, molto difficile: 1500 punti se ne andranno e da luglio ne resteranno 1050. Saprà sorprenderci ancora?
John Isner
Altro candidato più che papabile, forse più di Raonic perché 55 punti tra Indian Wells e Miami sono davvero una miseria. Difficile pensare che possa fare peggio, insomma.
Tuttavia un punto debole per Long John c’è e si chiama Houston: 250 punti presi sulla terra in un torneo che, certamente, non è di portata elevatissima. Ma il mattone tritato non è la tazza di tè della pertica di Greensboro, per quanto sappia difendersi alla grande anche lì quando è in buona.
Il suo paracadute è di 180 punti, il residuo di 1970 punti da difendere dopo luglio.
Mikhail Youzhny
Sorprende vederlo lottare per la Top Ten, ma al momento è sullo stesso piano di Fognini pur avendo 160 punti in meno.
Gran parte di quello che difende, infatti, scade dopo Wimbledon e l’unica cambiale veramente pesante sono i 150 punti della finale di Halle. Unico punto di debolezza: in entrata a sostituzione dei punti persi ha solo i 20 di San Pietroburgo, che sono davvero poca roba.
Da luglio difende 1690 punti, esattamente gli stessi di Fabio.
E gli altri?
Gli altri, verrebbe da dire, non contano. Sicuramente non conta Gasquet come potenziale “bersaglio”, visto che la cambiale grande la difende agli Us Open. In quanto a quelli alle spalle di Youzhny, partendo da Robredo a cui scadono tanti punti sulla terra, dovrebbero fare qualche grande exploit per rientrare in gioco, di quelli che è difficile aspettarsi. Impossibile che ci sia no, ma quasi impossibile prevedere da chi possa venire.
Perché crederci?
1) Innanzi tutto perché, se è vero che c’è il cambialone di Monte Carlo, è vero anche che tra Miami, Indian Wells, Madrid e Roma Fabio difende la miseria di 80 punti. In totale, coi 360 del principato, fanno 440. Se Fognini rispettasse il suo ranking e arrivasse in media agli ottavi di ogni Atp 1000 (in media, sia chiaro), farebbe 450 punti. Ergo, per difendere le cambiali pre-Roland deve essere costante e mantenere prestazioni all’altezza del suo ranking
2) Perché un centinaio di punti tra Roland Garros e Wimbledon sono ampiamente alla sua portata, si parla di due secondi turni: saremmo davvero sorpresi se non li facesse
3) Perché ha un paracadute di 150 punti direttamente da Umago, che gli consentirà di non patire il colpo dei 180 in uscita da Acapulco
4) Perché è cresciuto enormemente nell’ultimo anno e, in contemporanea, il ranking gli garantirà risultati migliori: una cosa è affrontare un torneo sapendo che potresti beccare Djokovic al primo turno (situazione di Monte Carlo 2013) altra cosa è poter stare tranquilli quanto meno fino agli ottavi, specialmente negli Slam
5) Perché gli avversari più temibili hanno un po’ di punti da difendere su superfici a loro non congeniali (Raonic a Barcellona, Isner a Houston)
Perché è difficile
1) Perché Raonic e Isner sono animali da cemento e difficilmente falliranno ancora come l’anno scorso nei Masters Series di marzo: da qui a fine mese il distacco da loro potrebbe aumentare senza che Fabio possa farci il resto di niente
2) Perché il crollo di Tsonga non è mica scolpito nella pietra. Il francese ha animo e forza e, se anche difendesse solo in parte i punti dell’anno scorso, potrebbe bastargli
3) Perché non basterà mantenere lo stesso rendimento del 2013, bisognerà migliorarsi: pensare che la quota Top Ten si abbassi di 500 punti da qui a luglio è davvero troppo ottimistico
Insomma, ci sarà da lottare ed è giusto così: non si parla mica di vincere il torneo del quartierino. Tuttavia, comunque vada, i numeri ci dicono che non è frutto di deliri o utopie pensare ad un italiano nella Top Ten da qui a pochi mesi. Una cosa è certa: se Raonic e Isner non dovessero fare sfaceli nel prossimo mese le possibilità di Fabio si alzerebbero e neanche di poco.
E per tutto il resto… chi vuole è libero di fare gli scongiuri.
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