di Alessandro Nizegorodcew
Nick Kyrgios è certamente il protagonista di giornata. Che fosse un giocatore già capace di risultati di spessore lo si era intuito per motivi tecnici e fisici. Un tennista con un servizio del genere, sul veloce, può far danni ovunque e contro chiunque. Ma non è tanto questo ad aver impressionato contro Nadal. L’atteggiamento in campo, ai limiti del presuntuoso (limiti probabilmente varcati più volte), è l’arma in più di Kyrgios, è l’elemento che più di altri lo innalza a ruolo da predestinato. Occhi sempre vivi, capacità di giocare bene i punti importanti, una presenza che l’avversario sente incessantemente, durante lo scambio ma anche nel mentre del cambio campo. Kyrgios, a 19 anni, distrugge l’avversario grazie alla personalità disarmante, rende inermi e inerti i tennisti al di là delle rete. Raramente un giocatore così giovane è sceso in campo sul Centrale di Wimbledon come se giocasse nel giardino di casa. Lo ha fatto Becker, lo ha fatto Federer e Sampras, e pochi altri. Dato puramente statistico: da lunedì sarà almeno Top-70.
Grigor Dimitrov sta viaggiando a fari spenti. Ha rischiato molto più di quanto possa sembrare contro Dolgopolov, in un match che a inizio quarto set pareva pienamente nelle mani dell’ucraino. La crescita del bulgaro, vincitore anche al Queen’s, è di una costanza e continuità disarmanti. Dopo Wimbledon sarà al 99% top-ten e numero 7 della Race. Arriverà nei primi 5 e nemmeno ve ne renderete conto. Sarà un processo lento ma inevitabile.
Simone Bolelli è tornato a tirare il diritto come ai bei tempi. Come ai tempi in cui era Top-40 e i Top-20 sembravano solamente un obiettivo di passaggio. Il diritto di Bolelli è tornato a fare quel suono, quel rumore, che da anni aspettavamo di risentire. Un piacere per gli occhi. Umberto Rianna a Parigi continuava incessantemente a ripetermi: «Hai visto i miglioramenti alla risposta?» E’ qui che sta tutto il torneo di Simone, è qui che si può e si deve ripartire. Se non avesse incontrato Ferrer al Roland Garros probabilmente avrebbe fatto strada anche lì. Lunedì sarà intorno al numero 105 Atp, ma è il numero 50 della Race che regala un sorriso in più. Forza Bole, puntiamo ai Top-30 entro fine 2014. Difficile ma non impossibile.
La sconfitta di Maria Sharapova ha dimostrato che la russa da alcuni mesi sta giocando benino ma non benissimo, salvata sempre da una solidità mentale praticamente introvabile nel tennis femminile. Oggi è mancata, per la prima volta da molto tempo, la forza psicologica superiore all’avversaria. E la sconfitta è giunta inevitabile. Troppi alti e bassi tecnici all’interno della stessa partita, troppe rimonte complicate da dover affrontare. Non è sempre domenica. Sembra assurdo dirlo per la campionessa dell’ultimo Roland Garros, ma qualcosa va riordinato nel suo tennis.
Il tennis di Lucie Safarova è sempre stato splendido. Colpi puliti, diritto mancino devastante, servizio (se in giornata) bello ed efficace. Slice da sinistra su erba imprendibile. Il suo gioco e le sue capacità non sono mai state messe in discussione da alcun addetto ai lavori, anche se qualcuno ogni tanto ha dei dubbi: il suo nome è Lucie Safarova, unica vera avversaria di se stessa. In semifinale a Wimbledon, per qualità potrebbe anche vincere il torneo, anche se (sperando di no) un esito alla Jana Novotna è percentualmente più probabile. Anche se Jana, una volta, ha anche vinto…
A livello mentale, Eugenie Bouchard è un mostro (parola decisamente poco appropriata per Genie, lo so, ma rende l’idea). Contro Alizè Cornet non ha giocato particolarmente bene, ma al momento di alzare il livello il match è cambiato. Per questo motivo Eugenie Bouchard è una tennista meravigliosa. Il diritto è sempre bruttino ma decisamente più efficace rispetto anche a soli 6 mesi fa, il rovescio è poesia e il servizio è molto competitivo. Se va in semifinale diventa numero 8 al mondo (attuale classifica della Race Wta).
C’è una cosa riguardo a Roger Federer che proprio non mi torna. Fino a qualche mese fa (o forse settimana?) una sua sconfitta con Robredo a New York era divenuta una (pessima) consuetudine. Adesso domina chiunque (perché secondo voi Giraldo contro chiunque altro avrebbe fatto così pochi giochi? E Muller, giocatore da prati se ce n’è uno?) ma ogni netta vittoria pare tornata normale. Ma non doveva smettere secondo tanti scienziati del tennis? Dovesse vincere Wimbledon (comunque difficile) riderei ininterrottamente per circa 28-30 ore.
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