di Giorgio Giosuè Perri
Uno dei connubi più forti del tennis mondiale. Una coppia che tanto ha fatto parlare di sé durante gli ultimi 10 anni. Non stiamo però parlando di Dimitrov e Sharapova, né tantomeno di Fognini e Pennetta, ma di Rafael Nadal e Zio Toni. Se ne sono dette tante durante gli anni, e stagione dopo stagione i due non hanno perso nemmeno un pizzico della magia creatasi quando i due avevano, in compenso, molti più capelli e molti meno anni.
La recente tuonata dello Zio più famoso del tennis ha fatto si che anche il nipote intervenisse, visto che la polemica per il nuovo, anzi LA nuova allenatrice di Davis, Gaia Leon Garcia, non sembra ancora essersi placata. Le ragioni sono chiare, visto che quasi nessuno ha mai intravisto in una figura femminile, parliamoci chiaro nemmeno troppo conosciuta, un possibile esempio per atleti fisicamente e mentalmente più forti e preparati. Ma non è tanto questo il punto, quanto quello che ad una dichiarazione dell’uno ha seguito sempre quella dell’altro, e non necessariamente le due versioni sono state totalmente complementari. La vera domanda a questo punto è: quale meccanismo li rende così attaccati, visto che il tempo ha mostrato le innumerevoli incomprensioni? Prima di tutto va fatta una premessa, ovvero quella che entrambi sono due grandissimi professionisti oltre ad essere zio e nipote, ma alla base di tutto questo fondamentalmente c’è un unico obiettivo. Vincere, migliorare, arrivare al limite delle proprie possibilità, superarle e ricominciare questo processo da capo. Dopo ogni scambio, dopo ogni punto, dopo ogni torneo. La longevità del rapporto che ha segnato un’epoca tennistica non vede nebbia all’orizzonte, ma è indubbio ammettere che le controversie siano state parecchie. Molto spesso è capitato che Rafa bacchettasse lo zio per dichiarazioni magari fuori luogo o addirittura infondate. Ma poi, cosa vuoi farci? E’ tuo zio. Rafa ha rispetto per tutti e questo lo si sa dall’alba dei tempi, e questa è probabilmente la prima qualità che Toni è riuscito a trasmettere a Rafa. L’umiltà, la forza di volontà e la dedizione sono solo alcuni dei grandi traguardi raggiunti già in giovane età dall’attuale numero due del mondo, vincitore praticamente di qualsiasi cosa. Toni ha agito più sotto un punto di vista emozionale e mentale che sul tennis vero e proprio dell’allievo, visto che l’unica sua grande mossa è stata spiegare al nipote che giocare con la sinistra il diritto ad una mano avrebbe portato più frutti di giocarlo a due, ma con la destra. C’è da aggiungere anche che il talento di Rafa non si discute, ma a contrario di tanti altri è stato necessario uno sforzo fuori dal normale per raggiungere risultati impareggiabili e una costanza mostruosa. Il successo di Rafa è un mix di intelligenza, forza, furbizia e lavoro. Tanto tanto tanto lavoro, e di questo è impossibile non dare merito a Toni.
L’avventura che i due stanno per iniziare a questo punto, potrebbe essere ancora più complicata di quella del 2013 o di fine 2009. Iniziamo con l’analizzare queste due annate, perchè il 2013 ha rappresentato per Rafa una stagione impressionante, proprio al rientro dopo lo stop più lungo mai avuto, ed ha coinciso con l’anno migliore della sua carriera. Nel 2009, al contrario, uscito sconfitto contro Soderling al Roland Garros, ha impiegato più di 8 mesi (giocati) prima di ritornare alle vette delle classifiche seppur il rientro fosse avvenuto in Canada nell’agosto successivo. Ma in questo caso è praticamente inutile aggiungere che avesse appena 23 anni. Quest’anno, al contrario è stato un fulmine a ciel sereno. La sconfitta con Kyrgios a Wimbledon e poi solo forfait, a causa di un infortunio nato da un giorno all’altro, per un totale di 4000 punti persi con annessa prima posizione mondiale ceduta a Djokovic. C’è però un grande punto in comune che fa si che questi tre eventi, che possono in grandi linee spezzare e definire la carriera di Rafa, diano speranza non solo a allo stesso Iberico ,ma a tutti i suoi sostenitori.
Roland Garros 2009: Sconfitta con Soderling, stop di 3 mesi. Fino a Wimbledon 2012, 14 tornei vinti di cui 5 slam.
Wimbledon 2012: Sconfitta con Rosol, stop di 8 mesi. Fino a Wimbledon 2014, 14 tornei vinti di cui 3 slam.
Quindi è chiaro. Se Nadal cade, si riazla. Sempre più forte. L’età, però, potrebbe essere un fattore a giocare contro Rafa, perché sarebbe da sciocchi credere che un campione del genere sia appagato dalle vittorie accumulate nel corso della carriera. Oltretutto non si è mai arrivati a questa parte della stagione con un Nadal così fresco, e in questo caso il lungo e “furbo” stop potrebbe rivelarsi producente, visto che gli ultimi grandi titoli a mancare nel palmares sono raggruppati ora. Il volto tennistico della Spagna sta cambiando, e con la vecchia guardia arrivata praticamente agli sgoccioli (Lopez, Verdasco, Ferrer) exploit esclusi, è praticamente impossibile non mettere ancora una volta il destino della grande Armata Spagnola, nelle mani di colui che l’ha fatta arrivare al culmine. Un grande in bocca al lupo al Matador di Manacor. Uno dei giocatori più forti di sempre.
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