(Adelchi Virgili – Foto Nizegorodcew)
di Alessandro Nizegorodcew e Giacomo Bertolini
Fabrizio Fanucci è il nuovo allenatore di Adelchi Virgili. Il coach toscano segue ormai da alcune settimane il giovane (classe 1990) corregionale, da anni considerato un talento straordinario mai sbocciato ad alti livelli. Fanucci, allenatore anche di Volandri, Starace e Giannessi, ci ha parlato di Virgili e di quello che potrebbe diventare, finalmente, un giocatore di tennis.
Come è nata la tua collaborazione con Adelchi Virgili?
“La storia con Adelchi è iniziata ad inizio anno quando lui per un mese e mezzo è venuto da noi prendendo parte agli allenamenti e facendo qualche partita. Successivamente sono arrivati sia Starace che Giannessi e, dopo una mia assenza durata diverse settimane, mi ha contattato il padre per sapere se era possibile reinserirlo in questo contesto, visto che il ragazzo sembrava pronto per fare qualcosa di interessante. E così adesso ci stiamo provando…”
Come descriveresti Adelchi?
“In tanti anni che seguo il tennis ho visto solo Adriano Panatta dotato di un talento pari al suo. Il suo problema è la totale mancanza di agonismo, dal momento che lui è come se fosse vissuto sempre in una sorta di campana di vetro. Ci sono infatti delle partite che potrebbe vincere facilmente e che invece finisce per perdere al terzo a causa del suo gioco totalmente istintivo, come successo per esempio nel primo turno del Challenger di Todi contro Gerald Granollers. Parlando proprio di quel match Adelchi, in vantaggio 7-6 3-0 e servizio, sarebbe dovuto rimanere tranquillo e portare a a casa l’incontro in scioltezza e invece, essendo lui sempre alla caccia di qualcosa in più per se stesso o per il pubblico, ha finito per perdere la partita”.
Come definiresti il livello di Virgili, è già pronto per i challenger?
“Credo che il livello giusto per lui sia quello medio-alto. Disputando infatti match contro tennisti di buona qualità le sue motivazioni non possono che aumentare continuamente. In ogni caso penso che al momento la cosa più urgente per lui sia giocare più partite possibile a livello agonistico, essendo completamente all’oscuro dello stress e delle pressioni che si provano giocando questi tipi di incontri. Per questo motivo nella programmazione futura abbiamo insistito sulle qualificazioni (Challenger San Benedetto, Recanati, Orbetello) senza chiedere wild card.”
Si sentono paragoni con Dolgopolov ed altri grandi tennisti. E’ azzardato paragonare Virgili a un tennista di un livello così alto o dal punto di vista prettamente tecnico non è una eresia?
“Assolutamente no, a tratti ricorda la follia tecnica di Dolgopolov, altre volte Berdych. Raramente mi sbilancio su un allievo, ma questa volta mi sento veramente di dire che il potenziale è altissimo, basti pensare che non mi viene in mente nessun tennista che riesca ad annullare 5 match point con 5 vincenti a tutto braccio.”
Come pensi di lavorare con Adelchi sotto l’aspetto fisico, viste anche le problematiche avute in precedenza?
“Per adesso mi attengo alle disposizioni della famiglia che da anni si affida a un preparatore atletico personale. E’ una situazione molto particolare e non è semplice entrare in questo mondo diverso da quello che generalmente vediamo fuori dai campi da anni. L’impressione è che con Virgili si debbano fare piccoli, anzi piccolissimi, passi alla volta.”
Come giudichi invece il momento di Filippo Volandri?
“Lui è un grande professionista, sta attento a tutto dalla preparazione fisica all’alimentazione. Certo se avesse curato maggiormente l’aspetto tecnico adesso saremmo qui a parlare di un Volandri ancora nei top 40.”
Quali sono invece le tue impressioni su Potito Starace e Alessandro Giannessi?
“Potito sta bene fisicamente, certo anche ultimamente a Todi è stato sfortunato col sorteggio, quindi la mia speranza è che possa risalire per poter disputare in scioltezza almeno i primi due turni. Giannessi invece è sempre alle prese con problemi fisici, soffre di pubalgia e questo non ci permette di spingere forzando troppo gli allenamenti. Confido che questi problemi ci abbandonino rapidamente.”
Cosa pensi di Quinzi e Janowicz, in luce nell’ultimo Wimbledon?
“Quinzi mi piace molto, si allena moltissimo, chiude e apre i circoli. Sicuramente arriverà, anche se al momento non saprei precisamente a quale livello, viste le moltissime componenti legate a questo sport. La crescita di Janowicz invece ha dell’incredibile visto che lo ricordo due anni fa a Torino venir preso a pallate da Filippo Volandri. Ha un’intensità, una rapidità di piedi e una cattiveria in campo incredibili e poi certo con quel servizio, specialmente nei campi veloci, può fare quello che vuole.”
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