Tampere è la terza città più popolosa della Finlandia, città operaia finlandese per antonomasia nonché capitale dei “rossi” durante la sanguinosa guerra civile scoppiata nel 1918. Tampere è una città in cui le vecchie fabbriche dominano ancora il paesaggio, a tratti scarna e grigia, ma in grado di sorprenderti grazie alla bellezza inaspettata di dettagli che altrove sarebbero insignificanti. E non c’è dubbio che il tennis di Veli Paloheimo sia stato plasmato dalla città più importante della regione del Pirkanmaa.
Rispetto alla gloriosa tradizione degli storici “rivali” svedesi, la Finlandia aveva prodotto molto poco in ambito tennistico. Soltanto Leo Palin ed Olli Rahnasto negli anni ’80 erano stati in grado di raggiungere fugacemente la top-100, senza acuti veri e propri.
La carriera di Veli è stata breve ma intensa. Ritiratosi nel 1993 a soli 26 anni, Paloheimo ottenne i risultati migliori a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. Fuori dai primi 700 tennisti al mondo nel 1988, in soli due anni il finlandese ottenne grandi risultati a livello Challenger, vincendone tre e toccando la top-100. Tra il ’90 ed il ’91 si affermò invece sul circuito maggiore, cogliendo il best ranking al numero 48 e raggiungendo il quarto turno agli Australian Open. Contrapposto caratterialmente e stilisticamente all’eclettico Aki Rahunen ( che si fermò a sette gradini dalla posizione numero 50 delle classifiche nel 1990), Paloheimo fu un tennista forse meno spettacolare e bello da vedere ma sicuramente più solido e dotato di grande forza di volontà, che sopperiva ai suoi limiti tecnici. Per rendere l’idea del suo tennis un gruppo hard rock guidato da Pekka Heino e da Erno “Emppu” Vuorinen ha deciso di chiamarsi Brother Firetribe (traduzione letterale in inglese di nome e cognome del tennista finlandese) poiché si adatta perfettamente alla loro musica il concetto di “tennis heavy”.
Terminata presto la sua carriera, Paloheimo è divenuto direttore del Challenger di Tampere, oltre ad essere stato d’aiuto al suo successore come migliore finlandese della storia del tennis Jarkko Nieminen nell’apertura della JNTA ad Helsinki.
Tra presente, passato e futuro si evince sempre la passione smisurata che Veli ha per il tennis.
Com’è stato per te crescere sognando di diventare professionista in un paese come la Finlandia, che in quel periodo era agli albori della sua tradizione tennistica?
Il tennis, ancora oggi, non è molto praticato e seguito qui in Finlandia ma le persone da sempre lo rispettano come uno sport difficile di caratura internazionale. Quando ho cominciato non avevamo nessun tennista affermato fuori dai confini nazionali e trovare uno sponsor soltanto per convincersi di farcela fu molto difficile…
Si può dire che ce l’hai fatta alla grande! Hai raggiunto la top-50, primo finlandese nella storia, ed il quarto turno in un torneo dello Slam, in Australia.
I ricordi più belli sono senz’altro legati alla mia carriera da tennista professionista. All’inizio ero soltanto un ragazzino con il sogno di raggiungere la top-100. Quando arrivai a toccare la posizione numero 48 delle classifiche quasi non ci credevo. Era una sensazione bellissima quella di essere in grado di battere giocatori di un certo livello. Prima potevo soltanto immaginarlo!
Nella tua carriera hai ottenuto le tue più importanti vittorie sulla terra rossa contro due giocatori forti e allo stesso tempo diversi come Thomas Muster e Goran Ivanisevic. Tornando indietro, in che modo decidesti di preparare quelle partite?
La tecnica non è mai stato il punto forte del mio gioco. La cosa che mi ha più aiutato in quei match è stata l’abilità nel colpire in anticipo la palla. Anche se stilisticamente lasciavo un po’ a desiderare… Avevo un buon rovescio. In campo non ho mai mollato ed ho sempre lottato su ogni palla. È così che ho vinto, se non tutte, la maggior parte della partite nella mia carriera.
Hai rappresentato la Finlandia 12 volte in Coppa Davis. Quali sono i tuoi ricordi nel giocare questa gloriosa competizione?
Mi è sempre piaciuto far parte della squadra e rappresentare la mia nazione. Mi viene in mente subito un tie giocato ad Helsinki contro l’Austria. Era il ’91 o forse il ’92 (l’anno esatto era il 1992, ndr). Persi un match tiratissimo contro Horst Skoff 11-9 al quinto, dopo cinque ore e venti minuti di lotta. Diciamo non il ricordo più bello, ma una delle partite che mai dimenticherò nella mia vita.
So che c’è una curiosa storia che ti lega al giocatore italiano Diego Nargiso. Raccontala tu che l’hai vissuta in prima persona.
Nel 1991 raggiunsi la finale al Challenger di Tampere ed al primo turno affrontai Diego. Era avanti 4-1 nel terzo set ed aveva la situazione sotto controllo. Non riuscivo a tenere la palla in campo. All’improvviso un tizio che era nel campo affianco al nostro comincia a fissarci. Era sera inoltrata e, come si sa, ai finlandesi piace bere… Da uno divennero molti: cominciarono a gridare e fare il tifo per me. Diego si bloccò e perse la concentrazione. Alla fine fu abbastanza semplice per me chiudere il terzo set 6-4.
Proprio il Challenger di Tampere è l’evento di cui sei l’organizzatore da un po’ di tempo. Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
Per me è un onore essere l’organizzatore di questo torneo. Ormai lo sono da più di dieci anni. Ogni anno è quasi un’impresa riuscire a trovare sponsor che ne permettano la realizzazione. Ma per ora non ci sono mai stati veri e propri intoppi. Sarebbe fantastico riuscire ad organizzare un torneo ATP qui a Tampere ma per il momento siamo realistici e cerchiamo di organizzare anno per anno un Challenger di livello.
Qual è la tua opinione riguardo il movimento finlandese, dopo il ritiro di Jarkko Nieminen?
Henri Kontinen è da poco diventato numero uno al mondo in doppio. E questa è una gran bella notizia dopo il ritiro di Jarkko. Se penso al singolare invece, sia nel maschile che nel femminile, i ricambi stentano ad arrivare. Io credo che il problema sia da ricercare anche nel fatto che la Finlandia è un paese “piccolo” e quindi non ci sono così tanti ragazzi che tentano di diventare tennisti per professione.
Oggi cos’è il tennis per Veli Paloheimo?
Mi piace ancora molto il tennis, in fondo è ancora il mio lavoro. Senz’altro ritengo che ci siano cose più importanti nella vita ma è difficile, per me, pensare ad una vita senza tennis.
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