(Luca Vanni, sesto giocatore più “anziano” di sempre ad essere entrato in Top-100)
di Luca Brancher
Dopo aver analizzato come e quanto cambierebbe la classifica mondiale qualora venissero introdotte alcune modifiche, ad esempio i bonus point, passiamo a celebrare il ranking attuale attraverso alcune considerazioni che sorgono da discussioni abbastanza frequenti. Prendendo un campione abbastanza vasto di tennisti del circuito ATP, valuteremo alcuni macro-concetti – come per esempio le nazioni che sono state maggiormente serbatoi per il circus mondiale – incrociando poi questi dati con le età stesse dei tennisti, per rispondere ai seguenti quesiti:
– La sensazione che il tennis sia uno sport più per vecchi è assecondata dai numeri?
– Emergere prima è garanzia di qualità?
– E’ vero quel che si dice sui giocatori italiani?
Per poi spostarci sulla composizione storica della top-100, partendo dagli albori fino ai giorni nostri, insomma, una piccola guida per cercare di capire quanto possa incidere un dato anagrafico sul futuro di un giocatore.
Come è stato definito il gruppo di giocatori?
Per elaborare quest’analisi, ho deciso di prendere in esame le carriere di tutti quei tennisti che, nati dopo il 1 gennaio 1970, fossero comparsi, almeno per una settimana, all’interno della Top 100 elaborata dall’ATP. Ho evitato di andare troppo indietro nel tempo, perché si correva il rischio di avere a che fare con dati poco attendibili: la base, di 487 elementi, è comunque piuttosto ampia, per cui valida.
Quali nazioni hanno regalato al mondo dell’ATP più Top 100?
Quando si parla di nazionalità è sempre bene ricordare quanto questo concetto sia più labile di quel che non si è portati a pensare: il caso Kazakhstan, ma non solo, ricorda quanto non infinitesime siano le probabilità che un tennista cambi Paese da rappresentare nel corso della carriera. Qui, per comodità, ho analizzato i giocatori relazionandoli al Paese la cui bandiera difendono ora, con tutti i rischi del caso, poiché sarebbe più corretto, per valutare un movimento, avvicinarlo a quello d’origine, ma qui nasce un’altra anomalia, ovvero non tutti i tennisti crescono all’interno di strutture aderenti alla nazione che rappresentano, per cui, in ogni caso, alcune remore rimangono e la soluzione più semplice è stata premiata. Tenendo fermo ciò:
Bilanciando i periodi di diverso dominio, Stati Uniti e Spagna si dividono la prima posizione a 45, seguiti dalle sempre presenti Francia e Germania, a 41. Ciò vuol dire che il 35% dei top-100 proviene da una di queste quattro nazioni. Se allarghiamo la tabella, possiamo inoltre valutare quale sia l’età media in cui questi giocatori sono entrati nel gotha del tennis
Il luogo comune che vuole l’Italia un Paese in cui si matura tardi è avvallato da questi numeri, da cui emerge come solo l’Austria – che ha però una base più bassa di tennisti, con una media conseguentemente meno avvalorata – abbia un’età media d’ingresso superiore.
Nella classe di giocatori considerati, Luca Vanni, entrato in top-100 per 2 settimane a ridosso del suo trentesimo compleanno, è il sesto più anziano in assoluto ad avervi fatto accesso: più maturi di lui il transalpino Eric Prodon (30,1), lo statunitense Jeff Salzenstein (30,7), il belga Dick Norman (31,6) e altri due giocatori ancora in attività, il dominicano Victor Estrella e l’iberico Daniel Munoz de la Nava, entrati alla stessa età in top-100. Lo spagnolo vince la palma del più vecchio per un solo giorno (33 anni, 7 mesi e 2 giorni contro 33 anni, 7 mesi e 1 giorno)
Se teniamo in considerazione solo i giocatori già “maturi”, c’è rapporto tra l’età di entrata in top-100 ed il best ranking?
Questa è una domanda affascinante, perché in un certo senso prende in esame un argomento di grande popolarità, vale a dire la precocità dei giocatori: un tennista che per primo arriva nei top-100 è per forza più forte e quindi in prospettiva più pronto per diventare un giocatore di prima fascia? Si è proceduto così: dal momento che dal numero prima definito (487) di tennisti esaminati vanno giocoforza esclusi i giocatori più giovani, perché è verosimile che un Coric o uno Zverev otterranno, in carriera, un best ranking migliore di quello attualmente conseguito, riduciamo il campione a 373, vale a dire soltanto quei giocatori che al 31.12.1985 avessero già compiuto i 30 anni. Certo, è vero, ci sono giocatori, si veda Feliciano Lopez, che hanno raggiunto l’apice ben dopo quella soglia, ma grossomodo è minima la percentuale di tennisti che migliorano il proprio record dopo quell’età. Per cui, ridotto di circa un centinaio di atleti il nostro insieme, abbiamo messo in relazione l’età media per nazione con il best ranking medio raggiunto dai giocatori interessati: il risultato è piuttosto indicativo
In effetti sì, come si può notare dalle due colonne in blu ed in rosso, al crescere dell’età media di entrata cresce anche il best ranking associato, per cui pare avvalorata la tesi secondo la quale un’entrata anticipata in top-100 equivale a un futuro più roseo (P.s. nota statistica: il coefficiente di correlazione tra i due insiemi, che varia da -1 a 1, è pari allo 0,89, il che significa, che tra i valori c’è quasi una correlazione lineare perfetta, in termini pratici quello che prima vi abbiamo spiegato).
A tal proposito, quindi, pare dimostrato che tutti i tennisti entrati tra i primi per età nei top-100 non hanno fallito. Per esempio, gli under 18?
Potendo esimerci dal ragionare esclusivamente per nazione, si potrebbe scendere nel particolare e valutare qualche caso: per esempio, tutti quei giocatori che hanno raggiunto la top-100 prima dei 18 anni, che carriera hanno avuto?
Bene, sarebbero 12 in assoluto, ma da questo novero dobbiamo escludere Borna Coric (17,95) perché il suo 33 di best ranking attuale quasi certamente verrà migliorato – la crisi di fine 2015 dovrebbe essere soltanto passeggera – e Richard Gasquet, per la regola prima esposta dei nati prima del 1.1.86: da questa sfugge Rafael Nadal, perché anche se più giovane, meglio del numero 1 non può fare.
Esclusi quindi Coric e Gasquet, sono 10 i tennisti analizzati:
– ben 5 – Agassi (16,46), Nadal (16,88), Sampras (17,28), Hewitt (17,80) e Courier (17,96) – hanno raggiunto la prima posizione del ranking mondiale;
– 2 si sono fermati sul secondo gradino – Chang (16,29) e Ivanisevic (17,50)
– Restano fuori Andrey Medvdev (17,81) che ha comunque colto un numero 4, Fabrice Santoro (17,37) issatosi fino alla 17 e Franco Davin (17,25), mai andato oltre il 30.
Il 50%, dunque, ha regnato nel tennis mondiale, il 70% ha raggiunto almeno il numero 2, l’80% è stato top-10. Sì, di certo è un ottimo indicatore.
A quale età la maggior parte dei giocatori è entrata in top-100?
A questa possiamo rispondere con un grafico.
Il picco tra i 21-22 anni, ma in generale l’età calda pare essere tra i 20 ed i 23 anni. O pare essere stata, dal momento che non si può negare come, col tempo, un generale invecchiamento della top-100 sia stato frutto di un ritardo nel ricambio.
Di quinquennio in quinquennio notiamo una riduzione nel numero dei giocatori che accedono per la prima volta in top-100 (a sottolineare una sorta di stasi) e soprattutto aumenta di concerto l’età media di questi tennisti, in un decennio addirittura salita di oltre un anno d’età.
Più nel dettaglio, anno per anno.
Il 2015 ha quantomeno fatto segnare una sorta di inversione di tendenza, con un maggiore ricambio, per quanto l’età media si sia ulteriormente alzata.
Composizione della Top-100 dal 1985
L’innalzamento dell’età dei top-100, in 30 anni riconducibile ad uno aumento dai 24 ai 28, si spiega anche valutando la composizione per fascia d’età. A metà anni ’80, a partire dal 1986 per la precisione, i giocatori con più di 30 anni erano meno di 10, e così è stato praticamente fino al nuovo secolo, mentre da qualche stagione circa 1/3 dei presenti ha raggiunto tale soglia. Di contro, c’è stato un consistente depauperamento di tennisti under 25, un tempo una prassi, che dal 60% è diminuita fino al 19%. Il lato positivo, per chi attende le nuove leve, è la presenza, nel 2015, di un discreto numero di under 20, che potrebbero aver dato il là ad un ricambio generazionale, anche se è troppo presto per parlarne, visto che l’età media dei top-10 ha superato addirittura i 30 anni.
Dei numeri 1 nati dopo l’1.1.1970, soltanto Pat Rafter ha effettuato il suo accesso dopo i 20 anni d’età – comunque prima dei 21 – mentre di alcuni di questi ne avevamo già sottolineato l’evidente precocità. Estendendo il concetto prima espresso, tra i 93 entrati nei 100 prima dei 20 anni, quelli che hanno fallito un approdo alle più alte sfere del tennis mondiale sono rari, e i casi più eclatanti, come ad esempio Nicolas Pereira o Diego Nargiso, tratta di gente sulle cui qualità in molti avrebbero messo la mano sul fuoco.
Top e Flop: chi ha avuto best ranking più giovane e chi più vecchio?
Victor Estrella Burgos, che ha toccato il suo best ranking al numero 43 qualche giorno prima del suo 35esimo compleanno, in un certo senso ci spera, di rubare quel primato al belga Dick Norman, che nel 2006, raggiunse la posizione 85 della graduatoria mondiale, otto mesi dopo aver compiuto i 35 anni (la sua carriera in doppio è durata oltre i 40). Sono svariati i giocatori, soprattutto in epoca recente, ad aver toccato il proprio best in età non propriamente tenera, escludendo, naturalmente, Munoz-De La Nava, che ricopre ora la sua miglior posizione e potrebbe, dovrebbe, ad inizio anno, salire ancora.
I futuri numeri 1 quando sono entrati in top-100?
Tenete presente che dei 487 analizzati 93 hanno avuto accesso prima del compimento del 20esimo anno d’età, ovvero poco meno del 20%
Interessante prendere visione anche di quei giocatori che hanno impiegato più tempo a raggiungere il best ranking dal loro ingresso nei “100”.
In alcuni, rari, casi, vedi Teymuraz Gabashvili, ci sono possibilità che questo best ranking venga addirittura migliorato ulteriormente.
Raggiungere la top-100 è un conto, ma mantenerla è tutt’altra questione
Quando si parla di un giocatore da “top-50” sarebbe interessante specificare che cosa si intenda con tale espressione, o meglio, quale sia il requisito necessario affinché un giocatore possa essere così illustrato. Basta accedervi per una settimana oppure bisogna fare qualche sforzo in più? Non esistono chiaramente delle regole però possiamo analizzare, ad esempio, quanti siano i tennisti ad aver trascorso almeno 300 settimane nei top-100 – vale a dire circa 6 anni. Si consideri che, data l’immobilità dei top-100 di qui a fine anno, sono state inserite tutte le settimane fino a 3 gennaio 2016.
E scopriamo di avere ben 158 tennisti ad aver raggiunto tale obiettivo da Andre Agassi (1.019) a Guillermo Coria (301), mentre ve ne sono 103 a non averne accumulate nemmeno 50 (per alcuni di loro c’è ancora tempo). Dei 487 tennisti considerati, ben 219 non hanno mai trascorso una settimana al fianco di un numero inferiore o uguale a 50, ed altri 120 che lo hanno fatto per un periodo comunque limitato alle 99 – il numero di Sanguinetti, mentre Sluiter, Ramirez Hidalgo, Mello e Soeda vantano una sola settimana. I record man – con almeno 600 settimane sono
Agassi parrebbe irraggiungibile, perché a Roger servirebbero altri 3 anni, però mai porre limiti alla provvidenza.
83 sono invece i giocatori ad aver assaporato il piacere della top-10. Ci sono dei casi limite: Felix Mantilla e Kevin Anderson, ad esempio, hanno ricoperto tale ruolo per 1 sola settimana, Nicolas Massu e Arnaud Clement per 2; Ernests Gulbis 4, Pim Pim Johansson e Magnus Larsson 5. Sono 36 quelli con almeno 100 settimane all’attivo, e questi sono i più presenti:
Quindi Roger Federer, dopo Natale, raggiungerà le 700 settimane da top-10, e in questo caso l’attacco da sferrare ad Agassi sarebbe quantomeno possibile: vorrebbe dire un altro anno su buoni livelli, nemmeno stellari – Ljubicic in tal senso lo aiuterà. Djokovic dovrebbe superare passeggiando le 500, mentre Nadal tenterà di assicurarsi la terza piazza occupata da Pete Sampras, con buone probabilità di riuscita. In buona posizione notiamo anche Murray, giunto a 400, Ferrer e Berdych, oltre le 300, il segreto, nemmeno troppo, del perché l’età media dei top-10 si è alzata vertiginosamente.
Il mistero del numero 66
Chiudiamo con una curiosità: semplice caso, ma attualmente non esiste un giocatore in campo maschile che abbia come best ranking il numero 66. Il numero 1 e il numero 4 sono i più gettonati, ma anche il 33, curiosamente la metà di 66, presenta ben 10 tennisti (Istomin, Haase – ora al 66 – Lu, Sousa, Vinciguerra, Horna, Golubev, Bogomolov jr, A Beck e Coric). Un caso, isolato, ma abbastanza curioso da annotare. La maledizione del numero 66(6?).
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