di Marco Mazzoni
Il binomio tennisti – Austria è una fenomenologia alquanto complessa e bizzarra. Che gli austriaci siano un popolo tutt’altro che banale è noto, basta vedere quante personalità hanno animato il mondo della musica e delle arti umane: Mozart, Klimt, Strauss, Freud, una lista infinita. Però se prendiamo lo sport di alto livello, la maggior parte dei campioni austriaci è gente davvero tosta, veri e propri “mostri da campo”, piccole macchine da guerra pronte a vincere con rigore, forza fisica ed enorme disciplina, da Niki Lauda agli sciatori, e via dicendo. Nel tennis invece gli austriaci sono una razza quasi a parte. Se prendiamo gli ultimi anni, quasi tutti i tennisti del paese alpino sono personaggi a suo modo unici, sia dal punto di vista tecnico che soprattutto caratteriale. Senza scomodare il “folle” Daniel Kollerer, forse unico tennista della storia radiato per averne combinate di cotte e di crude, l’elenco dei giocatori forti e bizzarri ne include la maggior parte. Horst Skoff, caratteraccio notevole, celeberrimo anche per aver sposato una deliziosa coniglietta di Playboy (!) e morto assai giovane; lo stesso campionissimo Thomas Muster era un tipo parecchio strano, un fascio di nervi che si muoveva con virulenza in campo, spesso con atteggiamenti anche strafottenti ed al limite (ma sempre in una correttezza di fondo), quanto persona curiosa della vita e raffinata fuori dal campo (pittore, pilota, collezionista di vini pregiatissimi). Pure Jurgen Melzer (il migliore del dopo Muster) s’è sempre contraddistinto per up and down schizofrenici, a volte all’interno della stessa partita; un po’ come Stefan Koubek, altro braccio per niente prevedibile e regolare. E così altri. Mediamente sono tutti tennisti anomali sul piano tecnico, capaci di interpretare in modo unico lo stare in campo ed il colpire la palla; e tutti giocatori piuttosto forti sul piano del talento puro, della capacità di accelerare la palla con facilità, di governare il campo nella sua interezza e rischiare, inventando tennis.
A questa stirpe sembra appartenere anche il giovanissimo Dominik Thiem, cavallino classe ’93 che seguo da tempo e che ieri ha giocato una partita notevole contro Murray a Rotterdam. Vero che lo scozzese non era al top, ma il merito dei tre bei set andati in scena è quasi interamente da attribuirsi a Thiem, non ad Andy, che s’è limitato a contenere le sfuriate dell’avversario vincendo per maggior esperienza. In mezzo a troppi errori, derivati anche dalla voglia di strafare, Thiem ha mostrato un campionario tecnico veramente ragguardevole.
Il suo tennis è piuttosto completo, l’unico settore in cui pare indietro è il gioco di volo. Quando avanza, portato verso la rete più dall’inerzia offensiva dei suoi colpi che da un piano tattico, non trova ancora una corretta posizione; non sa approcciare bene la rete come angoli, tanto che più di una volta ha lasciato la porta troppo aperta al passing preciso del Wimbledon Champion. Anche come tecnica esecutiva al volo è rivedibile: se cercava di controllare di polso, la palla non prendeva il giusto effetto, ed in certe chiusure d’impeto un eccesso di swing spediva i colpi belli larghi o lunghi. Purtroppo questi giovani sono già cresciuti scambiando così tanto da dietro che il gioco di volo è diventato un puro optional. Ma in un tennista effervescente e completo come Thiem invece tornano ad essere decisivi, perché il modo in cui trova angoli e profondità da fondo campo lo porterà spesso ad avanzare per chiudere.
Diritto e rovescio di Dominik sono due colpi molto interessanti, potenti e veloci, capaci di generare entrambi winner, e da tutte le posizioni del campo. Non ho ancora ben chiaro quale dei due sia il migliore, probabilmente il dritto, anche se il rovescio ad una mano è di una bellezza stilistica notevole, e quando riesce ad posizionare bene il peso del corpo sulla gamba destra lascia partire dei lungolinea spaziali, che non hanno nulla da invidiare ai bimani. Anzi, sono potenzialmente ancor più letali perché maschera molto bene il movimento tra soluzione in back, cross e lungolinea, vista la notevole velocità di esecuzione ed il modo in cui abbassa la spalla; per l’avversario capirci qualcosa è assai complesso. Nel dritto mi impressiona la velocità d’esecuzione, davvero di altissimo livello. Mi piace meno come porta la racchetta in basso – dietro nell’apertura, un’ovalizzazione strana, particolare (vedi discorso sopra degli austriaci…), che penso ad altissime velocità di scambio può fargli perdere quell’istante di tempo a trovare il giusto timing. Un difetto che può fare enorme differenza in negativo. Ma resta un colpo davvero interessante, con cui riesce a chiudere stretto sia cross che inside-out in modo imprendibile, con frustate improvvise e velocissime, che cerca con un buonissimo footwork verso la palla in anticipo. Molto bene anche alla risposta col diritto: apre appena, gira la spalla e impatta di puro braccio ben davanti al corpo, trovando un tempo da grande giocatore, e producendo soluzioni velocissime e molto pericolose. La testa della sua racchetta fila via che è un piacere, librando secca e perentoria nell’aria. Segno di classe.
Il servizio è un altro colpo notevole per accelerazione ed efficienza. Pare spingere con poco sforzo, sfruttando molto bene la catena cinetica di tutto il corpo: dai piedi, alle ginocchia che si flettono quanto basta, fino alla schiena che si inarca e poi scatta con un ottimo ribaltamento delle spalle. Ieri sera contro Murray ha trovato degli ace al centro da destra con una curva imprendibile, tanto da ricordarmi per l’uscita della palla un “Ivanisevic destro” (ripeto: per come gli usciva la palla, non per il gesto, molto diverso da quello di Goran).
Il fisico pare buono, agile e piuttosto veloce, reattivo. La potenza pura non è ancora molta, ma è giovane, e pare un tennista capace di generare velocità in accelerazione e timing, non di pura forza. Andrà rivisto più e più volte sul piano mentale ed agonistico, la partita di ieri non poneva particolari difficoltà visto che l’altro era totalmente favorito, e Dominik poteva sparare in totale nonchalance i suoi colpi. Comunque il modo in cui ha reagito quando è andato sotto e ha sempre lottato quasi sino alla fine è un buon segnale di pugnacità. Semmai quel che lascia più perplesso è che il suo idolo sia proprio Koubek, tennista molto divertente ma totalmente inaffidabile sul piano agonistico… se Dominik vorrà davvero sfondare in un circuito così ipercompetitivo, dovrà costruirsi ben altra solidità e regolarità di prestazione.
E’ un ragazzo assolutamente da seguire, perché il suo tennis (ancora in netta evoluzione) è molto divertente. Speriamo diventi anche molto forte, per continuare a tener viva la tradizione del tennis classico ed offensivo, votato a sfruttare tutto il campo.
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