di Marco Mazzoni
Con le racchette risposte per (poche) settimane nel borsone, arriva il momento dei bilanci. Il 2014 ha indubbiamente lasciato il segno, nel bene e nel male, con molte sorprese. Se dovessi definire la stagione in modo sintetico, sceglierei “di passaggio”: diversi i volti nuovi che si sono imposti all’attenzione generale, salendo di livello, risultati e classifica. Tuttavia più un innesco del ricambio generazionale che la sua vera esplosione, attendendolo con più profondità nel 2015.
Proprio per questo motivo analizzare gli emergenti dell’annata appena chiusa è forse il tema il più stuzzicante. Molti meriterebbero una nomination all’“Oscar” di categoria, ma se devo sceglierne uno punto dritto e senza indugio su Dominic Thiem. Giovane, forte, spavaldo. Mi intriga immensamente col suo maestoso rovescio ad una mano, vera rarità per le nuove generazioni, e per il suo modo dirompente di stare in campo. Thiem è stato uno dei giocatori più migliorati nel 2014.
Basta un numero a dimostrare la sua impennata: ha iniziato al n.139, chiudendo al n.39. +100 posti tondi tondi, un numero assai significativo sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Con questa classifica può giocare ogni torneo, ed iniziare a fare punti pesanti sfidando sempre i migliori.
Lo seguivo da tempo, ma la sua cavalcata nei primi mesi del 2014 è stata avvincente: da gennaio fino al Master 1000 di Madrid ha giocato 8 volte le quali – sempre nel miglior torneo della settimana – passandole 7 volte (sconfitto solo da Goffin ad Acapulco). Molti di questi match li ha vinti di lotta, con gambe, braccio e testa, non mollando mai. Proprio come quando il suo team, guidato dalla vecchia volpe Bresnik, lo sprona a correre di notte nei boschi del viennese in sessioni di traiging durissime, per forgiarne corpo e fisico. Dominic non è riuscito a vincere un torneo ATP, ma ha raggiunto la finale in casa a Kitzbuhel, sconfitto dal Goffin magico dell’estate. Però in stagione si è preso la soddisfazione di battere gente come Wawrinka a Madrid, e altri come Simon, Lopez, Gulbis, Dolgopolov, ed impensierire Murray, Robredo ed altri ancora.
Tra i tanti giovani e non che sono emersi quest’anno, Thiem è probabilmente quello che più di ogni altro ha dimostrato di possedere quel mix di qualità tecniche, fisiche ed agonistiche per esser già un cavallo vincente nel 2015.
Infatti quello che mi impressiona dell’austriaco non è tanto l’esecuzione del rovescio, quella sbracciata violenta e perentoria con cui spesso spacca lo scambio e le gambe del rivale, pizzicando righe ed angoli aperti, ma piuttosto l’insieme di qualità che porta in campo. E’ forte tecnicamente, tostissimo fisicamente ed agonisticamente, e sta in campo con il piglio del campione, sempre focalizzato e pro-attivo, crollando poche volte sul piano dell’impegno e dell’attenzione.
La sua prestazione è sempre sostenuta da una vitalità fisica impressionante. E’ quello che si definisce in gergo “una bestia”. Solido, compatto, potente e resistente, mi ricorda naturalmente un Big Jim Courier per struttura ed esplosività, o se vogliamo restare ai giorni nostri, un mix tra Tommy Haas e Stan Wawrinka. E non solo per il rovescio ad una mano, ma per come il suo aggredire la palla sia sempre frutto di fisicità più che di tempo di impatto e fluidità. Una potenza che pare rinvigorisca con le tecniche care al rugby dell’acqua corrente ghiacciata, che pratica sui monti. Oltre alla esplosività muscolare, la velocità dei suoi fendenti deriva anche dalla velocità d’esecuzione, a costruire un’architettura tennistica complessa, completa e raffinata. Il paragone con Wawrinka è piuttosto calzante, perché anche Dominic tende ad imporre il suo tennis prendendosi grandi rischi. Stan ha sicuramente più servizio, qualcosa di più come tocco di palla; ma Thiem mi ricorda davvero tanto il Wawrinka giovane con una dose superiore di cattiveria.
Guardandolo da un punto di vista tecnico, l’aspetto che più mi impressiona è la sua stabilità nella spinta: arriva sulla palla sempre piuttosto coordinato, riuscendo ad imprimerle grande potenza e trovando angoli importanti, senza scomporsi. Per crescere ulteriormente dovrà velocizzare il primo passo verso la palla, ancora non al top, ma una volta che entra in moto è tutt’altro che lento. Il suo footwork è buono, trova appoggi sicuri verso la palla, ideali sulla terra perché dosa molto bene la scivolata di controllo. Quando spinge riesce a tenere il peso del corpo in una corretta posizione centrale, trovando così un ottimo equilibrio. Anche quando lo scambio lo porta sul corridoio a ribattere un’accelerazione del rivale, riesce a leggere bene lo scambio e tende a tagliare il campo non perdendo così metri e posizione. In questa situazione, sul lato del dritto va come in spaccata, tenendo in modo misterioso equilibrio e busto centrale, eretto, il tutto con un timing ideale; ne esce una sbracciata di avambraccio che genera un colpo retto, veloce. Anche nel lungo linea (che in quel momento tende a scappare via largo) mantiene un controllo eccellente, trovando in buona sicurezza l’ultimo metro di campo lasciato aperto da chi lo aveva spinto in quell’angolo. Nella situazione analoga sul rovescio, inizia la corsa con passi larghi nell’avvicinamento alla palla, quindi abbrevia la falcata a trovare la giusta distanza. Iniziando la preparazione del colpo, si gira col tronco, tenendo ben alta la spalla che fa ruotare in modo maestoso insieme al braccio e racchetta, impattando con polso durissimo ben davanti al corpo. Ne esce una frustata micidiale, di forza, prepotente, precisa e velocissima. Una pallata retta che sorvola di un soffio la rete e trova in lungo linea traiettorie pazzesche, con cui inverte totalmente l’inerzia dello scambio. Nel tennis continuo e veloce di oggi eccellere in questa situazione tattica è una qualità fondamentale, che ritroviamo per esempio in Djokovic, …ma è bimane! Che ci riesca un monomane è una rarità assoluta. Thiem è abilissimo ad aprirsi il campo quando scambia sul rovescio, elemento tatticamente indispensabile per mettere in difficoltà i tanti giocatori che tendono a martellare il lato sinistro dell’avversario. Il rovescio è il suo colpo migliore, quello con cui fa differenza; tuttavia tende a spingere di più col dritto, il colpo che forse sente più “suo”, fin da piccolo. É un’esecuzione notevole per potenza, ma con qualche difetto. L’apertura è molto personale: gira fin troppo la racchetta col polso nell’ovalizzazione, portandone quasi la faccia che impatta totalmente all’indietro, per poi girarla e sprigionare l’intera spinta con una sorta di schiaffone terrificante dall’alto verso il basso. Ha un polso davvero inarrivabile per potersi permettere una spinta del genere, il tutto sostenuto da un caricamento potente delle gambe e della schiena. E’ un movimento molto personale, che può generare enorme spinta ma che rischia di fargli perdere il momento ideale per l’impatto. Non è un caso che il dritto cross è il colpo che più spesso gli scappa per eccesso di caricamento e spinta, ed eccesso di rotazione con busto e gambe quando cerca di spingere con troppo topspin. Al contrario non perde il controllo quando resta con i piedi a terra, più composto e reattivo nel dosare l’esplosività muscolare.
Ha un modo di approcciare la palla che lo rende molto pericoloso quando anticipa un colpo alto e carico. In quella situazione tira quasi una sorta di smash, imprimendo una traiettoria insidiosa perché la palla si abbassa improvvisamente poco dopo la rete, in cross o nella direttrice inside-out, trovando così il rivale troppo indietro per controbatterla. Quando la palla gli torna più corta, Thiem ha la visione corretta di fare due passi in avanti e cercare di chiudere con un dritto (o rovescio) seguente in avanzamento; tuttavia è un momento delicato, in cui persiste quel filo di ritardo che gli fa abbassare la palla e lo mette in difficoltà. Infatti su palla molto bassa la sua apertura non lo aiuta: fa salire la racchetta molto in alto perpendicolare al terreno, e senza un piegamento notevole delle ginocchia va in difficoltà.
Se dovessi dargli un consiglio tattico, con quella razza di rovescio che si ritrova non ha molto senso che si sposti così spesso a colpire di dritto. Un rovescio dal movimento sontuoso, potente, preciso, sostenuto da una catena cinetica di forze praticamente perfetto, dalla preparazione alla spinta, fino alla chiusura, alta e regale. Anche col rovescio è più bravo ad impattare palle vivaci e un po’ alte che palle molto basse, perché gioca col busto molto eretto e la spalla alta; infatti con la palla più bassa sul lato sinistro spesso non si abbassa a cercarla ma tende a giocare un back, che galleggia sicuro nell’aria molto lungo e preciso. Un ottimo colpo, ma che tuttavia non usa frequentemente e che invece dovrebbe trasformare in arma tattica. Ha buona mano per controllarlo in sicurezza, e dovrebbe usarlo di più per cambiare ritmo e recuperare campo quando viene spostato.
Altra evoluzione che ha vissuto Thiem nel 2014 è quella di aver affinato (in parte) la sua visione tattica. Partito come giocatore di pura potenza, sta cercando di variare di più le soluzioni. Invece di sfondare a tutti i costi, nella seconda parte dell’anno si è vista la tendenza a cercare di più la sorpresa, rischiando spesso l’angolo lungo linea rispetto al classico cross, con soluzioni bellissime ma molto rischiose. Buono il servizio, un’accelerazione continua verso la palla, senza pause che interrompono la spinta, ma migliorabile nel rendimento e nella seconda palla, non così veloce come la prima.
Dove migliorare nel 2015? Un po’ su tutti gli aspetti che già ho illustrato, ma alla base resta una esigenza di fondo: cercare un po’ meno la forza ed un po’ più l’anticipo. Thiem è un colpitore terrificante, con quella potenza e precisione può spaccare tutto… ma è un tennis estremamente dispendioso, oltre che rischioso. Al salire del livello, e quindi degli avversari, vincere tutti i match con quella sua tattica così spregiudicata e faticosa sarà assai duro, anche per uno duro come lui. Il modo in cui è impostato non lo farà mai essere uno fluido, uno che gioca sul tempo di palla, ma questo è un aspetto fondamentale su cui lavorare, e crescere. Infatti non giocando quasi mai sull’anticipo, subisce due problematiche: dura più fatica nella spinta; perde attimi preziosi di gioco mentre aveva messo in difficoltà il rivale, consentendo proprio al rivale di riprendere posizione. Soprattutto di dritto anticipa pochissimo il colpo, e questo non va assolutamente bene sul cemento e contro i più forti. Per diventare anche lui uno dei fortissimi, è necessario che attui una crescita seguendo la traiettoria del Nadal prima maniera, che in pochi anni ha avanzato di oltre un metro la propria posizione sul campo, anticipando di più e diventando anche più insidioso sul cemento. Così facendo spinge di più e spinge “meglio”, facendo meno fatica e rubando tempo di gioco al rivale. Non un lavoro facile, ma indispensabile per arrivare a giocarsi i grandissimi tornei, altrimenti la sua sarà sempre una maratona al limite contro Djokovic & C. Idem alla risposta: trovare una via di mezzo tra l’atteggiamento attuale troppo conservativo o eccessivo.
Prospettiva concreta 2015? Ipotizzo un Thiem molto forte sul rosso. Con i suoi angoli e potenza, e con i suoi tempi di gioco, non mi sorprenderebbe affatto se l’austriaco riuscisse a strappare grandi risultati sulla terra, chissà forse proprio a Parigi. Erede di Nadal? Forse no, ma il più attrezzato dei nuovi certamente sì.
La sua ascesa potrebbe esser impetuosa, a patto di restare sano fisicamente, perché il suo gioco ha ancora molte lacune e margini di crescita. Ricordo che l’austriaco gioca di fatto gli ATP da solo un anno, e quindi anche a livello di esperienza è piuttosto acerbo. Sembra uno che ha voglia di imparare, e che impara in fretta. Lo dice lui stesso, ricordando gli esordi con Bresnik, come il passaggio dal rovescio bimane al monomane gli abbia cambiato sportivamente la vita; di come si senta uno molto fortunato per aver trasformato la passione in lavoro. E’ un tipo sveglio, schietto, che scrive puntualmente e assai lucidamente sulla propria bacheca Facebook spunti dopo ogni match, mai banali soprattutto dopo le sconfitte. Si dice che nel tennis per andare lontano bisogna esser attrezzati. Thiem pare equipaggiatissimo…
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