di Federico Mariani
Il tennis italiano e le scommesse. Fantasmi che tornano dopo il 2007, e nessun azzurro se lo sarebbe aspettato. Fantasmi alimentati dalle carte dell’inchiesta sul calcio-scommesse. “Gli atti sono quelli ufficiali dell’incidente probatorio che si è tenuto a Cremona a inizio ottobre nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse (primi arresti nel giugno 2011)” scrive Francesco Ceniti sulla Gazzetta dello Sport. “Da allora gli indagati sono diventati oltre 100 e il materiale sequestrato (pc, tablet, smartphone) una enormità. Alla fine il pm Roberto di Martino ha chiesto e ottenuto dal Gip Guido Salvini di effettuare un incidente probatorio (ha valore di prova e non è ripetibile) proprio sugli apparecchi prelevati nelle perquisizioni. I periti hanno lavorato per diversi mesi e adesso siamo arrivati al dunque”.
Le intercettazioni coinvolgono direttamente Daniele Bracciali, che ha avuto più contatti con Manlio Bruni, commercialista di Beppe Signori che insieme a Francesco Giannone costituisce quello che nell’inchiesta viene conosciuto come “il clan dei bolognesi”, e indirettamente Potito Starace. Entrambi, infatti, furono squalificati nel 2007 durante l’inchiesta che portò anche la squalifica di Alessio Di Mauro, punito per aver giocato cifre modeste su altri sport con la sua carta di credito. A Bracciali furono inflitti tre mesi di squalifica più una multa da 20mila dollari, mentre al campano un mese e mezzo di squalifica cui si aggiungono 30mila dollari di multa.
A riportare le trascrizioni delle conversazioni è la Gazzetta dello Sport che è uscita sul caso tramite la sua pagina web ieri in tarda serata. Secondo quanto riportato dal quotidiano milanese, ci sarebbe stato un contatto tra Daniele Bracciali e Manlio Bruni, ex commercialista di Beppe Signori già finito ai domiciliari nell’inchiesta del 2011. I due si sarebbero messi in contatto via Skype tramite la mediazione di tale “Goret” (si tratterebbe di Roberto Goretti, attuale ds del Perugia, che in passato da calciatore ha giocato anche ad Arezzo dove all’epoca si allenavano Bracciali e Starace) alla vigilia di un match di Newport del 2007 che vedeva impegnato l’azzurro con Jenkins. Bruni chiese a Bracciali di vincere il primo set e “se possibile andare un break avanti anche nel secondo”. La combine, tuttavia, non dovrebbe essere andata a buon fine in quanto Braccio si è mostrato titubante sulla buona riuscita :”se lo conoscevo avrei potuto farlo, così non posso”. Si discute anche di cifre in seguito col tennista che tira in ballo un “di solito di danno 50 poi dipende, comunque domani preferisco giocarla, magari un’altra volta” , queste le parole riportate da Gazzetta. I due torneranno poi a risentirsi durante l’inchiesta che portò poi alla squalifica di 9 mesi per Alessio Di Mauro. “Ti hanno interrogato?” chiede il Bruni. “Mi hanno già chiamato. La mia situazione è 40 volte meno quella di Di Mauro che ha giocato 7.000 fino a un mese fa”, la risposta di Bracciali.
La bollente chat di Skype vedrebbe coinvolto anche Potito Starace, anche se in misura diversa e minore rispetto all’aretino. La conversazione che lo riguarda, infatti, tra le chat oggetto dell’indagine e trapelate sui giornali, non ha il tennista come protagonista attivo. E’ una chat che risale al 2011 alla vigilia della finale del torneo di Casablanca. Finale che Starace gioca e perde in modo piuttosto netto contro Andujar, con cui aveva sempre vinto in precedenza. Protagonisti della chiacchierata su Skype sono Erodiani, ormai celebre allibratore di Pescara, e tale Corradino che su Skype risponde al nickname di soldatomercenario11. Erodiani chiede, come riporta il Corriere della Sera: «Starace ha fatto un assegno in garanzia?». E Corradino risponde: «Sì Ho visto i due assegni loro . Mi hanno detto muovi il max perché è fatta, vince ansimar (poi si corregge: Andujar, ndr). Ieri l’hanno fatto con Montanes (sconfitto in semifinale, ndr). Hanno vinto 1,5 milioni di euro, sul live altrettanti». La millanteria, comunque, in casi come questo, è sempre dietro l’angolo e poi c’è da comprendere se davvero un tennista sia disposto a perdere apposta in finale con la prospettiva di conquistare il primo titolo ATP della sua carriera.
Questi sono i fatti riportati da Gazzetta che dovranno comunque essere confermati. In questi casi è sempre preferibile astenersi dal giudicare qualsivoglia comportamento, fino a quando almeno lo farà la giustizia. Certo è che queste vicende dimostrano come ci sia un problema con le scommesse, un giro talmente grande e ricco da fungere da motivatore eccellente affinché gli atleti vadano contro il proprio sport. E’ un mondo complesso e ricco di sfaccettature che è difficile da giudicare. Spesso non servono conversazione Skype per accorgersi che un risultato sia alterato: chi vede con una certa frequenza i match dei tornei minori come ad esempio i challenger, è in grado di accorgersi di qualche anomalia che, peraltro, non è poi così rara. Così come i movimenti delle quote dei bookmaker talvolta fanno intendere molto. Che ci fossero scandali legati al tennis ed alle scommesse, è brutto affermarlo, ma è quasi “normale” per tre motivazioni principali di seguito esposte.
1)Semplicità del gioco. Il tennis è lo sport, se vogliamo, più semplice da manovrare in quanto si gioca uno contro uno ed ha regole ed automatismi che rendono molto facile “riuscire a perdere” anche da soli, senza che si manifesti la superiorità dell’avversario per intenderci.
2)Prize money troppo bassi. Nel tennis i guadagni sono in base ai rendimenti ed ai piazzamenti che si ottengono sul campo, cosa sacrosanta. Non c’è uno stipendio fisso, ma varia in funzione delle capacità del giocatore. Talvolta questi premi, però, sono troppo bassi, quasi irrisori trattandosi di professionisti anche di un certo livello. Parliamo di cifre e facciamo qualche esempio per meglio comprendere la situazione: nell’intercettazione Bracciali parlava di 50 che presumibilmente sono 50mila euro. Queste cifre un giocatore che galleggia attorno ai primi cento difficilmente le vede in un torneo, facciamo quasi mai. Per restare in tema con l’attualità, 50mila euro sono poco più di quanto percepirà il finalista del torneo di Stoccolma. Se, restando sempre in questa settimana, si gioca il challenger di San Juan e si riesce ad arrivare ai quarti di finale, l’assegno sarà da 1170 $. Come recitano i numeri, c’è una discrepanza troppo importante che, è inutile nasconderlo, tenta i giocatori. Qualcosa in questo senso deve essere fatto, ci deve essere un adeguamento economico per i tornei minori perché non è ammissibile per uno sport come il tennis che il 100 del mondo abbia difficoltà a far quadrare i conti a fine anno. Essere il 100 del mondo vuol dire che in quel momento nell’intero pianeta ci sono solo 99 persone che sanno giocare a tennis meglio di te.
3) Offerta dei bookmaker troppo ampia. Le combine si sono evolute. Non si tratta più di vincere o perdere ma, spesso, è una questione di perdere dopo che si stava vincendo agevolmente e viceversa, il classico ribaltone. Questa opzione, forse più difficile da realizzare, permette di arrivare a quote decisamente più elevate del canonico testa a testa pre-match. Ci sono dei bookmakers, uno su tutti Bet365, che hanno un’offerta di live betting pressoché infinita quotando tutto ciò che si sta giocando nel pianeta in tempo reale. Questo può essere estremamente pericoloso e, più che altro, facilita non poco il compito di chi pilota gli incontri.
Allo stato attuale delle cose risulta difficile arginare il triste fenomeno delle combine applicate al tennis, come allo stesso tempo è facile per i giocatori cadere nella trappola dell’illegalità. Attenzione, questa non vuole essere una giustificazione per un comportamento illecito che è sicuramente da condannare e perseguire, ma qualcosa a livello regolamentare deve essere fatto.
Leggi anche:
- None Found