A chi pensiamo subito quando sentiamo il cognome “McEnroe”? A John Patrick McEnroe Jr o Patrick John McEnroe? Prima di tutto occorre specificare che il colpevole di questo equivoco è senz’altro papà John Patrick McEnroe, reo di aver avuto sicuramente poca fantasia nella scelta dei nomi da dare ai suoi figli, nati nel 1959 e nel 1966, ma il punto è un altro: quello di dimenticare, spesso, che oltre al John McEnroe del serve and volley mancino, dei litigi con gli arbitri e degli immensi duelli con Bjorn Borg, c’è anche un Patrick McEnroe capace in carriera di vincere il Roland Garros in doppio, entrare nei primi 30 del mondo ed essere stato negli anni ’90 al numero 3 della “Double Ranking”.
Il più grande, John, ha vinto qualcosa come 148 tornei tra singolo e doppio e cinque coppe Davis con gli Stati Uniti, diventando una leggenda. Il più piccolo, invece, è semplicemente riconosciuto come “il fratello di John McEnroe”, nonostante possa dimostrare di aver detto comunque la sua nel circuito. Due mondi paradossalmente distanti che hanno avuto pochi punti d’incontro: due tornei vinti in coppia, l’ultimo singolare vinto in carriera da John a discapito di Patrick nella finale del Grand Prix di Chicago del 1992 e la cabina di telecronaca della CBS condivisa a fine carriera.
La sindrome del “fratello di John” è sempre stata presente in questo sport e non solo. Il convivere con l’onnipresente ombra del fratello nello stesso sport praticato può essere spesso, una pressione ulteriore che non molti sanno gestire. Nel tennis, infatti, sono davvero rari gli esempi di fratelli che sono riusciti a dividere la gloria o almeno ad esprimersi sugli stessi livelli. I gemelli Bryan hanno legato i loro successi ad uno dei doppi più spettacolari e vincenti della storia, Venus Williams con i suoi 7 titoli slam ha tracciato la strada per la sorella Serena e Dinara Safina nel 2009 è riuscita a raggiungere la posizione numero 1 del mondo che nove anni prima aveva raggiunto il fratello Marat Safin.
Eccezioni in un mare di storie da scoprire e per l’occasione ci concentreremo sul panorama attuale del tennis maschile per poi passare, in un prossimo articolo, alle ragazze.
ALL’OMBRA DEL CAMPIONE. La “famiglia Djokovic” può vantare ben tre rappresentanti nel singolare maschile. Novak (1987) sta continuando a scrivere la storia del tennis degli anni ‘10 e può seriamente diventare il tennista con più Slam vinti in carriera tra qualche anno e superare quindi il record di Federer. Il secondogenito Marko (1991) dopo aver sfruttato il nome del fratello per diverse wild card ha deciso di ritirarsi dal tennis giocato a 23 anni e seguire il fratello in tour. Una scelta che potrebbe riguardare anche il più piccolo dei fratelli, Djordje (1995), che al momento vanta solo 7 partite vinte a livello futures e la soddisfazione di aver vinto una partita in doppio con Nole nello scorso ATP di Pechino.
Per la famiglia Murray la situazione è diversa. Quindici mesi di vita separano Jamie ed Andy, entrambi seguiti sui campi direttamente da mamma Judy già dai primi anni: Andy ha avuto fin da subito una marcia in più ed è riuscito nell’impresa di riportare nell’albo d’oro di Wimbledon il cognome di un britannico ormai assente dal 1936. La sua onnipresenza nelle prime posizioni del ranking, la vittoria della medaglia d’oro a Londra 2012 e la successiva affermazione allo US Open hanno costretto il più grande, Jamie, ad entrare nella sindrome del “fratello di John”. Qui, però, la situazione si fa più interessante perché Jamie ha saputo continuare un percorso silenzioso che lo ha portato a giocare le ultime tre finali di doppio dei tornei Slam vincendo l’ultimo Australian Open. Inoltre la Coppa Davis 2015 vinta dalla Gran Bretagna ha visto in Jamie uno dei protagonisti: dai quarti alla finale ha vinto tutti i doppi in coppia con Andy.
Condividono attualmente anche lo stesso limite: sia in singolare che in doppio al numero 2 c’è un Murray.
IL FRATELLO DI PROVINCIA. Diversi sono anche i casi di top 50 che girano in lungo e in largo il mondo saltando da un torneo all’altro con il fratello minore intrappolato nel futures di provincia. L’ultima settimana è stata proprio la famiglia “Melzer” a riaccendere la curiosità su questo strano fenomeno: Gerald (1990) ha vinto il suo terzo challenger stagionale a Morelos e si candida di diritto ad essere un prossimo top 100 a fine anno, un gran bel traguardo se pensiamo ai suoi quattro anni di futures tra 2010 e 2013 e a tutta la difficoltà avuta per entrare nei primi 200 del mondo. Una crescita che sicuramente non potrà ripercorrere i risultati del fratello Jurgen (1981) e top 10 sia nella classifica del singolare (storica semifinale al Roland Garros 2010) che in quella di doppio, dove vanta anche la vittoria di Wimbledon e degli US Open.
Una sorte simile la si nota anche in casa Granollers: Marcel (1986) ha sempre fatto molto bene in singolare e soprattutto in doppio (numero 4 del mondo, vittoria della Masters Cup, due finali slam e diverse convocazioni in Davis), mentre il fratello Gerard (1989), con cui condivide una somiglianza impressionante, naviga da 6 anni nel limbo 200-300 senza essersi mai affacciato nel tennis che conta.
Ancora più netta, poi, è la distanza tra Pablo Cuevas (1986) e il fratello Martin (1992). Il più grande ha vinto 9 tornei ATP tra singolo e doppio e il più piccolo al momento è fuori dalla top 500 ed ha solo 3 tornei futures all’attivo. L’unico punto di contatto è il doppio giocato in Davis con l’Uruguay dove la differenza tecnica tra i due è netta.
SUPERARE IL FRATELLO MAGGIORE. Anche se, numeri alla mano, il sorpasso deve ancora essere fatto, il giovane Alexander Zverev (1997) è predestinato ad essere un futuro top ten, dal momento che è entrato da giovanissimo nel circuito Atp e in poco tempo ha già all’attivo delle vittorie eccellenti con Anderson, Bellucci, Dolgopolov, Cilic, Monaco e Simon. Il suo exploit è praticamente dietro l’angolo e sembra ormai scontato il sorpasso sul fratello Mischa (1987) che non è riuscito a spingersi oltre alla 44esima posizione ed ora, tra infortuni e un tennis discostante, frequenta challenger e qualificazioni degli Atp.
DALL’ALTRA PARTE DEL CAMPO. Julien e Antoine Benneteau. Quella che poteva essere una storia da racchiudere nel capitolo “Il fratello di provincia” in realtà è diventata un qualcosa di più. Il più grande dei due, Julien (1981), è sicuramente quello più riconosciuto grazie ai suoi risultati nel circuito maggiore: 10 finali ATP tutte perse in singolare, ma una grande vittoria in doppio con Roger-Vasselin al Roland Garros 2014. Il suo 2015 è stato praticamente nullo a causa di un infortunio che lo ha allontanato dai campi per nove mesi. In una conferenza stampa di dicembre in cui comunicava la ripresa dell’attività agonistica, ha aggiunto anche un piccolo particolare: il suo nuovo allenatore sarà il fratello Antoine (1986), ritirato da un anno e mezzo e noto solamente nel circuito futures.
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