di Luca Fiorino (@LucaFiorino24)
Nuvolette di gesso che si alzano, rimbalzi irregolari ed ace che piovono a dismisura. E’ arrivata l’erba e gli effetti su tutti noi ci auguriamo possano essere benefici. Sugli scudi i più grandi specialisti della superficie, tra cui quei rari esemplari che praticano ancora oggi il tanto amato quanto ormai desueto serve and volley. Tra questi c’è un bombardiere australiano che interpreta un modo di giocare ormai superato in chiave moderna: Sam Groth. Allo stile tradizionale, l’australiano ha aggiunto due aspetti decisamente fondamentali nel tennis attuale quali il fisico e la potenza.
Nato in Australia, precisamente a Narrandera, in una piccola cittadina del Nuovo Galles del Sud, Sam è cresciuto a pane, racchette e palle ovali. Inizia a dilettarsi con lo “sport del diavolo” all’età di 10 anni ma è costantemente combattuto sino al compimento dei 16 anni tra le sue due più grandi passioni: il tennis ed il football australiano. Amante dei campi in erba (da buon aussie non potrebbe essere altrimenti), si ispira al gioco tutto estro e fantasia di Pat Rafter e Mark Philippoussis. In campo giovanile non ottiene risultati eclatanti, eccezion fatta per la finale di doppio raggiunta in coppia con Andrew Kennaugh a Wimbledon nel 2005, ultimo torneo junior prima di calarsi nel mondo pro. La partenza è in salita e le soddisfazioni tardano ad arrivare, specialmente in singolare. Qualche apparizione nel circuito challenger ed ecco finalmente nel 2008 arrivare il primo accesso al main draw di un torneo Atp. Sull’erba di Nottingham l’australiano elimina dapprima Janko Tipsarevic in qualificazioni, supera il primo turno ai danni della wild card britannica Jamie Baker, salvo poi perdere al turno successivo contro Gilles Simon.
La strada sembra ora essere meno tortuosa, “Grothy” sta scalando le classifiche mondiali ed è stabilmente tra i primi 300 al mondo. Esordisce nel suo primo Slam, quello di casa degli Australian Open, nel 2009 ed un mese dopo trova la felicità convolando a nozze con la collega Jarmila Gajdosova. Successivamente, sulle ali dell’entusiasmo, centra il primo titolo futures della carriera e raggiunge qualche semifinale ed una finale a livello challenger. Non tutto però è sempre rose e fiori. Nel 2010 non riesce a qualificarsi per nessun torneo del circuito maggiore ma rimedia qualche modesta vittoria in tornei futures. Groth sembra non esser tranquillo, quella tranquillità che sembrava aver trovato sembra lo stia abbandonando. E’ l’inizio di un lento oblio.
Il 2011 dovrebbe essere un anno da dimenticare ma non sarà così. Tra le magre consolazioni di quella stagione tennistica c’è un unico ed anonimo successo al Caloundra Challenger, in doppio con l’amico Matthew Ebden. Una partita che si rivelerà più importante di quanto il bombardiere australiano potesse mai immaginare. “Ero in vacanza sulla Sunshine Coast con degli amici – racconta Jeff Rudd, allenatore della squadra riserve del Vermont Eagles – quando andai a vedere Sam impegnato in finale”. “Che spreco di talento, uno con quel fisico dovrebbe giocare a footy!” – esclamò a sua moglie -. Il caso ha voluto che quattro mesi più tardi quell’omaccione di 1,93 m per 99 kg andasse a bussare alla porta di Jeff. “C’è un tizio che afferma di essere un tennista e che vorrebbe giocare con noi a football australiano” disse un componente dello staff del Vermont Eagles. “Scommetto che è Samuel Groth” ribattè convinto Jeff. Scommessa vinta. Groth separatosi dalla moglie e con una spalla ancora malconcia dopo un intervento chirurgico, aveva deciso di allontanarsi momentaneamente dal tennis e di dedicarsi al “footy”. “Dopo tutto quello che era successo avevo bisogno di qualche cambiamento ed uno sport di squadra poteva fare al caso mio – ha rivelato non molto tempo fa Sam -. Non sapevo ancora quale sarebbe stato il mio futuro, sapevo solo che avrei voluto essere felice. Fino a pochi mesi prima ero sposato e in giro per il mondo a giocare a tennis e poco dopo mi divertivo a dare calci ad un pallone”. Un’avventura chiusa nel giro di qualche mese, giusto il tempo di disputare il campionato con la squadra (inizio della stagione a marzo e chiusura a settembre) e capire che il vero amore di Sam fosse il tennis.
Chi di voi crede nelle coincidenze? L’ultima partita di “Grothy” prima della sua breve parentesi nel football australiano risale al 23 marzo del 2011, match perso per ritiro contro Alessandro Colella. Volete sapere quando ritornerà a giocare? Il 23 novembre dello stesso anno in un futures australiano. Ma non finisce qui. Esattamente tre anni dopo il ritiro contro il nostro connazionale, il 23 marzo 2014, Sam Groth conquisterà il primo titolo challenger della carriera a Rimouski. Una data speciale ed un numero, il 23 (il cui significato nella smorfia napoletana è tutt’altro che incoraggiante), tanto ricorrente quanto determinante negli step decisivi della carriera dell’aussie. La scalata non è delle più semplici ma Groth sembra avere un piglio diverso. Fino al successo in Canada a dire il vero non ha raccolto moltissimo ma si è reso protagonista di un record, purtroppo non riconosciutogli. Nel challenger coreano di Busan, durante il match perso contro Uladzimir Ignatik, Sam ha servito una piastrella alla velocità di 263 km/h, battuta più veloce nella storia del tennis. Peccato che l’ATP a causa della variabilità dei radar non gli riconoscerà il record pur confermando che nel torneo suddetto veniva adottata un’apparecchiatura omologata e che i dati erano considerati nella norma. “Ho sempre saputo di possedere un ottimo servizio ma disputando tornei minori non ho mai avuto la possibilità di giocare dove ci fosse il radar – disse Sam Groth in merito all’episodio – Se sei il numero 300 del ranking ciò non significa che tu non possa avere il miglior servizio del mondo. Ma tirare più forte degli altri non vuol dire essere più bravi. Se sei un atleta e sei il più rapido vinci. Nel tennis non è così”.
Scrollatosi di dosso qualche nomea attribuitagli tempo fa, quest’anno Sam si sta togliendo diverse soddisfazioni, proseguendo ciò che di buono ha costruito nella precedente stagione, chiusa da numero 81 del ranking Atp. Altro successo ottenuto a fine aprile sul veloce di Taipei e ultimissimo titolo sull’erba di Manchester la settimana scorsa. Al momento, con i quarti del torneo di Stoccarda, il bombardiere australiano vanta un filotto di 7 match consecutivi vinti sull’erba a fronte di una sola sconfitta rimediata oggi con Viktor Troicki. Se gli avversari nel torneo inglese potessero essere di minor livello (Rajeev Ram e James Ward rimangono sempre clienti scomodi su questa superficie), in Germania non possono passare inosservate le vittorie sui Sergiy Stakhovsky e Feliciano Lopez. Un fisico imponente e statuario dal quale sprigiona una potenza devastante. Il servizio, la cui meccanica è pressoché perfetta, è una vera e propria arma di distruzione di massa. Ciò che colpisce maggiormente, oltre alla velocità con la quale riesce a presentarsi a rete dopo un colpo di quel tipo, è la sensibilità con cui tocca la palla e ricama le volée. Potenza bruta sì ma anche tocco. Aggiungeteci a tutto ciò una discreta bravura nel giocare i passanti ed una buona risposta maturata negli anni grazie anche al doppio ed ecco che esce fuori un giocatore pericolosissimo, specialmente sui manti verdi.
Lungi da me raffigurare Sam Groth come un potenziale nuovo Goran Ivanisevic ma guai a sottovalutarlo, perché l’australiano sarà qualcosa di più di un semplice outsider. Sam ha saputo ricominciare dalla fine, analizzare gli errori del passato e ripartire più forte che mai. Venghino siore e siori, si accomodino, la tavola è già stata imbandita, in queste settimane il menù all’ordine del giorno sarà rigorosamente a base di verdure e tennis champagne…
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