di Marco Mazzoni
Con i successi di Djokovic e Serena ieri sera è andata in archivio l’edizione 2014 degli Internazionali BNL d’Italia. Un grande torneo, in tutti i sensi, che ha segnato non solo record di presenze ed incassi, ma che ha fornito un responso tecnico notevole. A partire dalle conferme dei big ad una settimana da Parigi, passando per “l’ingresso in società” di alcune new balls, e con il privilegio di aver vissuto la favola di Sara Errani, tanto brava quanto sfortunata. Un vortice di emozioni che sarà difficile cancellare in breve tempo. E, lasciatemelo scrivere in questo grigio lunedì mattina post-torneo, gli #ibi14 mi hanno lasciato anche un bel po’ di nostalgia, ripensando alle tante emozioni vissute in campo (e dintorni) nel corso della settimana spesa intensamente al Foro Italico. Le corse per assistere a più match possibili, la professionalità e simpatia di molti ragazzi e ragazze dello staff (dai desk stampa fino al bar, mai così accogliente in passato), il tutto immerso nella passione genuina del pubblico… tante istantanee da conservare.
L’impianto è stato ancora migliorato, a partire dai tre bei campi di training adiacenti al centrale, il tutto con l’apertura del nuovo grande e verdissimo spazio, addirittura impreziosito da un campo in erba tanto posticcio quando accattivante e preso d’assalto dai bambini. Gli spazi oggi ci sono, con aree commerciali importanti ma mano invadenti di un tempo, e l’area più “vip” discretamente laterale, un plus all’evento ma “solo accessorio”, non come quando – alcune stagioni fa – per il romano doc il vero evento erano le nottate al Foro e non le gesta dei campioni…
Ed i campioni hanno risposto presente. Hanno giocato mediamente bene, certamente meglio che nel disastroso torneo di Madrid, cugino francamente scomodo e per nulla attraente in quella scatola metallica che pare uscita da un gigantesco hangar di ferramenta tipo OBI o similia…
Serena ha ben sfruttato il torneo del Foro per annettere l’ennesimo trofeo della sua carriera incredibile, e giocare un po’ di match in vista di Roland Garros dove dovrà difendere il titolo 2013. La sua reazione fisica e tecnica contro la Ivanovic è stata qualcosa che va oltre allo sport, e chiedere a Sara di batterla sarebbe stato fin troppo. Eppure la nostra gladiatoria n.1 c’ha provato, ha ringhiato ed era più che in partita quando la gamba ha fatto crack. Probabilmente non ce l’avrebbe fatta a vincere, ma la malasorte è stata proprio cattiva con lei, non dandole l’opportunità di giocarsela fino alla fine, e mettendo pure a rischio presenza/miglior forma per Parigi. Un vero peccato, perché la vittoria di Sarita contro Li Na (problemi digestivi a parte) è stata conquistata con ampio merito, sul campo, in una delle partite più significative della sua carriera. Per restare nel tabellone rosa, molto bene Ana Ivanovic, che pare davvero ad passo dall’esser tornata quella giocatrice capace di vincere a Parigi, con il dritto che fa di nuovo le buche in terra… e con lei in netta ascesa anche la connazionale Jankovic, meno dotata sul piano tecnico ma fisicamente prontissima. Peccato per Flavia Pennetta, che proprio contro Jelena ha giocato un match al di sotto delle sue potenzialità, con la sensazione che in un paio di momenti la partita poteva anche girare a suo favore.
Molto buona l’edizione maschile, e non solo per la finale che ha visto lo scontro n.41 tra i due giocatori più forti del mondo, e la vittoria di Nole, oggi il migliore per qualità complessiva di tennis. Le semifinali racchiudono meglio di ogni altra foto l’andamento del torneo: 2 campionissimi contro 2 emergenti, Raonic e Dimitrov. Grigor non è proprio riuscito ad entrare in partita contro Rafa, uscendo dal campo visibilmente scosso e deluso. Memore della bella prestazione di Monte Carlo 2013 sul rosso, o anche dello scorso Australian Open, ci si attendeva da lui un’opposizione più veemente, che non gli è riuscita. Resta ugualmente un ottimo torneo per lui, la prima semifinale in un 1000 e soprattutto la conferma che la crescita sul piano fisico ed agonistico è importante. Un tennis discretamente più solido, che si basa oggi su un footwork molto più ordinato del passato. L’intensità non è ancora alla pari con quella dei “mostri” che dominano il tour, ma finalmente Dimitrov è ad passo dal potersi sedere al banchetto degli Dei, ed è un’ottima notizia per il tennis.
Raonic invece sembra già più che seduto a tale banchetto, ed ha già iniziato ad addentare l’antipasto… L’obiezione di un tabellone “facile” non regge. Milos ha giocato un grandissimo tennis, contro uno Tsonga in ripresa, contro uno Chardy che tirava mazzate da tutte le parti, e soprattutto contro Djokovic in semifinale. Eccetto l’avvio stentato in finale, si può dire che Novak abbia complessivamente sofferto di più sul piano tecnico Raonic di Nadal… e non dimentichiamoci che si giocava sul rosso, dove Milos l’anno scorso si impantanava al primo scatto. Il lavoro iniziato con Ljubicic e tutto il team Piatti (presente a Roma al fianco del canadese) sta dando frutti clamorosi, molto più in fretta di quel che immaginavo. Raonic è totalmente un altro giocatore per come approccia la palla, in generale ma soprattutto sul lato sinistro; questo gli consente una difesa più sicura, e gli permette di sparare qualche accelerazione con più margine e controllo nella spinta. La crescita è dovuta al lavoro svolto nel migliorare la frenata quando scatta verso la palla: in passato tendeva ad andarle troppo sotto perché partiva tardi, scattava in affanno con lunghi passi a bassa frequenza, il tutto aggravato dal suo fisico con baricentro molto alto, che lo costringeva a importanti piegamenti per impattare basso sul lato sinistro. Questa meccanica complicata e “macchinosa” di avvicinamento alla palla troppo spesso lo portava a strozzare lo swing del rovescio, poiché non sapeva gestire bene la frenata della corsa sulla palla, che gli finiva troppo vicina al busto, e quindi era molto complicato girare bene il tronco ed entrambe le braccia per eseguire un movimento completo ed in equilibrio. Adesso con questo footwork di “piccoli passi”, agili e composti arriva sulla palla nettamente meglio, con più anticipo e quindi può iniziare la frenata al momento ideale, iniziando anche la fase di apertura con il timing giusto. Ne scaturisce una distanza più corretta dalla palla e quindi rovesci mediamente più precisi nella spinta e più sicuri in difesa. Un footwork così migliorato aumenta la qualità di tutto il tennis, anche nella spinta col dritto, il suo colpo più pericoloso insieme alla battuta. E questo miglioramento fisico sostiene la tecnica e allarga l’orizzonte tattico, visto che oggi riesce a controllare un numero maggiori di situazioni di gioco, senza l’obbligo a sparare appena finisce sotto. Questo Raonic sarà molto più di una mina vagante sul veloce in estate…
Della finale si è già scritto troppo, inutile tornarci con dovizia di particolari. Solo sottolineo la tendenza tra Nole e Rafa: dopo US Open 2013 Djokovic ha vinto tutte e 4 le loro sfide successive, perdendo solo ieri un set. Con Nadal non al 100% della capacità di spinta e di ribaltare gli scambi, il “Djoker” gioca meglio a tennis, ha più armi e se resta intenso è più forte di Nadal, anche su terra. L’incognita è solo sulla durata, in ottica Parigi: se il serbo riuscirà in caso di finale (probabile) tra loro due a reggere nell’intensità della spinta per 3 set su 5. Vedremo.
A questo bilancio molto positivo del torneo maschile, a cui si possono aggiungere anche un Haas che ha dato spettacolo contro Wawrinka, un buonissimo Ferrer (vero outsider a Parigi) ed un Gilles Simon che s’è reso attore di un match pazzesco vs Rafa by night, purtroppo non hanno contribuito i nostri azzurri. Gli unici che meritano un applauso convinto sono Travaglia, che ha giocato un match notevole ed anche sfortunato contro Bolelli; e lo stesso Bolelli, che superato l’ostacolo “Steto” non ha affatto sfigurato contro Raonic, dimostrando che il suo tennis può reggere anche palcoscenici del genere. Male Fognini, forse schiacciato da troppa attesa; ma mentre tutti cercano (inutilmente…) di addentrarsi nella sua psiche complessa issandosi a novelli Freud, io personalmente l’ho visto un po’ scarico sul piano fisico. Che abbia giocato troppo? Vedremo a Parigi. Certo un vero peccato per Roma, visto che in tabellone era nello slot lasciato “libero” da Federer, e contro Raonic nei quarti se la poteva giocare ampiamente. Seppi sta salendo, buona notizia, ma è uscito “male” contro Haas, un match si poteva vincere. Brutta partita invece per Lorenzi, che aveva pescato molto bene in tabellone; ci si aspettava di più da uno che a Roma ha sempre trovato il modo di esaltarsi ed esaltare il pubblico. Da Volandri purtroppo non mi aspettavo granché, anche per la difficoltà di un avversario per lui tostissimo; benino invece Cecchinato, forse troppo teso nelle fasi più calde del match. Ha un tennis che può reggere tecnicamente il livello ATP, forse non fisicamente, dove manca ancora di potenza.
Arrivederci all’anno prossimo Roma, l’attesa sarà dannatamente lunga…
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