di Enrico Carrossino
Per un Andy che ai piani alti ormai c’ha preso dimora fissa, un altro è stato brutalmente sfrattato. Stiamo parlando di Roddick, l’ormai ex campione statunitense, vincitore degli US Open 2003 e tre volte finalista a Wimbledon, fisso residente della top 10 per tutto lo scorso decennio e ultimo n 1 prima dell’era Federer. Già, proprio lui che ha vissuto per tutta la sua carriera ad altissimi livelli sembra ormai avviato all’inesorabile tramonto, uscendo per la prima volta dopo oltre 10 anni dalla top 25, e sopratutto rischiando più che seriamente questa settimana l’esclusione dai primi 50, che potrebbe impedirgli addirittura l’accesso diretto al main draw dei Masters 1000!
Insomma, davvero un’ingloriosa fine per colui il quale ha tenuto in piedi la bandiera del suo paese in tutti questi anni, vincendo ben 30 titoli tra cui 5 Masters e lo slam americano del 2003. Classe 1982, il 29enne di Omaha s’è sempre distinto per il suo devastante servizio (che a Wimbledon 2001 gli valse il record assoluto di velocità) e un ottimo dritto, sorretti da una potenza fisica mostruosa. Il rovescio è molto migliorato con gli anni, compreso il back, mentre a rete se l’è sempre cavata pur non essendo un fenomeno sul tocco. Il fisico potente non lo aiutava con la velocità, tuttavia compensata da una buona resistenza, costruitasi grazie alla grande dedizione di Andy, sempre molto attento e concentrato negli allenamenti. Il classico americano amante del servizio e dritto insomma, che preferisce chiudere i punti sull’1-2. Una tecnica che andava molto in voga a cavallo dei millenni, ma che con l’arrivo di palle più pesanti, e cambiamenti vari di materiali e superfici, ha visto la sua efficacia erodersi progressivamente, fino alla desuetudine attuale. Ciò ha portato all’uniformarsi del gioco sulle varie superfici, adeguandolo principalmente a quello da terra, fatto di scambi continui e prolungati da fondo, che non a caso ha fatto sparire i vecchi attaccanti da circuito (ormai i soli Llodra, Mahut e F.Lopez giocano serve&volley). Ovviamente uniformare non significa eguagliare, ma in ogni caso la durata media dello scambio è alta sia sul cemento che talvolta sull’erba.
Cosa c’entra il sermone sulla fugacità del tempo con Roddick? Semplice, la maggior usura fisica! Non è solo infatti una questione meramente tecnica di impossibilità di sfondare in pochi colpi l’avversario, bensì l’obbligo di dover stare a scambiare e correre da una parte all’altra del campo con un inevitabile maggior dispendio di energie psicofisiche. Che già è pesante per chiunque, figuriamoci per chi non è abituato a “pedalare”. Giocatori della caratura di Hewitt, Ferrero, Nalbandian, Blake sono spariti dai main draw principali, a dimostrazione che una generazione intera di tennisti ha finito il suo ciclo, col solo Federer rimasto ad alti livelli. Destino al quale sembrava scampare pure il Nostro, che invece ora sta ingurgitando nei meandri delle classifiche. L’ultima speranza per Roddick è proprio difendere il titolo per restare nei 30, impresa tuttavia difficile visto il field del torneo del Tennessee, fitto di giovani leoni e vecchi marpioni. Come lui per l’appunto. Ce la farà a dare l’ultimo colpo di coda? Forse si, più probabilmente no. Se si, saremo ben felici di ammettere l’errore. Ma le prospettive sono tutt’altro che favorevoli, dall’orlo del baratro.