di Alessandro Nizegorodcew
Un finale di stagione in crescita per Riccardo Ghedin. La semifinale in doppio a Brescia in coppia con il francese Olivier Charroin è un bel segnale in vista del 2015. Ma ci tiene a precisare non vuol dire che trascurerà il singolare. “Quest’anno non ho lasciato il singolo” spiega, “ho avuto problemi al ginocchio al tendine rotuleo e una tendinite al polso. Ci giocavo sopra perché pensavo sempre che riscaldandomi le cose sarebbero migliorate. E invece sono andate sempre peggio. Da agosto non ho giocato per due mesi. Ora sto meglio e mi sento più in fiducia in singolo e in doppio”.
L’idea era di giocarlo tutto l’anno con Claudio Grassi. Le cose però sono andate diversamente. “Lui per fortuna è stato bene io ho avuto alti e bassi e ho iniziato a giocare solo doppi perché con gli infortuni non ce la facevo a fare anche il singolo. Nei due mesi in cui ho smesso ha fatto 5-6 settimane con altri compagni ma non è andato così bene come avrebbe voluto e ha deciso di giocare più tornei open e più competizioni a squadre per guadagnare qualcosa di più”.
Ghedin ha preferito concentrarsi sull’attività in Italia in questo 2014. “Era inutile andare dall’altra parte del mondo senza sapere se sarei stato fisicamente in grado di giocare tante partite. Ho giocato molto sulla terra che non è proprio la mia superficie preferita, ho dovuto adattarmi alle condizioni sulla terra che spesso era una palude. In autunno sono andato in India e Uzbekistan sul veloce”: si è qualificato a Tashkent Indore e Pune in singolare perdendo da Lukas Lacko Menendezs-Maceiras e il giapponese Moriya n.154 del mondo, e giocato in doppio con tre partner diversi senza grandi risultati. “Giocherò ancora il singolo” promette, “l’importante per me è stare bene fisicamente. Ora il problema fisico è risolto per il 90%: dovrò fare ancora due settimane di cure dopo Andria. Giocherò ovviamente anche in doppio con un nuovo compagno fisso, Fabrice Martin. Giocheremo da febbraio perché forse gli daranno una wild card con un altro francese a Montpellier e Marsiglia. In termini di classifica, partiamo dallo stello livello (lui è 160, e io 170). Giocheremo sul cemento, visto che anche lui preferisce il veloce. Lui serve benissimo e risponde d’istinto. Poi vedremo come saranno andati i primi 8-9 tornei e decideremo come proseguire”.
Ma Quanto è importante avere un compagno fisso in doppio, soprattutto a alto livello? “Ho vissuto questa cosa direttamente, con Olivier (Charroin). Questa è la quarta settimana che giochiamo insieme. All’inizio non eravamo fluidi, abbiamo anche avuto la sfortuna di giocare contro coppie affiatate. Se non ti conosci, non sai cosa fare, cosa aspettarti dal tuo partner. Ora che ci conosciamo meglio siamo in semifinale”.
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