di Piero Emmolo
Settimana con due appuntamenti challenger in Australia e Panama. Affermazioni di Reid e del redivivo Odesnik.
BURNIE (50000$, HARD) L’appuntamento aussie ha visto prevalere il giocatore di casa Matt Reid, vittorioso in finale sull’asiatico del Sol Levante Hiroki Moriya con lo score di 6-3 6-2. Ben nutrita la flotta di australiani in tabellone. Considerevole anche il numero di atleti giapponesi nel main draw con un piazzamento in semifinale anche per Yuichi Ito. Il ventitreenne australiano ottiene il primo alloro challenger in carriera. Giá l’anno scorso il continente downunder aveva portato bene al neo 183 ATP (best ranking personale). In quel di Sydney solo un coriaceo Kyrgios aveva negato la prima gioia in carriera nel circuito challenger. La sorte, un anno esatto dopo, ha premiato comunque l’impegno del giocatore del Nuovo Galles. Il match di Davis Cup dell’australiano di origini greco-malesi deve però aver attenuato parzialmente i rimorsi di Reid. La naturale attitudine a palcoscenici di rilievo ed un invidiabile atletismo, fanno del giovane australiano uno dei prospetti più interessanti in chiave futura. Qualitá da abbinare ad un agonismo da fighter che rievoca lo Hewitt dei tempi migliori. Personalmente, vedo più margini di miglioramento in Kyrgios che in Kokkinakis. Con un Tomic che fatica a consacrarsi definitivamente, i due gioiellini oceanici hanno tutte le carte in regola per formare un’invidiabile accoppiata di singolaristi nella Davis del futuro. Lo storico appeal della competizione per nazioni sembra aver risvegliato l’intorpidito nazionalismo di Federer che dopo una convincente affermazione contro il serbo Bozoljiac, ha confermato la sua presenza anche per il match di quarti contro il Kazhakistan.
CHITRE (50000$, HARD) S’arresta ai quarti l’invidiabile ruolino di marcia del colombiano Falla nel circuito challenger annuale. Dopo le affermazioni di Noumea e Bucaramanga, solo i fastidi al tendine rotuleo hanno fermato l’avanzata del veterano di Cali. La vittoria è andata all’americano Wayne Odesnik, che per tutto il torneo ha mostrato doti di gran agonista in tutti i match. A soccombere alla distanza nell’atto conclusivo del torneo è stato il taipeiano Jimmy Wang. L’asiatico,capace di piazzare il break decisivo all’undicesimo game del primo set, ha poi ceduto march e torneo con un periodico 6-4. Una storia piena di misteri quella del nativo di Johannesburg. Tra presunti silent ban, coinvolgimenti nel doping e inchieste sul tennis-scommesse, l’americano di passaporto è venuto ultimamente alla ribalta non proprio per meriti tennistici. Inevitabile non rievocare quel tanto discusso match di primo turno di Wimbledon 2013 proprio con Wang. I corsi e ricorsi dello sport li hanno messi nuovamente contro proprio nell’atto conclusivo dell’appuntamento panamense. Una triste vicenda quella di Odesnik. Di quelle che allontanano piuttosto che avvicinano allo sport. Mai chiarita del tutto e della quale si farebbe volentieri meno parlarne. Dapprima fermato alla dogana australiana con ormoni e siringhe nel bag; poi pesantemente coinvolto nello scandalo di una clinica tedesca che somministrava sostanze dopanti a pugili e ciclisti; infine, più volte attaccato dai colleghi del circus per non essere proprio un “ethically correct”. Glissando questo, pur inerente, off topic, erano tre gli italiani ai nastri di partenza del torneo centr’americano. Il romano Riccardo Ghedin e i toscani Walter Trusendi e Paolo Lorenzi. Tutti collocati nella parte bassa del main draw, hanno deposto le armi proprio col futuro vincitore del torneo, rispettivamente al primo, secondo turno e semifinale in tre match tiratissimi. Altro buon piazzamento per Paolo Lorenzi, in costante crescita dopo la finale della scorsa settimana.