(L’australiano Matthew Ebden, nonostante sia numero 237 Atp ha guadagnato in stagione 400.000$)
di Alessandro Nizegorodcew
I luoghi comuni sono sempre all’ordine del giorno. Il tennis è economicamente uno sport molto dispendioso. Gli investimenti, soprattutto nella fase juniores sino ai primissimi anni di professionismo, sono ingenti e se non si arriva a superare la fatidica soglia dei Top-100 i guadagni saranno spesso inferiori alle spese. Quando si argomenta su dollari e ranking si parla sempre di un rapporto diretto e non modificabile: il numero 50 ha ottimi introiti, il numero 100 può dirsi professionista (nel senso di guadagnarsi da vivere grazie al tennis), il numero 150 va in pari e tutti quelli a seguire sono in perdita (chi più, chi meno). La realtà, però, è diversa.
LA PROGRAMMAZIONE. La programmazione è una scienza. Bisogna studiare attentatemente il calendario, la propria classifica, i montepremi dei tornei e le proprie disponibilità economiche. Non è il ranking a determinare i guadagni, bensì i tornei nei quali si sono guadagnati i maggiori punti. Esempio che risale al 2009: Paolo Lorenzi arriva sino al numero 84 del mondo disputando una stagione challenger memorabile con 3 vittorie e altrettante finali. Il francese Sebastien De Chaunac si dedica a qualche futures, qualche challenger e in larga parte a qualificazioni Atp, arrivando a fine anno al numero 140 Atp. Entrambi sono partiti, a inizio anno, poco fuori dai Top-100. De Chaunac supera il tabellone cadetto a Melbourne (raggiungendo anche il secondo turno), arriva ai quarti nel torneo Atp di Johannesburg (sempre partendo dalle “quali”), vincendo il draw di qualificazione anche a Indianapolis, Metz e Washington. Il senese, tra singolo e doppio, nel 2009 guadagna 98.000$, De Chaunac arriva a 115.000$. La differenza di 17.000$ è piuttosto notevole se si considerano le 56 posizioni di differenza.
DIMMI DOVE GIOCHI E TI DIRO’ CHI SEI. L’esempio Lorenzi-De Chaunac è piuttosto chiaro, ma è il caso di dare un’occhiata alla stagione 2014 e alle incongruenze del “luogo comune”: Ranking 100 = Prize Money 100. Uno dei giocatori migliori del panorama italiano, a livello internazionale, è stato Luca Vanni. L’azzurro, dopo un grave infortunio al ginocchio e conseguente intervento chirurgico, ha iniziato il 2014 con pochissimi punti giungendo dopo innumerevoli futures e qualche buon challenger, sino al numero 151. Dollari guadagnati nell’anno? La “miseria” di 50.000, proprio a causa della partenza ad handicap (era numero 830 a fine 2013). Per capire quante invece sono state le spese, è d’obbligo dare uno sguardo al numero di tornei disputati (in questo caso 31, un numero molto elevato) e ai viaggi che l’italiano ha dovuto effettuare. Solamente nell’ultima parte di stagione Vanni ha optato per viaggi trans-oceanici, gestendosi benissimo nei primi a livello economico giocando (e vincendo) una miriade di futures su suolo italiano. Senza fare i conti in tasca a nessuno, ma la gestione/programmazione di Vanni pare essere stata praticamente perfetta. Analizzando altri giocatori nella medesima posizione di classifica si può notare come il canadese Frank Dancevic, che ha chiuso l’anno al numero 149 Atp, abbia messo insieme tra singolo e doppio 203.000$, una cifra piuttosto interessante. Stessa cosa dicasi per il croato Ante Pavic (157 Atp), che nel complesso ha portato a casa 193.000$. Scendendo in classifica, però, dovremmo trovare guadagni inferiori ai suddetti Dancevic e Pavic, che comunque non hanno vissuto una cattiva stagione a livello economico. E invece non è così. Michael Russell, numero 161 al mondo, nel 2014 ha incassato 250.000$ di Prize Money, disputando 22 tornei (la maggior parte su suolo statunitense, risparmiando non poco in termini di spese. Va infatti sottolineato come gli spostamenti negli Stati Uniti siano anche molto lunghi, ma i voli interni sono spesso piuttosto convenienti). Ma proviamo a scendere ancora di più in classifica: Michal Przysiezny, numero 174 del mondo, ha riportato nella sua Wroclaw 338.000$. In questo caso, senza possibilità di smentite, un giocatore ai limiti della Top-200 ha guadagnato molto bene e sicuramente sarà in positivo in termini tra guadagni e spese. Scendendo ancora si possono trovare altri tennisti dal prize money soddisfacente come i 105.000$ di Axel Michon (numero 208 Atp), i 135.000$ di Marco Chiudinelli (numero 216 Atp) o ancora i 113.000$ di Robby Ginepri (numero 225). Arriviamo a questo punto all’esempio lampante di Matthew Ebden, che nel 2014 nonostante la posizione 237 Atp (al limite per l’ingresso nelle qualificazioni Slam) si intascato 403.000$. Una posizione più sotto c’è Roberto Marcora, soldi gudagnati nell’anno: 33.000$. Il numero 300 del mondo, Albano Olivetti, ha superato invece la soglia dei 100.000$. Ma torniamo ora ai giocatori tra il numero 50 e 100 Atp, quelli che, a detta di tutti, sono più che benestanti. Ebbene anche all’interno di questa categoria troviamo chi ha conquistato punti nei grandi tornei arrivando a cifre vicine agli 800.000$. Ma soprattutto tra numero 70 e 100 troviamo esempi piuttosto esaustivi che avvalorano la nostro teoria. Peter Gojowczyk, numero 79 Atp, ha incassato nell’anno 291.000$, decisamente meno di Ebden e Przysiesny. Il numero 90 Joao Souza, esempio lampante di un Top-100 non particolarmente felice economicamente, ha racimolato 118.000$. Potremmo andare avanti con ulteriori esempi, ma la teoria può dirsi avvalorata dai dati estrapolati. Non sono i risultati, in sostanza, a determinare i guadagni dei tennisti professionisti, quanto piuttosto l’importanza (e il prize money) dei tornei nei quali si conquista la maggior parte dei punti. E, associando il numero dei tornei giocatori e i viaggi (dispendiosi o meno), si arriva a una cifra che può, come visto, essere sorprendente sia in negativo che in positivo.
(Il brasiliano Joao Souza, nonostante sia giunto al 90 Atp, ha guadagnato poco più di 100.000$ nel 2014)
RANKING DI PARTENZA. Va sottolineato come sia fondamentale il ranking di partenza per determinare economicamente una stagione. Un giocatore che inizio l’anno tra i Top-100 avrà il vantaggio di disputare i tornei dello Slam in main draw, elemento fondamentale a livello economico (anche perdere al primo turno nei 4 Slam porta un guadagno notevole). Detto ciò, i dati sopra esposti sono incontrovertibili e smontano un luogo comune che da anni si sente ripetere nel circuito.
LE GARE A SQUADRE. Come spesso si è sottolineato, gli introiti di un tennista professionista non derivano solamente dal Prize Money. Oltre ad eventuali Sponsor che possano supportare l’attività di un giocatore, non vanno dimenticati i campionati a squadre. Germania, Francia, Italia, Svizzera, Austria, Repubblica Ceca e non solo. In queste nazioni vi sono gare a squadre dai regolamenti e dal livello molto diversi ma con un unico grande comune denominatore: i soldi. Se ci si vende bene (in questo avere un ottimo agente/procuratore non guasta) e si ha una discreta classifica, si possono guadagnare parecchi soldi utili ad autofinanziare la stagione successiva. Bisogna essere però bravi a non esagerare, per non rischiare di dare priorità alle gare a squadre rispetto ai tornei individuali, perdendo di conseguenza posizioni nel ranking. Ed è per questo che, come già detto, è fondamentale la programmazione.
LE SABBIE MOBILI DEI FUTURES. Se è dunque falso che ci sia un rapporto diretto tra ranking e prize money analizzando gli introiti e i tornei dei giocatori tra 70 e 300 Atp, è ovvio che scendendo in classifica la situazione non sia rosea. I prize money nei tornei futures sono pressoché ridicoli e se non si riesce ad uscire dalle sabbie mobili di questo circuito entro 2-3 anni, le spese diventano tantissime e i guadagni irrisori. Inoltre le condizioni di gioco sono spesso pessime così come le strutture che ospitano le manifestazioni. Un primo passaggio potrebbe (dovrebbe?) essere quello di aumentare i prize money nei futures o, in alternativa, esigere l’ospitalità. Ma questo è un altro complicato discorso che affronteremo nelle prossime settimane.
Nota: Va sempre considerato che le cifre del Prize Money guadagnato devono successivamente essere tassate (a seconda del paese in cui si ottengono quei guadagni) e che la cifra totale non rispecchia in alcun modo l’introito reale del giocatore.
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