di Sergio Pastena
Non è ancora il Rafael Nadal che spazzava via chiunque si trovasse sul cammino, ma di certo gli Internazionali di Roma lasciano un dato importante: il maiorchino ha superato il tabù Djokovic in una finale disputata di lunedì a causa della pioggia e si presenta al Roland Garros da grandissimo favorito nonchè da testa di serie numero 2, considerando che la vittoria nel torneo romano gli ha permesso di effettuare il controsorpasso su Roger Federer.
Nadal non ha lasciato un set per strada e qualche difficoltà l’ha avuta soltanto nei primi parziali contro Djokovic e, in semifinale, contro il solito roccioso David Ferrer, capace di approfittare della caduta di Murray (battuto in rimonta da Gasquet) per conquistare un altro risultato prestigioso. Per il resto, come detto, Rafa è andato avanti senza colpo ferire tagliando il tabellone come burro: vittorie scontate contro Florian Mayer e Granollers, qualche resistenza in più da parte di Berdych ma nessuno è stato in grado di portargli via un set.
Diverso il discorso per Djokovic: pur avendo fatto fuori Federer in semifinale, il serbo non è sembrato ancora al meglio e ha avuto qualche problema di troppo, specie con Monaco che gli ha strappato il primo set. La finale ha mostrato chiaramente che Nole, pur restando ovviamente uno dei “mostri”, non è lo schiacciasassi del 2011: non c’è da sorprendersi, certe stagioni è difficile ripeterle. Rimandato anche Federer, che era arrivato alle semifinali con i migliori auspici: a parte un set perso in maniera un po’ stramba contro Ferrero, aveva lasciato le briciole a tutti compreso il nostro Andreas Seppi, mai in partita contro di lui nei quarti. Contro Djokovic, però, lo svizzero ha offerto una degna resistenza solo nel secondo parziale.
Capitolo italiani: per l’impresa di Seppi, arrivato ai quarti dopo aver eliminato Isner e Wawrinka, abbiamo già speso tutti gli aggettivi possibili in settimana. Per il resto, però, s’è visto pochino: il solito affidabile Lorenzi, che esce alla grande dal suo “periodo delle cambiali”, un turno passato in scioltezza da Fognini che, però, si è incagliato contro la regolarità di Granollers e, a chiudere, un match discreto di Volandri, battuto però da Troicki senza riuscire a sfruttare un set e un break di vantaggio. Fuori subito anche Starace contro Kubot.
La settimana pre-Roland Garros offre un torneo e un mezzo torneo. Si gioca a Nizza, dove Isner è la prima testa di serie di un evento per ora funestato dalla pioggia (nel primo giorno non si è riusciti a giocare neanche un match). A contedere la vittoria a Long John ci sono Almagro, i beniamini di casa Monfils e Simon e, come outsider, Tomic. Tra le teste di serie anche Fabio Fognini, che esordirà contro Darcis e potrebbe trovare al secondo turno Filippo Volandri, impegnato in un altro derby italo-belga contro Olivier Rochus.
Dicevamo del mezzo torneo, ovvero la famigerata Power Horse World Team Cup di Dusseldorf, cugina sfortunata della Coppa Davis che, pur avendo 35 anni di storia alle spalle, non ha mai saputo costruirsi una tradizione solida. Qualche nome di richiamo, a dire il vero, quest’anno c’è: Berdych, Tipsarevic, Troicki, Kohlschreiber, Roddick, mica malaccio. Il problema, però, è che l’atmosfera più che da torneo Atp pare essere da dopolavoro ferroviario, con un sito aggiornato maldestramente che recita “Best field of entries for years!” salvo poi scoprire che Fish non c’è e gli altri due Top Ten vanno al piccolo trotto. Berdych, infatti, ha esordito battendo in tre set Soeda (6-1 3-6 6-1, il classico “compitino con pennichella”), mentre Tipsarevic ha provato a convertire al ciclismo con un doppio 6-0 il croato Zovko, uno che escludendo un paio di wild card a Zagabria non vede un main draw dal Challenger di Sarajevo del 2008 e ormai si dedica solo al doppio: 46 minuti, 53 punti a 18, tanto per descrivere il tenore dello spettacolo.
Un dato significativo, però, da questa prima giornata è emerso: Andy Roddick ancora non c’è, se è vero che ha beccato un netto 6-2 6-2 da Carlos Berlocq, caposquadra dell’Argentina planata in Germania con lui e Leonardo Mayer con l’evidente intento di fare rivivere i fasti di Vilas e Clerc, qui trionfatori nel 1980. Per farlo, però, gli argentini rischiano di doversela vedere tra gli altri col terrificante Bumpei Sato, 26enne giapponese col best ranking al numero 702, in grado di piazzare un fulminante score di 3 vittorie e 6 sconfitte nei Futures giocati nel 2012: che le vene dei polsi comincino pure a tremare.
P.S. mi si perdoni il sarcasmo (anche quello un po’ svogliato, in onore dell’evento), ma a dirla tutta se la Power Horse non avesse avuto la brillante idea di salvare il torneo dopo l’abbandono dell’Arag, personalmente non ne avrei sentito la mancanza. E non credo che sarebbero stati in molti a sentirla
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