di Federico Mariani
Dopo la sconfitta subita col diciassettenne Coric a Basilea, Rafa Nadal ha sciolto i dubbi circa il suo proseguo di stagione comunicando che si opererà il 3 di novembre, saltando quindi sia Parigi-Bercy che, soprattutto, le Finals londinesi. Ennesimo stop, ennesimo forfait per un giocatore tanto forte sul campo quanto fragile fisicamente. Questi infortuni, però, stanno diventando troppi e troppo frequenti: questo sarà il terzo Master finale che Nadal salta, un torneo peraltro che è l’unico a non figurare nell’immensa bacheca dello spagnolo. Oltre a questo,nel 2014 il maiorchino nel 2014 non ha gareggiato agli Us Open e (con Bercy) in tre Masters 1000. E’ semplice e banale sfortuna o c’è di più? Come è possibile che un campione del suo calibro non riesca a pianificare una programmazione idonea alla sua stagione?
L’ultima “disgrazia” capitata in casa Nadal, infiammazione all’appendice (con conseguente ricorso ad un intervento chirurgico seppur banale), chiaramente esula da qualsivoglia errore in fase di preparazione fisico-atletica, ma dà l’assist per intavolare un’analisi sulle continue soste ai box dello spagnolo.
Ginocchio, schiena, polso, spalla, appendicite, piede, la lista è lunghissima specie se si tiene in considerazione la relativa giovinezza del mancino di Manacor. Tutti questi infortuni, più o meno gravi, hanno costretto Nadal a dare forfait in un numero piuttosto considerevole di appuntamenti importanti; infortuni che, di fatto, lo stanno rendendo un “giovane vecchio” di 28 anni, età in cui uno sportivo dovrebbe trarre il massimo. Tuttavia, nel caso dello spagnolo la sensazione è che questi abbia già raggiunto il punto più alto della sua carriera e che si stia pian piano avviando verso una fase calante, affermazione che va ovviamente tarata sulla grandezza del giocatore, onde evitare fraintendimenti: sulla terra ad esempio è e sarà ancora competitivo ai massimi, molto probabilmente è ancora il migliore; mentre sempre più deficitario sarà verosimilmente il suo rendimento sull’odiato cemento, dove solo se è al 100% della condizione fisica può competere coi primissimi. Dovremmo quindi abituarci ad un Nadal da corsa solo per alcune fasi dell’anno come la stagione sulla terra? E’ un’eventualità da non scartare, anche se sarebbe un grande colpo per il tennis dover fare a meno di un campionissimo del calibro del maiorchino per molti grandi appuntamenti.
Va fatto poi un discorso diverso sulla durata della stagione e sulla tenuta atletica Anche quando infortunato non è, infatti, Nadal arriva esausto e svuotato a fine stagione a differenza dei suoi più diretto competitors che sembrano decisamente più pimpanti. Ed il fatto che non abbia mai vinto un Master, oltre alle condizioni indoor sempre discretamente indigeste all’iberico, ne è un’ulteriore prova.
Indubbiamente la sfortuna nella vita agonistica di Nadal è un fattore, ma non può certo essere una determinante. Nel decennio ad altissimi livelli trascorso sul circuito, appare chiaro come Rafa non abbia saputo gestire bene il suo fisico, così come è palese che a seguire lo spagnolo non ci sia un team ineccepibile (per usare un eufemismo). Anche da un punto di vista prettamente mediatico, l’entourage del giocatore non può dirsi ineccepibile: in molte circostanze, infatti, il clan-Nadal è risultato essere poco chiaro nelle dichiarazioni come successo, ad esempio, durante lo swing asiatico quando l’iberico ha prima dichiarato di voler giocare il rush finale di stagione nonostante l’appendicite dicendosi in un primo momento incerto sul se e sul quando operarsi, poi ha dichiarato di andare sia a Basilea che a Parigi saltando però le Finals, poi ancora a Basilea ha aperto ad una possibilità di essere a Londra, infine dopo la sconfitta con Coric ha definitivamente detto che la sua stagione sarebbe finita lì annunciando l’operazione nei primi di novembre. Tralasciando il fatto che tutti sono a conoscenza della motivazione meramente pecuniaria che ha spinto Nadal a presentarsi nel torneo svizzero, sotto il profilo comunicativo la questione, come altre volte è accaduto, è stata gestita molto male.
Ma allora perché non cambiare? A cominciare dalla preparazione per centellinare un fisico che, se da una parte è stato l’artefice dei più grandi successi dello spagnolo, dall’altra sta presentando un conto da pagare sempre più salato per Rafa. Si può e si deve cambiare anche se chiamato a farlo è uno dei più grandi tennisti di sempre. La prospettiva di vivere il resto della sua carriera, che anagraficamente è ancora lunga, così a strappi è francamente inquietante. Per Nadal come per i suoi tifosi.
Leggi anche:
- None Found