Chiunque, sin da piccolo, trova ispirazione nelle leggende dello sport che ama praticare. E’ il caso di giovani motociclisti, cresciuti nel mito di Agostini e Rossi, o la situazione di innumerevoli piccoli calciatori, scesi in campo settimana dopo settimana nel tentativo di emulare i vari Ronaldo, Beckham, Zidane. Non fa eccezione alla regola neppure Eric Quigley, che bambino lo è stato ormai vent’anni fa, allevato a pane e tennis sin dalla tenera età di quattro anni. Il mito d’infanzia di Eric è sempre stato la leggenda elvetica di nome Roger Federer, fonte d’ispirazione per il giovane americano sin dalle prime racchettate.
Immaginate dunque la gioia di Eric Quigley nel ritrovarsi, ormai cresciuto e con alle spalle un florido passato tennistico giovanile, di fronte al proprio idolo d’infanzia al Masters di Cincinnati 2012, per scambiare con lui i palleggi più emozionanti della carriera su un campo di tennis. Certamente, come Eric stesso avrà pensato, si sarà trattata di un’esperienza da ricordare nel proprio curriculum, accompagnata dalla foto ricordo che ritrae Federer ed il giovane americano al termine dell’allenamento tra i due.
Purtroppo per Eric Quigley, il ricordo di quella mattinata rimane per anni l’unico evento degno di nota in carriera. Ebbene sì, poiché dopo le 172 vittorie (record del proprio College) ottenute a livello giovanile durante gli anni di studio e le fumose aspettative sul suo conto, Eric si è ritrovato a doversi barcamenare tra un torneo futures ed un altro, più qualche furtiva presenza a livello Challenger, senza ottenere vittorie e con la costante preoccupazione economica a incombergli dietro le spalle.
Tallahassee, Oklahoma City, Savannah, Winnetka, sono solo alcune delle località in cui Eric ha cercato fortuna, spesso ritornando mestamente a casa, in Quebec, con un prize money di poche decine (o centinaia nei casi più fortunati) di dollari. Seppur ricco e luccicante, il mondo tennistico non è luogo di agevoli trionfi per i giovani emergenti: rimanere a galla e far quadrare i conti tra alloggi, viaggi in giro per il globo, pernottamenti e materiali è più che mai complicato se non si è nella ristretta cerchia di top players, e la storia di Eric, oggi ventiseienne e con all’attivo solamente una vittoria nel Future di Decatur, Illinois, ne è la triste conferma.
Eppure il largo e biancheggiante sorriso non si appresta ad abbandonare il volto di Eric Quigley, “Quigs” per gli amici, che proprio nella settimana in corso ha raggiunto il proprio best ranking al numero 463 e contemporaneamente il miglior risultato in carriera. Eric si è infatti qualificato con pieno merito nel tabellone principale dell’ATP 250 di Delray Beach, sconfiggendo nei tre turni in programma avversari ben più quotati (Facundo Mena, il connazionale Chase Buchanan ed il numero 139 al mondo Victor Hanescu).
Il ventiseienne di Cincinnati, per la prima volta in carriera all’interno di un main draw a livello ATP, si è guadagnato tanto la chance di giocare contro Adrian Mannarino, quinta testa di serie del torneo, quanto un prize money (4,780 dollari) che equivale già a più di un terzo dell’intero suo guadagno del 2014 (poco più di undicimila dollari). E poco importa se la sfida contro il ben più quotato avversario francese sia terminata con un secco 6-4, 6-4: Eric ha dimostrato che impegno e dedizione sono infatti i segnali che indicano la via giusta da percorrere.
Una vita dedicata al tennis, quella di Eric Quigley, con un sogno ben preciso: andare avanti avendo fede in se stesso. E poco importa se per tirare avanti ci sia bisogno di sacrificio, arrivando anche a vendere magliette con un logo di propria invenzione per sbarcare il lunario e pagarsi le spese, o prenotare via internet, al prezzo più basso possibile, le camere in cui alloggiare durante i tornei. Se si desidera davvero tornare di fronte a Roger Federer, e non più solo per pochi palleggi, ogni gesto diventa importante e determinante.
Il tennis, in fondo, ha ancora bisogno di chi non smette mai di sognare.
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