di Sergio Pastena
Prima settimana di Atp, piccola dose di metadone per i tennis-dipendenti come noi. Andiamo a vedere gli spunti più interessanti di questi pigri giorni di inizio stagione.
1) Ritorno al passato
Hanno mollato quasi tutti quelli dell’interregno Sampras-Federer: fuori Moya, fuori Roddick, fuori Safin, fuori Kuerten, fuori Ferrero. Resta solo lui, “Rusty” ovvero Lleyton Hewitt: un soprannome perfetto, che si cuce alla perfezione sul personaggio: rusty in inglese vuol dire “arrabbiato”, ed Hewitt in campo è sempre stato un mastino. Tuttavia rusty vuol dire anche “arrugginito” e molti, dopo i primi trionfi di Federer, han cominciato ad usare la parola in quel senso. Come se non bastasse un altro dei significati di rusty è “antiquato” e, in effetti, in tanti ormai lo davano per morto.
La finale di Brisbane contro Federer ci restituisce il senso originale del termine: rusty è tornato rusty, nel senso di arrabbiato. Meglio evitarlo nei primi turni a Melbourne, non si sa mai…
2) L’utopia dello Slam
In questi giorni un po’ tutti i big, tranne forse Federer, hanno sudato molto più del previsto: Murray è caduto quasi subito contro Florian Mayer, Ferrer ha fatto lo stesso con Brands e persino Nadal ha perso un paio di set inaspettati per strada (e nel secondo con Gulbis si è salvato di mestiere). Bene così, verrebbe da dire: se vuoi essere al meglio agli Australian Open non puoi partire a razzo dopo il cenone.
Stupisce, tuttavia, che la stessa cosa non valga per tanti giocatori di seconda fascia, che invece sono scattati come centometristi infilando sorprese una dietro l’altra. Sarà che, rispetto a una volta, il solo pensiero di focalizzarsi sullo Slam e diventare la sorpresa è divenuto utopico: se vuoi fare gli ottavi in Australia senza essere testa di serie la chiave non è più arrivare lì al meglio, quanto piuttosto beccare un’autostrada in tabellone.
Insomma, per i big è solo ruggine di inizio stagione: per toglierla c’è tempo.
3) Salvate il soldato Zayed
Sì, vero, è una specie di mania di chi scrive sottolineare l’assurdità di certe wild card: senza voler togliere niente al diritto degli organizzatori di disporre come meglio gli pare degli inviti, sembra totalmente privo di senso invitare ad un torneo Atp tennisti che hanno serissime difficoltà a fare qualche game a livello di Futures. Molti, tuttavia, replicano dicendo “Per loro è un’esperienza e serve come rampa di lancio per il movimento”. Sicuri?
Beh, se qualcuno ha visto Murray-Zayed magari ha cambiato idea: il povero qatariota aveva la faccia del condannato a morte e sembrava voler sparire sotto terra ad ogni colpo steccato e ad ogni palla affossata miseramente in rete dopo accelerazioni senza sforzo dello scozzese, peraltro in cattiva forma. Il game della bandiera? A parte che Murray non è un fanatico di quel genere di cose, ma concederlo diventa oggettivamente impegnativo se il tuo avversario, nel tentativo di metterti in difficoltà, spara tre palle su quattro nel Golfo Persico.
Una prece per gli organizzatori: i loro neuroni sembrano essere definitivamente arrugginiti.
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