Quando l’età è solo un numero

L’Australian Open al via questa settimana, oltre allo spettacolo e l’entusiasmo di tutti gli appassionati di tennis, ha portato con sé una statistica molto interessante. L’edizione del 2017 è infatti una delle più “vecchie” di sempre. Se dal 1988 al 1999 non erano presenti over-35 nel tabellone principale, e nelle edizioni comprese tra il 2000 ed il 2016 ve ne erano complessivamente 17, ai nastri di partenza quest’anno ne ritroviamo addirittura 10.

Sembra quasi evidente il fatto che ai nostri giorni i teen-ager facciano più fatica ad ottenere risultati. Sembrano molto lontani i tempi in cui i diciassettenni Chang e Becker si imponevano rispettivamente al Roland Garros ed a Wimbledon. Senz’altro l’incremento notevole che ha avuto il livello medio del tennis ha reso più difficile per un ragazzino affermarsi ad alti livelli.   

Prima del passaggio generazionale, che prima o poi inevitabilmente si completerà, ci sono ancora nel circuito alcuni vecchietti terribili che hanno ancora qualcosa da dire e vogliono dimostrarlo.

Ritornando appena ad una settimana fa memorabili sono state le lacrime di Gilles Muller, che a 33 anni ha infranto il tabù di conquistare il primo titolo ATP, quinto più anziano di sempre a riuscirci. A Sydney, sorretto dal suo grande servizio e dalla classe nei pressi della rete, Gilles ha sconfitto Daniel Evans e scacciato via i demoni che lo volevano come uno dei soli tre top-50 a non aver mai vinto un titolo nel circuito maggiore. La carriera di Muller da ragazzino sembrava lanciata verso il palcoscenico principale del tennis mondiale, dopo le vittorie Slam ed il primo posto in classifica tra gli Juniores. Ciò che era sempre sembrato mancare tra i pro a Gilles era la continuità. Basti pensare a vittorie come quella su Nadal a Wimbledon 2005, su Roddick agli US Open nello stesso anno, i quarti di finale nel 2008 sempre a Flushing Meadows in cui sconfisse giocatori come Haas, Almagro e Davydenko. All’ottimo risultato singolo alternava troppe brutte prestazioni ed uscite premature. Dopo il serio infortunio patito nel 2013 i sogni e la carriera di Muller parevano finiti, ma con grande tenacia Gilles ha tirato fuori una rinnovata energia e nelle stagioni seguenti ha ritrovato il miglior tennis ed il best ranking. Il suo obiettivo era far vedere ai suoi figli tutto il suo valore partecipando alle Olimpiadi di Rio. Dopo il Brasile, vincere in Australia davanti ai piccoli Lenny e Nils sarà stata una soddisfazione ancora più grande. Ed occhio che sul veloce e sull’erba Muller sarà un cliente scomodo per chiunque anche in questa stagione.

Sembra continuare anche il periodo magico, per qualcuno sorprendentemente per altri meno, di Paolo Lorenzi. Dopo essersi tolto la grandissima soddisfazione di conquistare il primo titolo a Kitzbühel, (il più anziano di sempre a riuscirci a 34 anni e 7 mesi) l’anno passato è stato senza ombra di dubbi il migliore della carriera per Paolino. E nella stagione tennistica appena cominciata sembra non aver intenzione di fermarsi. Fino a poco tempo fa per molti Lorenzi era un buon giocatore da Challenger e poco più. Paolo è stato relegato tra le seconde file del tennis italiano fino a quando il duro lavoro ha dato i suoi frutti. La professionalità e la serietà che lo hanno sempre contraddistinto in tutta la sua carriera lo hanno reso un giocatore migliore, in grado di chiudere meritatamente il 2016 come migliore degli italiani. Lontani sono i tempi della scommessa con Matosevic per la prima vittoria in uno Slam, grazie alla fiducia acquisita e ad un livello di gioco sensibilmente aumentato  Paolo è stato in grado di battere un ex-top 10 e giocatore ostico come Gilles Simon e strappare un set, lottando  un grande cuore, ad Andy Murray agli scorsi US Open.  Nonostante la pressione di doversi riconfermare quest’anno, Lorenzi sembra aver cominciato la stagione con il giusto piglio, pronto a dimostrare ancora il suo valore in barba all’età.

C’è anche chi sta vivendo un sogno e non vuole ancora aprire gli occhi come Victor Estrella-Burgos. La storia di Viti è di quelle che meritavano un gioiello sulla corona, per impreziosirla ancora di più. Il gioiello si è materializzato nel 2015 in un campo in terra battuta a 2850 metri sul livello del mare a Quito, Ecuador. Estrella divenne il primo dominicano a vincere un titolo ATP ed il più anziano a vincere il primo torneo nel circuito maggiore, prima che Lorenzi gli strappasse il primato. Dopo aver smesso per mancanza di fondi, dopo essersi riciclato come maestro di tennis nei villaggi turistici, dopo aver ricominciato partendo di nuovo dai Futures, dopo aver lavorato duramente per anni, i sacrifici di Victor sono stati ripagati. Nel 2014 ha raggiunto per la prima volta la top-100, nel 2015 ha giocato tutti e quattro gli Slam e conquistato l’Ecuador Open sconfiggendo Feliciano Lopez. E nel 2016 ha bissato il successo in altura in terra ecuadoregna. Il tennis di Estrella sarà pure un tennis costruito e poco emozionante, ma vederlo giocare con quella passione, quella grinta e quella voglia di vincere a 36 anni è spettacolare.

Chi non vuole proprio appendere la racchetta al chiodo è Radek Stepanek, classe ’78. Con il suo tennis vintage, l’estroso tennista ceco ha ancora una voglia matta di mettersi in gioco. Dopo aver terminato la stagione 2015 a stento nei primi 200. In molti hanno pensato che fosse giunta l’ora di smettere per il tennista di Karvina, numero 8 del mondo nel 2006. Stepanek dall’alto dei suoi 38 anni nel 2016 avrebbe potuto tranquillamente concentrarsi sul doppio, specialità nella quale eccelle ed in cui il fisico è senza dubbi meno sollecitato. Senza prendere in considerazione minimamente gli infortuni che lo hanno tormentato, Radek non ha esitato un attimo solo nel scegliere di continuare la carriera in singolare, giocando con grande umiltà quasi sempre le qualificazioni per l’intera annata e in tre Major su quattro. Proprio partendo dalle qualificazioni, nella scorsa edizione del Roland Garros Stepanek giocò un combattutissimo match di primo turno contro Andy Murray , mostrando ancora una volta tutta la brillantezza del suo tennis old school. Terminato l’anno al ridosso della top-100, scalando esattamente 90 posizioni in classifica, Radek non ha intenzione di fermarsi nel 2017: si è infatti qualificato ancora una volta a Melbourne. E l’obiettivo di ritornare in top-100 è sempre più vicino.

Quasi coetaneo di Stepanek è il Doktore Ivo Karlovic, l’altro della classe ’70 rimasto ai vertici del tennis. Come il buon vino, invecchiando Karlovic è stato in grado di esprimere il suo tennis migliore, soprattutto nelle ultime due stagioni. Dopo la grave forma di meningite che nel 2013 gli aveva quasi impedito di continuare a giocare, Ivo sembra aver ritrovato le sensazioni migliori. Il suo tennis è migliorato moltissimo dal 2008, anno in cui raggiunse il suo best ranking di numero 14. Il dritto è divenuto un colpo più solido, il rovescio in back ha sostituito quello in top e  gli spostamenti laterali sono migliorati. Invariata invece è la potenza e la precisione del servizio, che fan sempre sì che Karlovic “serva da un albero”. Dopo il record assoluto di ace e la delusione per la sconfitta in Coppa Davis, Dr.Ivo ha intenzione di fare sul serio anche nel 2017. Aiutato dal suo gioco estemporaneo  Karlovic non ha intenzione di smettere fin quando il fisico regge. Probabilmente anche altri giocatori della nuova generazione potranno assaggiare il servizio del più grande battitore della storia del tennis.

Insomma sarà perché le nuove leve tendono ad essere troppo acerbe, sarà perché sono forti e motivati, i vecchi non sono ancora disposti a mollare. C’è chi come Jurgen Melzer non ha paura di ricominciare dal basso pur di continuare a giocare a tennis, c’è chi come Paul-Henri Mathieu vuole ancora lasciare una traccia di sé, chi come Stephane Robert vuole divertirsi ancora un po’ o chi come Roger Federer non è ancora sazio di gloria e titoli.

Questo è dunque un appello per Julien Benneteau a non arrendersi. Forse un riconoscimento, magari un maledetto titolo, arriverà pure per chi come Julien lotta dannatamente colpendo una pallina gialla, incurante del tempo che inesorabilmente scorre.

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