di Alessandro Nizegorodcew (@AleNize82)
Le considerazioni del direttore Alessandro Nizegorodcew sulla settimana tennistica appena conclusa, tra l’impresa di Fognini su Nadal e il ritorno alla vittoria della Errani, sino a Karlovic e tanto altro…
Il Fognini ritrovato. La vittoria in doppio a Melbourne è stata storica, un successo che trasmette grande fiducia e che ha portato Fognini e Bolelli nel gotha di questo sport. Ma, parliamoci chiaramente, la crisi in singolare di Fabio durava ormai da troppo tempo e la classifica stava iniziando a risentirne fortemente. La vittoria su Jiri Vesely al primo turno di Rio de Janeiro può rappresentare il vero punto di svolta della stagione. La vittoria su Andujar è l’emblema di una fiducia ritrovata. Il successo, epico, contro Delbonis, ci ha riportato indietro il “Fogna” combattivo e mai domo di inizio 2014. L’impresa contro Nadal, che non sarà stato al massimo (come spesso gli accade) ma che non perdeva una semifinale sul rosso dal 2003 (!!!), può dare ancor più consapevolezza a Fabio. Se si riuscisse a migliorare ancora un po’ quel servizio… ne vedremmo delle belle, a questo livello, anche sul veloce outdoor.
Errani, il valore reale di un importante successo. E’ innegabile, analizzando il cammino a Rio de Janeiro della Errani, in molti avranno pensato a un tabellone semplice, quasi da torneo Itf. E in parte è vero. In parte perché la Haddad Maia farà parlare di sè a breve e la Schmiedlova è una tennista che farà della continuità a buon livello la propria peculiarità negli anni. Ma l’importanza di un successo non si misura solamente con il valore delle avversarie. Un titolo del genere va analizzato in base al momento non semplice di “Sarita”, che a causa di un problema fisico ha dovuto effettuare una preparazione invernale ridotta. Una vittoria in rimonta annullando match point, sotto un sole cocente, palesa grinta, determinazione, voglia di tornare la “vera” Errani. E’ vero, all’apparenza questo torneo vale poco e nel palmares di Sara non sarà mai ricordato tra i successi più rilevanti, ma in un certo senso è, come per Fognini, una nuova ripartenza.
Bolelli, vittoria di carattere (e servizio). Altra impresa della settimana è stata firmata da Simone Bolelli, che ha battuto Milos Raonic al tie-break del terzo a Marsiglia. Si è parlato di grande partita dell’azzurro, analisi che però non mi trova del tutto d’accordo. Contro un Raonic certamente non al 100% tecnicamente, Bolelli non ha disputato il match perfetto, non è stato devastante da fondo come nelle recenti settimane, ha vinto grazie al servizio e a una fermezza mentale invidiabile. E ciò è ancora più importante: se Simone riesce a superare un top ten senza giocare al massima delle proprie possibilità, vuol dire che quando è al 100% può veramente fare faville. Mi aspetto due annate di Simone minimo da Top-30.
Karlovic, il gigante non si ferma più. Ivo Karlovic ha vinto a Delray Beach il suo sestolo titolo Atp, in quella che è stata la finale numero 13 in carriera. “Ivone” non ha alcuna intenzione di interrompere il suo momento d’oro e, a pochi giorni dal suo trentaseiesimo compleanno, rimane per tutti i tennisti del circuito l’incubo in qualsiasi sorteggio, in qualsiasi torneo, su qualsiasi superficie. Non sarà spettacolare, ma dire che sia solo servizio è sbagliato, considerando il numero di break che riesce a conquistare nei suoi match.
Pliskova e Muguruza, così diverse ma così uguali. Karolina Pliskova e Garbine Muguruza sono due ragazze dal carattere decisamente diverso, dall’atteggiamento in campo totalmente differente e dallo stile di gioco moderno ma comunque poco somigliante. L’iberico-venezuelana è inoltra la classica tennista da exploit, mentre la ceca fa della continuità la propria peculiarità. Cosa hanno allora in comune? Due dettagli non di poco conto: 1) enormi margini di miglioramento 2) un futuro da top ten e da possibili vincitrici Slam. Tra le due la Muguruza ha qualche chance di vincere uno Slam in più, ma la Pliskova quando entrerà nelle 10 non ne uscirà probabilmente sino a fine carriera.
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