di Alessandro Nizegorodcew
Fabio Fognini farà discutere, sempre. In molti, quasi tutti, saliranno e scenderanno dal carro dei vincitori senza sosta. Un torneo si, un torneo no. Una settimana si, una settimana no. Un equivoco di fondo sta condizionando i giudizi, tennistici e non, riguardanti il numero uno azzurro.
La maturità mentale che in maniera palese ha permesso a Fabio di realizzare un evidente salto di qualità è stata confusa da molti con un cambiamento caratteriale, una personalità in evoluzione. Le “follie” di Fognini probabilmente non verranno mai a mancare, ma ciò non vuol dire che mentalmente il ligure non sia cresciuto (molto!) e che il suo atteggiamento psicologico non possa essere letto come una maturazione complessiva del giocatore.
La vittoria di Amburgo è (ancora) sotto gli occhi di tutti. Un match quasi “buttato” e poi ribaltato grazie (anche) alla gentile concessione di Federico Del Bonis. Se Fabio avesse perso quella finale le critiche sarebbero arrivate molto in anticipo rispetto a quanto accaduto dopo lo sciagurato game con Stepanek a Cincinnati.
Fabio ha compiuto una maturazione tecnica, tattica e di consapevolezza. Mentalmente è migliorato nella professionalità e nella preparazione dei tornei, così come nella capacità di giocare i punti importanti sul proprio servizio e in altri non trascurabili dettagli. Ma non gli si può chiedere di cambiare la propria personalità. Fabio non smetterà mai di lanciare a terra la racchetta, di regalare qualche punto “in sciolta”, così come sarà sempre pronto a rientrare in corsa in match compromessi, a vincere partite ormai perse, ad esaltare e ad esaltarsi.
Sarà sempre un cavallo pazzo in campo, prendere o lasciare.
L’errore di fondo degli appassionati e di alcuni addetti ai lavori è di giudicare umanamente un tennista dal comportamento in campo. Chi ha giocato, a qualsiasi livello, sa benissimo che questo sport ti cambia profondamente una volta presa la racchetta in mano. Giudicare un ragazzo dal punto di vista umano per ciò che palesa in campo è inaccettabile, profondamente sbagliato e sostanzialmente inutile.
Il parallelo con Balotelli ed altri calciatori, fatto in passato, non regge in alcun modo. Un calciatore deve mettere in campo la propria professionalità perché è pagato da una società e, in parte, anche dai tifosi attraverso il biglietto dello stadio o l’abbonamento Sky/Mediaset. Il tennista è datore di lavoro di se stesso.
Ma il rispetto per i propri tifosi? Giusta osservazione, tutta da analizzare: qualsiasi tifoso vero di Fognini conosce pregi e difetti, tennistici e caratteriali, del proprio idolo e lo ama incondizionatamente. Sono i divanisti e i detrattori a criticare ogni comportamento ed ogni sconfitta.
La verità è che alcuni giocatori hanno bisogno di scuotersi nei momenti di difficoltà. Alcuni mettono sulla testa un asciugamano bagnato, altri spaccano le racchette e si assentano per alcuni punti. Altri ancora, apparentemente calmi, non riescono a riprendersi e finiscono per perdere un match in cui semplicemente non hanno saputo reagire.
Mettiamoci tutti in testa una cosa: Fabio Fognini non farà mai parte dei tennisti che perdono senza reagire, anche se la reazione può apparire sbagliata e controproducente. Fabio Fognini non cambierà mai quella parte di sè che molti criticano. Prendere o lasciare. Salire sul carro dei vincitori per poi saltare direttamente sulla corsia opposta è fastidioso (eufemismo), ma purtroppo è una moda tutta italiana ed è inutile sbatterci troppo la testa.
Sarebbe giusto soffermarsi sulle qualità tecniche, tattiche, fisiche e di consapevolezza, che sono cresciute tutte in maniera esponenziale.
Fognini, oggi, è un tennista migliore in tutto e per tutto. Un uomo migliore? Non sta a noi giudicare. Prendere o lasciare.
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