di Marco Mazzoni
Tra le tante opzioni del ricchissimo menù della giornata n.3 degli Internazionali d’Italia 2014, un match particolare che mi intrigava era quello tra Dimitrov e Karlovic, sul Grand Stand. L’arena non era particolarmente piena, in molti giravano su altri campi aspettando l’arrivo di Maria Sharapova, o seguivano il match distrattamente, in modo fin troppo chiassoso e disordinato… Ma la sfida tra il bulgaro ed il croato a suo modo ha regalato anche bei momenti di tennis, con discese a rete e qualche bel passante, soprattutto da parte di Dimitrov.
Grigor era il mio osservato speciale, per almeno un paio di ragioni. Pur essendo sulla carta piuttosto favorito per via della superficie, contro il croato basta un momento di distrazione alla battuta per finire sotto di un break, e poi strappare il servizio al miglior battitore (percentualmente) del circuito è sempre un’impresa, anche sul rosso. A peggiorare la situazione di tensione del bulgaro anche l’orario del match, tardo pomeriggio, con la luce bassa e forte dell’inizio del tramonto che filtrava maligna tra i pini, con un gioco di ombre difficile da interpretare nello scambio, e che rendeva praticamente invisibile buona parte dei servizi bomba di Karlovic.
Dimitrov ha superato molto bene il test di “attenzione”: non si è praticamente mai distratto, ha tirato dritto nei suoi turni di battuta ed ha concesso molto poco, alternando botte al centro a servizi più lenti e lavorati, che hanno messo a nudo la macchinosità di Ivo.
Soprattutto aspettavo di poter valutare dal vivo i frutti del lavoro svolto da qualche mese con il suo nuovo coach Roger Rasheed. Un tizio strano, dall’aspetto e background “militareschi”, che ha preso in cura uno dei cavalli di razza delle new balls ma con tanto lavoro da completare per portarlo al massimo livello. Più che un coach tattico, Rasheed è vero preparatore, uno che lavora di brutto sul lato fisico, diventato nel tennis di oggi quasi più importante di una differenza tecnica, poiché se non sei una “bestia” dal punto di vista della forza, resistenza e continuità della prestazione contro i big non vinci. Ammetto di esser stato molto scettico (e deluso) dalla scelta di Dimitrov di abbandonare lo scorso autunno l’accademia degli svedesi GTGT, che così bene ha lavorato su Wawrinka, tanto da portarlo ad essere il miglior giocatore del 2014. Tuttavia qualcosa di incoraggiante sul piano fisico in Dimitrov oggi l’ho intravisto.
Dico intravisto perché il gioco oggi è stato a tratti scarno, rarefatto, con pochi scambi anche se ad altissima velocità. Il punto più debole di Dimitrov, oltre alla continuità di prestazione, è sempre stato il disordine del footwork. Un controsenso atletico: passi ad alta frequenza ma con falcate troppo ampie, che gli hanno sempre fatto perdere i migliori appoggi e quindi sia il tempo sulla palla che l’equilibrio. E senza buoni appoggi, il miglior approccio alla palla ed equilibrio è praticamente impossibile produrre un tennis brillante e difficile come quello del bulgaro.
Oggi Dimitrov mi è piaciuto molto per come riusciva a ritrovare un buon equilibrio all’uscita del servizio, uno dei momenti in cui è più difficile coordinarsi e riprendere il moto dello scambio. Fino a qualche tempo fa, il suo primo passo uscito dal servizio era una falcata ampia, spesso uno scatto, che finiva per fargli perdere il tempo invece di avvicinarlo sicuro alla risposta del rivale. Oggi invece dopo esser atterrato dopo il servizio, faceva quasi sempre un piccolo passo di assestamento, quasi sulle punte, indispensabile a ritrovare equilibrio e poter quindi ripartire con una corsa più naturale ed efficiente per approcciare la palla in arrivo. Ai meno avvezzi alla tecnica potrebbe apparire una banalità; in realtà è un aspetto basilare, un dettaglio che può fare enorme differenza perché oggi quasi tutti rispondono forte, lungo ed aggressivo, ed uscire “male” dal servizio è un punto debole molto penalizzante.
Anche nello scambio puro, ho notato la tendenza a cercare passi più brevi ed appoggi più sicuri, senza eccedere nello scivolare sul rosso come faceva nella scorsa stagione, e che finiva per scoordinarlo ulteriormente.
Ripeto: sono sensazioni derivate da un match particolare, giocato “quasi da erba” nonostante i campi in rosso del Foro Italico. Sarà molto interessante rivedere Grigor domani, quando contro Tursunov o più probabilmente Berdych sarà tutta un’altra musica per ritmo ed intensità degli scambi, e lì si che si avrà una controprova…
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