di Sergio Pastena
Come da tradizione il Masters 1000 di Parigi regala emozioni e sorprese: sarà la posizione in calendario, sarà un pizzico di svogliatezza dei big che hanno la testa al Master finale, sarà il caso ma negli ultimi anni l’albo d’oro non ha iscritto né il nome di Nadal né quello di Federer tra i vincitori. Eppure i due dominatori del tennis mondiale sono sempre risultati presenti negli ultimi anni, con l’eccezione del maiorchino in questa edizione. Ma niente da fare, il vincitore più blasonato è stato Djokovic l’anno scorso, poi tutta una serie di outsider: andando a ritroso troviamo Tsonga, Nalbandian e Davydenko mentre quest’anno a imporsi è stato Robin Soderling, al primo colpo da mille punti in carriera. Ha destato sorpresa anche la semifinale di Monfils ma, se permettete, l’apertura vorremmo dedicarla a un altro giocatore, protagonista di un torneo straordinario che si è fermato in semifinale dopo essere arrivato a un punto dalla finale. Un interprete di un tennis d’altri tempi, un piacere per gli occhi: parliamo di Michael Llodra.
Volleatore puro, una delle poche mosche bianche del circuito, rappresenta la quintessenza di tutto ciò che non è il tennis di oggi: il buon Llodra, 1.90 di altezza per 90 chili di peso, avrebbe la struttura fisica per essere un picchiatore di razza, ma non picchia. Non rema i teloni, anzi vive lontano da loro: praticamente resta oltre la linea di fondo solo quando deve battere. Con un gioco così che speranze si possono avere nel tennis d’oggi? E infatti Michael fino al 2007, quando già aveva 27 anni, non aveva certo il curriculum del campione. Per carità, vantava una vittoria Atp nel 2004 a ‘s-Hertogenbosch e un rispettabile best ranking al 41, ad avercene di volleatori così… ma nulla di eccezionale. Nel 2008 l’inaspettata esplosione: Llodra timbra il cartellino ad Adelaide e Rotterdam, raggiunge il quarto turno a Roland Garros e tocca il numero 34 in classifica. Il 2009 è negativo, Michael scivola abbondantemente oltre la centesima posizione e sembra il declino definitivo. E invece… quest’anno ha portato a casa Marsiglia e Eastbourne e, con le recenti semifinali di Parigi, è arrivato al numero 23, ancora una volta best ranking. In Francia ha regolato nell’ordine Starace, Isner, Djokovic e Davydenko senza perdere un set ed ha sfiorato la finale, arrendendosi a Soderling e dando comunque spettacolo con la sue frequentissime discese a rete. Chapeau!
La finale, come detto, è stata tra Soderling e Monfils: lo svedese grazie a questa vittoria aggancia il quarto posto in classifica superando il solito Murray a corrente alternata, vittima di Monfils nei quarti dopo aver rischiato sia con Nalbandian che con un Cilic apparso finalmente decente. A proposito di LaMonf, si è tolto lo sfizio di fare fuori Federer annullandogli cinque match-point: torna vicino alla Top Ten, potrebbe essere l’occasione buona per un salto di qualità da troppo tempo atteso e mai arrivato. In realtà a livello di classifica il francese non ha guadagnato punti, visto che già l’anno scorso era stato finalista, ma stavolta ha battuto avversari decisamente più consistenti rispetto a quelli che gli aveva proposto il tabellone immacolato del 2009 (Guez, Benneteau, Cilic e Stepanek).
E ora è tempo di Master: l’uscita di scena prematura di Fernando Verdasco ha stabilito in anticipo il quadro dei magnifici 8 che giocheranno a Londra. Ai già sicuri Nadal, Federer, Djokovic, Murray e Soderling si sono aggiunti Berdych, Ferrer e Roddick. Tre storie differenti: Berdych, che ancora una volta non ha entusiasmato beccandole da un Davydenko tutt’altro che “on fire”, arriva al Master grazie alla rendita della finale di Wimbledon, ma sembra il meno “papabile” per la vittoria finale. Ferrer è tornato tra i dieci con grandissima tenacia dopo essere scivolato dietro in classifica: per lui un’annata costante e straordinaria, con la perla dell’Atp 500 di Valencia. Roddick è uscito due volte dai primi dieci e anche lui, pur essendo migliorato come rendimento di recente, arriva all’appuntamento finale grazie a una rendita, però a breve scadenza: dei suoi 3665 punti ben 2450 li ha fatti nel primo quadrimestre dell’anno. E’ ovvio che per lui fare punti al Master (dove non deve difendere nulla) è fondamentale se non vuole rischiare di scivolare ancora fuori dai dieci e trovare tabelloni più complicati negli appuntamenti che contano.
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