di Alessandro Nizegorodcew
“Bravo Paolo, ma ho come l’impressione che con questo qui non ci vincerai più”.
Marzo, 2010, Challenger di Napoli. Paolo Lorenzi è atterrato poche ore fa da Miami, e dopo il torneo campano si trasferirà a Bogotà. I classici 15 giorni “alla Paolino”, tra cambi di continente e viaggi transoceanici. In Florida Lorenzi ha appena perso all’esordio contro Juan Ignacio Chela, dopo una lunga battaglia terminata 7-6 al terzo per l’argentino. Tornato in Italia, Paolo si trasferisce a Napoli e si vede di fronte, all’esordio, una delle grandi promesse del tennis internazionale: il diciassettenne australiano Bernard Tomic.
“Stanco per i tanti viaggi?”, chiedono gli spettatori del Tennis Club Napoli. “Ma no, sono abiutato, e comunque mai cercare alibi”, la risposta del senese. Paolo scende in campo e disintegra il tennis di Tomic, annichilito 6-2 6-4. Solidità, intelligenza tattica, scambi lunghi che portano allo sfinimento il giovane aussie. Una “non-partita”.
“Paolo, con questo mi sa che non vinci più eh, diventerà un fenomeno!”, commentano gli spettatori insieme all’azzurro nel post partita. Lorenzi sorride, annuisce, ma non la pensa alla stessa maniera. Guardando gli occhi di Paolino si intuisce nitidamente possa essere la sua idea: “Lui diventerà anche fortissimo, ma voi non sapete quanto io stia lavorando per migliorarmi. Vedrete, vedrete dove riuscirò ad arrivare”. La mentalità di non scendere mai in campo sconfitto accompagna da sempre la carriera di Lorenzi, come dimostra l’impresa sfiorata contro Rafael Nadal al Foro Italico.
Quito, 2016. Lorenzi ha iniziato la stagione in maniera splendida, vincendo il challenger di Canberra e raggiungendo la finale a Bucaramanga. Eccolo di nuovo lì, Bernard Tomic, dall’altra parte della rete. È la semifinale del torneo Atp 250 di Quito, che lo scorso anno ha visto Lorenzi giungere sino ai quarti. Il senese non raggiunge una “semi” da San Paolo 2014, quando andò vicino alla conquista del suo primo titolo Atp.
Paolo corre, lotta, serve come un treno. La vittoria arriva in rimonta con il punteggio di 6-7 7-5 6-3. Gli ace sono 25, in quella che, guardando il ranking dell’avversario (numero 20 Atp) rappresenta la migliore vittoria in carriera dopo il successo per ritiro contro Tommy Haas nel 2014. Una vittoria che rappresenta pienamente il tennista Paolo Lorenzi. Un giocatore che ha capito di poter (e dover) cambiare il movimento del servizio a quasi 30 anni, un uomo che non ha mai smesso di allenare i fondamentali, studiando la propria programmazione dei tornei in maniera scientifica e pressoché perfetta. Coach Galoppini ha svolto un lavoro sublime sul senese, che oggi non sbaglia una scelta tattica nemmeno bendato. Anche il gioco di volo, negli anni, è sensibilmente migliorato, non tanto tecnicamente, quanto nelle scelte, nella velocità di presa della rete e, soprattutto, nella posizione.
Da Napoli e Quito Paolo, dal 2010 ad oggi, il senese ha saputo sfatare le previsioni di (quasi) tutti gli addetti ai lavori, battendo nuovamente un Bernard Tomic stavolta già affermato. Paolo Lorenzi è un tennista da applaudire, ieri, oggi e domani. Paolo Lorenzi è un uomo da ammirare. Paolo Lorenzi è l’esempio con la “E” maiuscola.
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