di Paolo Angella
Oggi è il cinquantaduesimo compleanno di Joakim Nyström, uno dei grandi protagonisti del tennis svedese degli anni ottanta, che, subito dopo Bjorn Borg, ha sfornato una serie di grandi talenti come Anders Järryd, Henrik Sundström , Jonas Svensson, Mikael Pernfors, Kent Carlsson, fino ad arrivare ai mostri sacri Stefan Edberg, e Mats Wilander, facendo della squadra svedese una delle più forti compagini di Coppa Davis di quegli anni.
Viene ricordato da tutti gli appassionati di tennis come un grande signore, in campo e fuori, sempre calmo e flemmatico, mai una protesta, mai un gesto fuori controllo, un grande esempio per tutti coloro che si avvicinano a questo sport. Da ragazzino ha iniziato a giocare a hockey, come tanti suoi coetanei svedesi della cittadina di Skelleftea, nel nord della Svezia, poi un giorno un vicino di casa gli chiese se voleva provare a fare una partita di tennis con suo figlio, da quel momento non ha più abbandonato la racchetta.
Perché era bravo Joakim, molto bravo, tanto da trasferirsi poco dopo a Umea e poi a Upssala per potersi allenare con gente competente. E’ stato un periodo di grandi sacrifici per lui e la sua famiglia, ma in pochi anni è stato ricompensato coni primi importanti successi nel mondo del tennis. A 17 anni vinse subito l’Orange Bowl, una delle più prestigiose rassegne a livello juniores, prima di passare definitivamente ai tornei professionistici. Poi sono seguiti tutta una lunga serie di successi, 13 tornei ATP vinti in singolo (Sydney, Gstaad, North Conway, Basilea, Colonia, Monaco, ancora Gstaad, Toronto, Indian Wells, Rotterdam, Montecarlo, Madrid, Gastad) e 8 in doppio tra cui Wimbledon in coppia con Wilander nel 1986.
Ed è stato proprio il 1986 l’anno più importante per Joakim, l’anno in cui ha anche raggiunto il suo best ranking, arrivando ad essere il numero 7 del mondo in singolo e il numero 4 in doppio. Il punto tecnicamente più elevato della carriera di Nyström è stata probabilmente la vittoria al torneo di Montecarlo del 1986 quando ha battuto in finale l’idolo di casa Yannick Noah, in una partita giocata tatticamente in modo fantastico. La sua carriera ebbe un brusco e sfortunato arresto verso la fine degli anni ’80 a seguito di due gravi infortuni al ginocchio.
Nyström ha continuato a lavorare con successo nel mondo del tennis prima come assistente del capitano di Coppa Davis Mats Wilander e poi come allenatore di importanti giocatori come Enqvist, Nieminen, Melzer e Sock. Ma soprattutto ha sempre amato lavorare con i giovani e con i ragazzi, ha avvicinato tantissimi bambini al tennis. Ha aperto una accademia che porta il sue nome, con tanti collaboratori, seri, giovani e praparati che ha aiutato tanti tennisti a formarsi professionalmente e tecnicamente. Anche Dimitrov si è avvalso dell’aiuto di questa accademia.
Ma Joakim Nyström, come già detto, non è stato solo un grande giocatore e un grande allenatore, ma soprattutto un grande uomo, di una correttezza esemplare fuori e dentro il campo, un vero esempio per tutti. Ha anche introdotto nella sua accademia e con i giocatori che seguiva un nuovo modo di avvicinarsi al tennis, con tanta attenzione non solo sull’aspetto tattico e tecnico ma anche sulla preparazione fisica, sull’alimentazione, sull’approccio psicologico al match.
La sua filosofia di vita è sempre stata : “mai arrendersi, avere sempre un obiettivo preciso in mente e pensare sempre positivo.” E soprattutto ha sempre puntato sul lavoro di squadra, del team, concetto apparentemente strano in uno sport individuale come il tennis, ma Nyström ha sempre pensato che la collaborazione tra giocatori, tra i vari componenti del team, il sostenersi a vicenda, il sapere che tanti altri fanno il tifo per te, fosse una arma in più da poter utilizzare quando poi in campo si è da soli.
Ha sempre sostenuto che se ce l’ha fatta lui partendo da un paesino sperduto nel nord della Svezia, vicino al Circolo Polare Artico, probabilmente il più forte giocatore di tutti i tempi ad essere nato così a nord del mondo, ce la possono fare tutti, basta avere tanta volontà.
Nyström ha sempre insegnato a tutti i “suoi” ragazzi che il tennis prima di tutto deve essere una gioia, un divertimento, un gioco, un momento di svago, poi, se ci saranno le condizioni diventerà anche una professione. Questo è un grande insegnamento che spesso, viene dimenticato, da tanti genitori, allenatori e persone che gravitano nel mondo del tennis attuale.
Buon compleanno Joakim
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