(Ryan Harrison)
di Guido Pietrosanti
A fine stagione si fanno spesso bilanci e statistiche e si cerca di capire chi ha migliorato di più la sua classifica e anche chi potrà, nella prossima stagione, scalare il ranking atp. Cercando di capire chi potrà essere protagonista nel circuito nel 2011, mi è sembrato normale guardare ai giocatori più giovani nei primi 100 e, con una certa sorpresa, mi sono reso conto che il più giovane top 100 è il lituano Richard Berankis, classe 90, entrato proprio grazie alla vittoria nell’ultimo torneo challenger della stagione nei top100. Berankis è l’unico 90 presente nei top 100. Dopo di lui, troviamo il giapponese Kei Nishikori, classe 89, rientrato nel circuito quest’anno dopo un grave infortunio, che aveva già raggiunto i top 100 nel 2008.
Nagli anni 70 Bjorn Borg vinse il Roland Garros all’età di 18 anni. Poi, nell’82, arrivò Mats Wilander, capace di ripetere il successo del suo compatriota a Parigi prima ancora di compiere 18 anni. Nell’85 fu la volta del diciassettenne Boris Becker a vincere Wimbledon e infine nell’89 Michael Chang, a 17 anni e pochi mesi, al suo primo anno under 18, vinse un’edizione storica dello Slam Parigino. Questi giocatori erano ovviamente eccezioni e sarebbe sbagliato prenderli ad esempio per confrontarli con i giovani tennisti di oggi. Ma dietro questi grandi campioni, c’era un movimento di tennisti sempre più giovani, capaci di arrivare ai vertici delle classifiche mondiali. Questa tendenza sembrava destinata a continuare, ma forse in questi ultimi anni qualcosa sta cambiando.
Confrontando i migliori giocatori nati negli anni 80 con quelli nati negli anni 90, saltano subito agli occhi alcune differenze, pur non avendo ancora un numero particolarmente grande di giocatori nati negli anni 90. In particolare si può notare come quasi tutti gli anni, il miglior giocatore di ogni classe, raggiungesse la top 100 già a 18 anni. È il caso di Marat Safin, classe 80 e numero 48 del mondo a 18 anni, ma anche di Lleyton Hewitt, classe 81 e numero 22 da junior. Tra i nati nell’82, Guillermo Coria raggiunse la posizione numero 88 al suo secondo anno da junior. Nessun top 100 tra i diciottenni dell’83, ma poi, tra i nati nell’84, Mario Ancic fini al numero 89. Tra gli 85 ci fu Thomas Berdych che chiuse poco fuori dai 100 al numero 113 e la classe 86 piazzò oltre a Nadal (numero 51) anche Richard Gasquet che raggiunse la posizione numero 93 addirittura a 17 anni. Infine negli ultimi anni, hanno chiuso nei top 100 i diciottenni Andy Murray (65 atp) e Novak Djokovic (83 atp) della classe 87, Jouan Martin Del Potro (91 atp) tra i nati nell’88 e infine Donald Young, classe 89 e numero 98 nel 2007.
Con l’inizio degli anni 90 qualcosa sembra essere cambiato. Il migliore dei ragazzi nati nel 1990, Richard Berankis, è entrato per la prima volta nei top 100 a 20 anni e a 18 anni era ancora numero 459 del ranking. Forse la classe 90 non è stata particolarmente generosa con il tennis, ma anche la classe 91 non ha prodotto finora nessun top 100. Grigor Dimitrov, che per potenzialità e caratteristiche alcuni paragonano addirittura a Federer, a 19 anni ha chiuso l’anno da numero 106 mentre l’anno scorso, da junior, aveva finito al numero 287, piuttosto lontano dai 18enni nati nel decennio precedente. Neanche la classe 92 che sembra essere piuttosto promettente, ha prodotto un top 100. Il miglior diciottenne nel ranking è l’americano Ryan Harrison che ha chiuso una discreta stagione da numero 173. Buona anche la classifica finale dell’australiano Tomic e del serbo Krajinovic rimasti fuori dai top 200 per poche posizioni. Tra i nati nel ’93 i migliori sono l’australiano Kubler, numero 535 del ranking e il brasiliano Fernandes che ha chiuso l’anno al numero 579, circa 200 posti peggio di quanto seppe fare nel 2009 il 17enne Harrison. Sembra difficile quindi pensare che l’anno prossimo qualche giocatore del 93 possa finire nei primi 100 giocatori del mondo. È ancora troppo presto per capire quali possano essere le prospettive dei giocatori nati nel ’94 anche se può essere considerato già un indizio il fatto che nessun under 16 sia compreso nei primi 1000 del ranking mentre i migliori 92 erano già intorno alla posizione numero 700 da under 16.
A conferma della possibile inversione di tendenza in atto, c’è anche il fatto che ben 15 giocatori tra i top 100 abbiano 30 anni o più contro uno solo di 20 anni o meno.
Le possibili spiegazioni per giustificare questa inversione possono essere molteplici. Una delle spiegazioni più plausibili è che il livello medio dei top 100 è ormai talmente alto che, per raggiungere quel livello, è indispensabile un bagaglio tecnico, fisico e mentale che i 18enni non possono avere.
Un’altra spiegazione potrebbe essere che la migliore preparazione fisica di oggi permette ai giocatori di mantenere un livello di gioco piuttosto alto fino ai 30 anni o più, lasciando così meno spazio alle nuove leve. Credo inoltre che il tennis stia diventando uno sport sempre più internazionale tanto che ormai è possibile trovare giocatori nei top 100 provenienti da paesi senza grandi tradizioni tennistiche quali Cipro, la Lettonia, Taipei, il Kazakistan, l’Ucraina, la Turchia, il Portogallo, senza dimenticare che anche la Tailandia ha prodotto pochi anni fa un giocatore di ottimo livello. Questi paesi, producendo buoni giocatori, contribuiscono ad aumentare la base dei praticanti e di conseguenza, ad alzare il livello medio dei top 100, rendendone più difficile l’ingresso ai più giovani.
I prossimi anni ci diranno se la tendenza ad entrare nei top 100 in età più matura sarà confermata o se invece si tornerà ad avere, ai vertici delle classifiche, tennisti sempre più giovani, come è successo nel corso degli anni 80 e 90.
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