(Alessandro Motti e Alessandro Nizegorodcew)
di Mattia Capone
Il tennis è da sempre uno sport individuale, a volte addirittura una battaglia contro se stessi cosi’ dura che, nella maggior parte dei casi, chi vince non è l’avversario, ma è una parte oscura di noi fatta di dubbi ed introspezione, dalla quale risulta complesso fuoriuscire. Eppure c’è una specialità della nostra disciplina in cui la solitudine del campo svanisce, in cui è possibile contare su qualcuno: il doppio. La bellezza del doppio, infatti, è proprio nell’ assumere la consapevolezza del non esser piu’ soli, grazie a quel compagno in grado di allegerirti il peso del gioco. Magari un semplice gesto di intesa, un’esultanza su uno schema ben riuscito, e le nostre ansie son spazzate via riconducendoci alla partita e alla conquista della vittoria. Purtroppo questo settore, nella maggior parte dei casi, non riceve il rispetto internazionale che merita, pur essendo fortemente praticato dai soci dei circoli di tutto il mondo, e soprattutto il solo in grado di fornire quello spirito di unità e affiatamento fondamentale in qualsiasi comunità. Ma come vivono il circuito questi tennisti? Che tipo di preparazione affrontano? Per rispondere a queste domande, e altre ancora ci siamo rivolti ad Alessandro Motti uno dei migliori in Italia in questa specialità, doppista professionista numero 147 delle classifiche Atp e con un best ranking al numero 91…
Innanzitutto, grazie Alessandro per la disponibilità è davvero un piacere intervistarti, per prima cosa come ti sei avvicinato al doppio? E quando hai deciso di dedicartene totalmente?
“Mi dedico totalmente al doppio da qualche anno, una scelta dovuta alla crescente differenza di ranking con il singolo..io vengo da uno sport di squadra, giocando prevelantemente a basket fino a 16 anni e mi son sempre divertito più in doppio che in singolo. Fin da piccolo ho sempre preso il doppio molto seriamente e l’ho sempre giocato assieme al singolare in tutti i tornei possibili. Arrivato sui 500 in singolare e sui 200 in doppio ho voluto provare più challenger e lì se non ti qualifichi son sempre 0 punti e non mollando mai i tornei di doppio capitava anche che alcune settimane non giocassi proprio il singolo. In seguito la mia classifica di doppio è salita e quella di singolo è scesa ed avendo anche un guadagno maggiore col doppio ho insistito su quella strada, trovandomi praticamente doppista a tempo pieno.”
Ho notato come sia destino comune di molti doppisti dedicarsi inizialmente al singolare per poi passare al doppio nel momento in cui si iniziano a cogliere migliori risultati, secondo te non sarebbe meglio avere delle idee più chiare fin da giovani? Non pensi si potrebbero raggiungere migliori risultati?
“Penso che più che le idee maggiormente chiare da giovani si dovrebbe passare più tempo allenando il servizio e la risposta e fare qualche allenamento di doppio preso seriamente, non come un passatempo o una giornata di scarico, perché alcuni meccanismi servono anche per migliorare in singolare…certo che più tempo ci si dedica anche da giovani al doppio e più hai benefici.”
Passando al tennis giocato come è andata la stagione 2012? E che aspettative hai per questo 2013?
“La stagione 2012 è stata molto negativa, sia per un infortunio che per altri problemi, ma per fortuna son riuscito a chiudere sui 150 in classifica, cosa che mi permette di giocare sempre challenger anche se ho sempre da ricordare la vittoria del challenger di Napoli con Grigelis, un torneo a cui tengo particolarmente!!! E poi la vittoria contro qualche ottimo giocatore tra cui Cabal, Petzscnher, Ungur, Golubev e Gulbis. Il 2013 invece è iniziato benino e spero di rientrare nei primi 100!”
C’è differenza di preparazione tra giocatori di singolo e doppio? Tu che tipo di preparazione svolgi sia da un punto di vista fisico che tecnico-tattico?
“La preparazione dei doppisti si concentra maggiormente su lavori rapidi, sul gioco di volo, cercando di allenare i riflessi, sul servizio e sulla risposta, cercando di ricreare situazioni tattiche che si presentano in partita.. L’ideale sarebbe avere un altro doppista o un partner per allenarsi, io cerco di fare esercizi di questo tipo, ma svolgo la maggior parte della preparazione normalmente, cercando ai tornei di fare cose più specifiche con altri doppisti. Per quanto riguarda la preparazione atletica e fisica, svolgo praticamente le stesse cose da tanti anni con lo stesso preparatore, perché voglio tenere una condizione discreta che mi permetta di giocare in singolare le gare a squadre e qualche torneo open o qualificazione challenger”
Secondo te si dovrebbe dare più attenzione al doppio nelle scuole tennis? Che benefici se ne trarrebbero?
“Come ho detto precedentemente bisognerebbe non considerare il doppio solamente una fase ludica e di svago, sia perché si migliorano caratteristiche che poi ritrovi in singolare e ti rendono un giocatore più completo e sia perché il doppio è quasi sempre decisivo nelle competizioni a squadre e nella Coppa Davis. Magari i bambini sono anche più coinvolti e trovano aspetti più divertenti che in una normale seduta.”
Hai cambiato spesso compagno in questi anni, c’è un giocatore con cui ti trovi particolarmente? E qual è la coppia più forte affrontata e la più forte del circuito?
“Si purtroppo ho cambiato tantissimi compagni, vorrei trovarne uno fisso, che abbia le mie stesse motivazioni e con cui possa giocare gli stessi tornei, perché penso che l’affiatamento sia fondamentale. Ritengo che la coppia più forte che ho affrontato sia stata Melzer-Petzschner con cui persi 10-7 al super tiebreak all’Atp di zagabria nel 2010 in coppia con Istomin, uno dei migliori partner che ho avuto..Mi son trovato bene con tanti, la maggior parte sono miei amici e ultimamente ho avuto una bella intesa con Di Mauro e Vagnozzi, mentre i migliori risultati li ho avuti con Greul e Luczak. Tra i giocatori più forti con cui ho giocato in coppia direi: Paire, Gulbis, Dolgopolov, Ungur, Bracciali, Seppi, Robert, Klizan, Zemlja, Bolelli, Haider-Maurer, Nielsen, Brown, Cipolla, Darcis, Kukushkin, Golubev, Vinciguerra, Pless, Rosol, Zeballos, Gabashvili, Luzzi, Lorenzi e Korolev…eh si son tantissimi e forse ho dimenticato qualcuno. Infine la coppia più forte attuale, secondo me, rimangono i fratelli Bryan e nel 2013 prevedo ancora loro visto il grande rimescolamento delle altre coppie più forti.”
Che sensazioni ti da giocare in doppio? il tennis è un gioco in qualche modo egoista nel doppio invece c’è condivisione ti piace questo aspetto?
“Si mi piace molto questo aspetto, ma in generale il doppio sia perché mi diverto di più come meccanismi di gioco sia perché ho un compagno con cui condividere il campo e con cui parlare e scherzare..ammetto che mi è molto più facile rimanere concentrato con uno al mio fianco!”
Pensi che da parte di tutti: televisioni, giornali, appassionati, organizzatori, servirebbe maggiore considerazione nei confronti dei doppisti? Cosa cambieresti del circuito? Preferiresti tornei per solo doppio?
“Purtroppo il doppio nei tornei non è molto considerato, sia dall’Atp che dagli organizzatori. Ci sono tornei in cui si gioca con pochissime persone ma anche altri dove il socio o l’appassionato segue costantemente le partite di doppio e penso che se fosse pubblicizzato diversamente avrebbe ancora un buon successo..un circuito di solo doppio potrebbe funzionare, ma secondo me basterebbe anche solo abbandonare l’idea di privilegiare anche nel doppio il singolarista (visto il regolamento che prevede la miglior classifica tra singolo e doppio per giocare un torneo), perché è impensabile vista la massacrante attività dei tornei, che un singolarista ti giochi costantemente il doppio, magari lasciando più spazi per wc o per i top players quando realmente vogliono giocare. Per ora l’Atp si accontenta di avere ogni tanto i top players in qualche torneo di doppio, ma così facendo ci si trova anche con singolaristi che a volte sciolgono la partita o scendono in campo svogliati solo per prendere il montepremi.”
Grazie alle parole di Alessandro siamo riusciti a capire meglio una parte del mondo tennistico troppe volte ignorato, di cui non sempre conosciamo i protagonisti. E allora se ve ne siete appassionati, al prossimo torneo al quale vi recate o alla prossima gita al Foro Italico provate a soffermarvi maggiormente sui campi secondari, troverete sicuramente un tennis meno violento e monotono fatto di tocchi di fino e riflessi, un gioco più rapido e a tratti molto più divertente che sono sicuro vi conquisterà al pari di quello praticato sui campi principali!!!