di Luca Brancher
Per una reale comprensione di quest’articolo, è necessario fare un passo indietro, anzi, ad essere sinceri, di passi a ritroso dovremmo farne circa sette e mezzo, tanti sono gli anni intercorsi dal mio primo “incontro”, ma sarebbe più giusto dire di Alessandro Nizegorodcew, col talento di Janez Semrajc. Lo scenario era quello di Castel Gandolfo (future da 10.000$), dove lo sloveno, all’epoca non ancora 19enne, dovette attraversare le forche caudine delle qualificazioni prima di dominare l’interno tabellone principale, con ultima vittima quel Tomas Tenconi che nel 2008, a livello ITF, e non solo, sarebbe sembrato fondamentalmente imbattibile. Alessandro, che da buon appassionato non si era lasciato sfuggire l’occasione di poter vedere un po’ di buon tennis offerto dalla provincia romana, mi comunicò subito che questo sloveno ne aveva, sapeva giocare e poteva salire. Era ancora giovane, ci segnammo il nome, convinti che prima o poi sarebbe arrivato in alto.
Tuttavia lo scenario degli anni a seguire fu alquanto drammatico, con uno Janez mai in grado di attaccare le posizioni del tennis che contano, anzi, spesso e volentieri non lo si rintracciava nemmeno sul circuito, i suoi periodi di assenza diventavano sempre più lunghi, fino al tragico 2012, in cui ogni velleità sembrava riposta, a valutare dalle sole sei partite giocate. C’eravamo fatti l’idea di un tennista ormai stanco e stufo di non essere stato capace di assecondare il talento che Madre Natura gli aveva conferito per questo sport, ritiratosi prima che i rimorsi e i rancori prendessero piede e gli rendessero la vita ingestibile. Tutto cambia, però nel 2013, Semrajc torna a giocare con continuità, e soprattutto torna a vincere in maniera regolare, e non solo a livello ITF, anche nei challenger, come testimonia il quarto di finale colto a Cordenons. Proprio in quell’occasione, al termine del successo di primo turno al cospetto del croato Antonio Veic, Giulio Gasparin, che conoscerete anche per i suoi articoli pubblicati su SpazioTennis, lo intercettò per il suo blog Ski & Tennis da cui emersero alcuni aspetti non banali, che chiarirono il perché di quel quadriennio apparentemente di pausa.
“A 19 anni ero arrivato al 320esimo posto del ranking ATP, ma non fui competitivo per quattro anni a causa della mononucleosi. Fu davvero dura, decidere se continuare o smettere. Quest’anno (2013, n.d.r.) ho ripreso dai futures, ma giocavo male, non facevo risultati, volevo smettere. Ad un certo punto, dopo due mesi di pausa, mi chiamarono per giocare una competizione a squadre e dato che mi offrivano qualche soldo accettai: vinsi diversi incontri contro discreti tennisti, mi tornò la voglia e mi rimisi di impegno. Ed eccomi qua.”
In effetti tutto quadra. Dopo alcuni tornei ITF mal giocati tra febbraio e marzo, anche a causa della quasi nulla classifica, che non gli garantiva mai un posto direttamente nel main draw, costringendolo così a sobbarcarsi solitamente almeno quattro turni di qualificazione, ci furono oltre due mesi di stop, fino al ritorno convinto sulle scene: a fine anno nel suo palmares si conteranno cinque titoli in più, tutti ottenuti tra Austria e Croazia, ovvero nazioni confinanti con la sua Slovenia, a testimoniare una programmazione non troppo avventurosa. Se il 2013 era lecito archiviarlo come positivo, una valutazione differente andrebbe fatta sulla stagione che sta andando a concludersi, sostanzialmente perché è in un chiaroscuro che ci ha invogliato ad inserire in questa rubrica anche il talento sloveno.
Vincente sì, perché con la vittoria sull’austriaco Pascal Brunner, Semrajc ha incamerato l’ottavo titolo ITF dell’anno – nessuno come lui nel 2014 – e non contento proverà a migliorarsi anche in questa settimana, mettendosi in gioco nel nuovo future a Sharm El Sheikh: sono così saliti a diciassette i titoli di categoria. E soprattutto desta un certo stupore il ruolino con cui ha chiuso questo 2014: 36 vittorie e 2 sconfitte, a partire dall’ultima settimana di agosto. Ed allora cosa manca? La superiorità manifestata a questo livello, unita al fatto che Janez stia prodigandosi alla ricerca di competizioni da giocare, ci conferisce l’idea che la mononucleosi sia alle spalle, quello di cui non ci capacitiamo è la sua mancata competitività alti livelli. Tolto un set nel primo match dell’anno, in Davis, a Joao Souao, il 25enne di Lubiana ha fallito ogni sua prestazione nel mondo challenger, se escludiamo l’unico turno superato a Mestre, ai danni di Horacio Zeballos, proprio lui che, tra il 2009 ed il 2010, aveva colto semifinali a Lubiana e Todi, rispetto alle quali si lamentava, nella già citata intervista concessa a Gasparin, come non avesse potuto dare il meglio di sé a causa del surplus di stanchezza che la malattia gli riservava.
Ed è questo il dubbio: che Janez abbia perso quella “magia” di giocatore di qualità e si sia accontentato di rimanere un vincente a livello ITF? Che abbia perso fiducia nel suo tennis, e di conseguenza quella spregiudicatezza che aveva fatto innamorare i suoi spettatori nelle sue prime esibizioni sul circuito? Che dopo l’inizio incerto abbia preferito accumulare punti per non perdere distanza da quel best ranking (262) fatto registrare a giugno e mantenersi un top-300? Certo, il fatto che a dicembre stia ancora in viaggio alla ricerca dei pochi punti che un future permetta di conquistare, dà un po’ da pensare, ma dall’altro lato c’è sempre una valutazione importante da fare: avendo 25 anni, di cui quattro passati tra campo e letto per la mononucleosi, Semrajc è un tennista ancora piuttosto giovane, in grado di poter scrivere tutta la sua storia, qualunque essa sia. Ed ognuno di questi quesiti potrà avere una risposta definitiva.
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