di Fabio Ferro
Matte Donati è un ragazzo semplice, di poche parole, di certo non un amante dei riflettori, nel bene e nel male, ma, quando si tratta di tennis, sa far parlare di sé. Il 2015 di Matteo Donati è stato un anno strano, cattivo dal punto di vista della fortuna. Anzi, bisogna parlare di sfortuna perché, dopo la stagione dei Challenger canadesi ad aprile e quella sul rosso italiano, Matteo stava facendo davvero molto bene il suo lavoro, con una continuità di risultati notevole e una proiezione di ingresso nei top 100, praticamente quasi certa. E invece no. Il fato, proprio nel momento più alto della sua giovane carriera, dopo il match di secondo turno al Masters di Roma, contro Tomas Berdych, gli ha riservato un fastidio al polso e una stagione, di fatto, giocata a metà.
Nonostante la sfortuna, però, Donati ha raggiunto il Best Ranking, 158, proprio subito dopo il torneo di Roma, e chiuderà il 2015 al numero 187 Atp. Sono numeri molto importanti, che pongono l’accento sul salto di qualità che l’alessandrino ha compiuto seguendo le strategie del coach Massimo Puci. Proprio Puci, ogni tanto, è stato criticato per le scelte di inserire tornei Atp nella programmazione Challenger di Matteo, ma il suo pensiero è stato ripagato da una crescita costante del suo atleta, insieme, ovviamente ad una maggiore consapevolezza nei proprio mezzi. Donati, Infatti, negli ultimi anni ha avuto una progressione costante, forse non velocissima, nella scalata alle classifiche Atp, cosa che molti suoi coetanei non hanno saputo fare, trovando poi lo scoglio dei tornei maggiori e della pressione in campo. Ma, da quanto visto, Matteo non ha timore reverenziale e si difende con ogni mezzo.
Come ammette lui stesso, insieme a coach Puci, c’è da lavorare, sia tecnicamente che fisicamente. Dal punto di vista tecnico, infatti, l’obiettivo palesato è quello di migliorare su dritto e servizio, che già si era mostrato ad ottimi livelli nella tournée canadese e nella parentesi italiana. Il rovescio, poi, il colpo naturale di Matteo, non è da trascurare, c’è da recuperare quel margine offensivo di cui ancora dispone e di cui deve servirsi per poter mettere i piedi in campo e comandare lo scambio. Dal punto di vista puramente tattico, c’è ancora una forte componente da contrattaccante, che è la natura di Matteo, ma è un aspetto che può cambiare le prospettive del suo gioco e che può garantirgli match più agevoli e meno lottati. Quest’anno, infatti, è stato protagonista di tanti, troppi, match sul filo di lana, che, se da un lato hanno messo in luce la sua solidità mentale, dall’altro hanno minato momenti importanti, come nella finale del Challenger partenopeo, in cui non aveva più energie fisiche e mentali da spendere, contro un avversario come Munoz De la Nava, veterano, solido e fisico. Fisicamente, l’alessandrino ha mostrato ottima mobilità e velocità di gambe, manca ancora una certa forza per spingere bene nel circuito Atp e divenire letale sui fondamentali. Tuttavia, i miglioramenti si sono visti tutti e negli ultimi anni c’è stato un crescendo continuo, che ha dato ragione dei sacrifici e dell’umiltà con la quale il team di Matteo ha lavorato.
La prospettiva di crescita, a quanto dichiara coach Puci, non si è interrotta e, quindi, dovremmo vedere un Donati pronto a migliorare e difendere il proprio gioco, innanzitutto, ma anche il proprio ranking. Sempre Puci ha dichiarato che l’obiettivo principale delle 10 settimane di preparazione è la forza fisica, per appesantire i colpi e ed essere più definitivo con i fondamentali. Il tutto, ovviamente sempre con una prospettiva di maturazione agonistica che passerà ancora tra Challenger e tornei maggiori, quindi ancora in protezione del gioco, alla ricerca dell’evoluzione naturale della vista agonistica di Donati.
Il 2016, quindi, complice l’infortunio e il recupero forzoso, arriverà prima e la preparazione comincerà 10 settimane prima della trasferta australiana. Il Challenger di Adelaide sarà il primo appuntamento della prossima stagione di Donati ed è un appuntamento che di Challenger ha ben poco. Come accade per il torneo di Brescia, Adelaide è un momento di preparazione allo Slam australiano, ricco, quindi, di classifiche nobili e di giocatori in cerca della forma necessaria alla qualificazione agli Australian Open. Matteo sarà subito chiamato ad aumentare il suo ranking, per un accesso più facile ai primi tornei dell’anno, ma soprattutto a trovare il ritmo-partita che lo ha visto vincere tanto in questo 2015. Importante, quindi, Adelaide, ma importantissimo diviene lo Slam Australiano, che regala tanti punti e che significa confrontarsi con atleti di caratura importante, cosa importantissima per la crescita e per il morale.
Il recente infortunio e la condizione da verificare non consentono di fare programmi di lungo periodo, ma impongono soprattutto di pensare al lavoro di preparazione e di rifinitura, per poi decidere il da farsi. Tuttavia, sia Donati che coach Puci, nelle ultime uscite sono sembrati piuttosto positivi e propositivi verso il futuro e questo accende una speranza nei cuori dei tifosi del tennis italiano, soprattutto in chiave di ricambio generazionale e di Davis, dove Matteo è già stato convocato, ma ancora non ha esordito.
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