di Alessandro Mastroluca
“Spero che lei riesca a eguagliare il record di Nastase” gli dice Peter Ustinov. L’attore anglo-russo, appassionato di tennis, già voce narrante del film ufficiale di Wimbledon 1975, la prima edizione con i bookmakers a Church Road, l’edizione del capolavoro dell’intelligenza di Arthur Ashe, allieta la vigilia del Masters 1996 a Hannover. Sul palco, racconta Gianni Clerici nel suo articolo per Repubblica, si avvicendano Zucchero e gli Scorpions, Natalie Cole e Brian Adams, Montserrat Caballè e Rod Stewart, Tomba e un resuscitato Agassi, e poi proprio Nastase e Sampras. È a lui che Ustinov rivolge il suo invito. “Il povero Nasty ha sì vinto 4 Masters dal 1971 al ‘ 75, ma in quei suoi anni poetici non è riuscito a raccogliere i 2 miliardi di lire che, probabilmente, ti toccheranno domani”. Ma la sfida è tutt’altro che facile. Di fronte c’è Boris Becker, con cui è in vantaggio 9-7 negli scontri diretti. Il tedesco però l’ha battuto nelle ultime due occasioni, in finale a Stoccarda in cinque set un mese prima e in due tiebreak nel round robin. Nel complesso ha vinto 7 delle 11 partite giocate indoor prima di quella che diventerà la miglior finale nella storia del Masters.
In semifinale, Sampras ha sconfitto 6-7(6) 7-6(4) 7-5 Ivanisevic, cui non sono bastati 35 ace: il match si è risolto sulle uniche due palle break concesse dal croato, che ha salvato la prima (un set point), con un ace di seconda, ma sulla seconda, un match point, ha regalato un fatale doppio fallo. “Ha fatto piu’ fatica del previsto Boris Becker a scrollarsi di dosso il gigante dalla faccia di bambino Richard Krajicek” scrive Roberto Lombardi sul Corriere della Sera commentando il 6-7(4) 7-6(3) 6-3, “anche lui atleta da terreni veloci capace di fulminare con saette di battuta. L’ eroe di casa era nervoso all’inizio. Se la prendeva un po’ con tutti. Gli pesava l’ affetto smisurato di un pubblico che lo vuole campione una volta di più. Poi Boris si è destato, sollecitato anche dalle ripetute “ole” del pubblico, e pur nel solito equilibrio dei servizi, è riuscito a condurre in porto il risultato che regala la finale più logica e più attesa contro il primo giocatore del mondo”.
Non è stato un anno semplice per Pistol Pete. Il 3 marzo è morto di cancro il suo coach e grande amico Tim Gullikson: Sampras si cancella dagli Internazionali di Roma, partecipa al servizio funebre e scoppia in lacrime mentre ricorda il loro rapporto. A settembre Tom Tebbutt rivela sul Globe and Mail che Sampras soffre di una forma leggera di talassemia, l’anemia mediterranea, un basso tasso di emoglobina nel sangue. Ha da poco battuto Alex Corretja in un quarto di finale epico durato 4 ore e 9 minuti in cui ha salvato un match point sul 7-6 nel tiebreak del quinto set in cui vomita a bordo campo e alza le braccia sul doppio fallo dello spagnolo che gli regala la vittoria nonostante abbia portato a casa un punto in meno dell’avversario, 187 contro 188. Un dato che Becker avrebbe fatto bene a tenere a mente.
La finale
C’è un aspetto che Bum Bum ha tenuto bene a mente, però, e non ci mette molto a farlo capire a Pistol Pete. Primo servizio: ace. Secondo servizio: ace. Terzo servizio: ace. Quarto servizio: ace. Game perfetto, per principiare (saranno 30 gli ace a fine partita). Hannover è casa sua, sia chiaro per tutti. Nel terzo game Sampras sembra leggere un po’ meglio le prime del tedesco e sfiora il break. Ma è un’illusione. È lui il primo a perdere il servizio nel gioco successivo. Ma non lo perderà più. Il resto è ordinaria amministrazione: 6-3, con chiusura deluxe. Becker fa calare il sipario sul primo set con un vincente di rovescio, e a fine match saranno di più i vincenti con il suo fondamentale di relativa debolezza.
La presa di Bum Bum gradualmente scivola via. Annulla sì due palle break nel sesto gioco del secondo set, tuttavia deve inchinarsi al tiebreak. Sampras appare via via sempre più concentrato, più determinato e stampa il 7-5 che riporta l’equilibrio e spinge il match nella dimensione dell’epica, dalla cronaca alla storia.
Ogni colpo vale doppio, ogni punto pesa e il pubblico si entusiasma, si infiamma, partecipa, alza i decibel ad ogni applauso, ad ogni vincente. Nel terzo set è ancora Sampras ad andare in difficoltà, sempre nel sesto gioco, ma piazza due ace su due palle break ed è ancora tiebreak. Pistol Pete allunga subito 3-0, anche grazie a un errore di Becker al secondo punto. “Un errore sottolineato dalla nuova camera a raggi infrarossi, capace di proiettare sullo schermo televisivo il puntolino lucente dell’impatto” scrive ancora Clerici. “Un errore che avrebbe issato l’ incolpevole Sampras a due punti a zero, invece che ad uno pari, nel tie-break del terzo set.
Becker si illude, rimonta fino al 4-4, ma rovina tutto con un doppio fallo, uno degli 8 della sua partita. Un servizio vincente e un passante di rovescio, barometro da sempre della sua condizione e del livello della sua performance (saranno 5 in totale), valgono il 7-4. Sampras, che ha contro mezza Germania, alza il pugno verso gli spalti. Adesso vede il traguardo, vede il trionfo, vede Nastase.
Anche perché in quattro occasioni prima del 1996 si sono ritrovati nel round robin di un Masters. E chi ha perso nel girone eliminatorio ha poi sempre vinto il titolo. L’arena a questo punto si scatena, il tifo diventa assordante, in campo i giocatori vibrano dell’energia trasfusa da spettatori che sanno di partecipare a uno spettacolo difficilmente ripetibile. Nel primo game, Becker infila tre risposte vincenti di fila, ma Sampras salva le due palle break che ne derivano. L’energia si fa ancora più intensa quando Sampras si porta avanti 5-4, a due punti dalla vittoria. Chi fermerà Pistol Pete, sembrano chiedersi. L’aria diventa elettrica, quell’uomo non si addomestica, ma almeno Becker ci prova. E per un po’ ci riesce. Mette in fila un gran vincente, una perfetta volée e un ace: 5-5. It’s not over, ’til it’s over.
Al tiebreak le pareti tremano. Sampras manca due match point, gioca troppo prudente, non è da lui, sbaglia in entrambe le occasioni. Becker spreca quattro set point, ma resta avanti fino al 12-11. E alla quinta occasione, Sampras non controlla la volée: è 13-11, è quinto set, è leggenda.
Anche se l’inizio è un climax discendente. Le percentuali al servizio scendono, Sampras chiude il quinto set con una prima su due in campo, Becker col 58%; si vede un solo vincente nei primi sei game. Il tedesco ha tenuto il servizio per 27 turni di battuta di fila, ma al 28mo cede. Salva due palle break, ma alla terza è ancora un gran passante di rovescio a portare Sampras a un passo dal trionfo, avanti 5-4, a servire per il match.
Ne manca altri due di match point, dal 40-15, al quinto gioca uno scambio fin troppo conservativo ma l’ultimo errore è di Becker. Dopo duecentoquaranta minuti di emozioni, serve&volley, chip&charge, rovesci tagliati, acrobazie a rete, Bum Bum firma la resa con un debole rovescio a rete.
Pete Sampras celebra il terzo dei suoi cinque titoli. Alla fine le statistiche diranno che Becker avrà conquistato ben 12 punti più del rivale (178-166): ma non bastano, come non è bastato a Corretja.
“E’ per emozioni così, per partite così, che continuo a giocare a tennis” commenta il tedesco. “Alla fine ho rischiato tutto, e dopo un match così quasi non importa chi ha vinto e chi ha perso”.
“E’ stato incredibile” conferma Sampras, “è questa l’essenza di questo sport. I soldi non sono tutto. Sono le grandi partite a fare la differenza, e questa è una delle partite migliori di cui sia mai stato parte”.
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