Passaro-Serdarusic match serale del 2° turno del Challenger di Todi è in campo da cinque minuti, cosa c’è meglio di frozen yogurt per goderselo? La genesi del drago Pisa parte da questo semplice presupposto. Al sottoscritto vengono consigliati dieci minuti di attesa per il raffreddamento della macchina, accettabile considerando che sul centrale sono solo al terzo game, ma il tutto si protrarrà fino al secondo set con il ripiego finale su un gelato. Ad assistere a tutto questo c’è Francesco Maestrelli che prende la causa a cuore, più del dovuto, al grido di “Se sarà mai pronto lo proverò anche io questo yogurt”. Nell’attesa, parlando del più e del meno arriva l’illuminazione “Domani gioco sul centrale”, “Allora mi tocca leggere la tua presentazione”, “Ah sì? Falla bene. Puoi chiamarmi il drago di Pisa?”. Le risate si sprecano, ma a causa della pioggia del giovedì quel match contro Juan Bautista Torres sarà dirottato sul Grandstand.
Nella giornata di doppio turno Maestrelli, che già si era reso protagonista del trionfo sulla terza testa di serie Alexandre Muller, inizierà proprio vincendo una battaglia di tre set per 6-7 7-6 6-2 contro il tignoso Juan Bautista Torres, ma concluderà cedendo ai quarti di finale contro Daniel Masur. La settimana di Todi vale comunque il salto alla posizione numero 337 del ranking ATP, accolta dal boato di qualche presente alla lettura di fine rassegna, perché il maestro insegna “Mai vedere il live ranking durante il torneo”. Per certi versi l’avventura Challenger del toscano che fa base a Tirrenia era partita dalla cittadina umbra un anno prima, quando giocò come wild card nelle qualificazioni e da un paio di persone fu scambiato per uno sparring del circolo. Adesso è impossibile cadere in errore, il suo tennis parla forte e chiaro.
A primo impatto il servizio è il colpo che impressiona di più, ma allo stesso tempo quello che ha ancora margini incoraggianti, in particolar modo su lavorazioni ed angoli della seconda. Nello scambio Maestrelli diventa letale con entrambi i colpi se mette i piedi in campo, evidente in questo caso la predisposizione ad arrivare in maniera più naturale e composta sul rovescio. Il tallone d’achille attuale potrebbe essere sugli spostamenti, d’altronde il suo metro e novantatré parla chiaro. Sul dritto in particolar modo non è sempre composto l’approccio alla palla e per salvarsi è necessario l’abuso della scivolata, salvavita sul rosso, ma di difficile attuazione sul veloce. Questo però è un puntino su una tela quasi immacolata, perché senza snaturarsi Maestrelli è cresciuto sulla tenuta fisica e si può permettere di rispondere da lontano e giocare parecchie palle, riuscendo poi con le variazioni a mettersi in condizione di comandare. Quando tutto questo riesce il risultato è perfetto, come dimostra la marcia trionfale di Verona, che lo ha condotto al primo titolo Challenger della carriera battendo tra i tanti l’ex top 10 Gilles Simon, l’amico Flavio Cobolli ed in finale il neo top 100 Pedro Cachin.
“Ci sono predestinati che arrivano prestissimo grazie al loro talento cristallino e ci sono tanti giocatori che non nascono con le stesse capacità, ma che con il grande lavoro raggiungono obiettivi importanti“. Così Maestrelli, che come modello ha quello di Daniil Medvedev, racconta la sua visione del tennis e lo fa riconoscendosi nel secondo modello. La teoria però si imbatte in un impasse quando la sua classifica riporta la posizione numero 237 ATP prima del compimento dei 20 anni. Una settimana dopo il best ranking di Todi infatti il maestro ha guadagnato altre 100 posizioni e come direbbe una nota pubblicità “È cambiata solo una cosa. Tutto”.
P.S Il drago di Pisa alla fine ha conquistato anche il tanto agognato frozen yogurt
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