di Samuele Diodato
Mentre il sempre più mostruoso Novak Djokovic si apprestava a conquistare il 28° titolo Masters 1000, fra le tante sorprese nel rovente clima di Key Biscyane spicca senz’altro la caduta di David Ferrer. Lo spagnolo è caduto al secondo turno, inaspettatamente al terzo set, contro il francese Lucas Pouille. Il 22enne francese ormai nel circuito maggiore da quasi 4 anni ha nella vittoria contro Ferrer il suo più bel risultato in carriera.
Pensare però che il talento transalpino, nato il 23 febbraio del 1994, si era già fatto notare nel 2013 al Roland Garros. Dopo quella apparizione, dove aveva perso contro Dimitrov, mostrando tuttavia tutta una serie di buoni colpi, si era guadagnato quasi lo status di predestinato. Pouille può contare infatti su uno stile piuttosto moderno: particolare il colpo di dritto, dove il francese fa scendere abbastanza la palla per poi risalire in spinta, più classico invece è il colpo bimane. Con entrambi i colpi sembra più sicuro quando può andare sull’incrociato, proprio con l’incrociato ha infatti potuto mettere in grande difficoltà David Ferrer.
La stazza di 185 cm sta cominciando a dare i frutti proprio ora: negli ultimi tempi il servizio è un colpo che lo sta aiutando maggiormente, fornisce più punti senza spreco di energie, e con le sue buone variazioni è riuscito a mandare fuori di testa quel maratoneta di Ferrer. Nonostante l’ottimo cammino a Miami però, il francese fatica ad arrivare ai piani alti della classifica, il suo best-ranking dello scorso anno è 64, ma da qualche mese si aggira comunque attorno alla posizione numero 80 (lunedì numero 81). Caratterialmente il francese è piuttosto calmo, difficile pensare che si sia montato la testa. I suoi problemi sembrano essere legati al gioco: i colpi lungolinea sono spesso fuori misura e nonostante la buona velocità di piedi, spesso è in difficoltà in difesa. La maturazione definitiva resta un problema per molti della sua generazione, il grande numero di connazionali che ha davanti, gli preclude ovviamente la possibilità di assaporare la Coppa Davis. Il francese deve ancora sperimentare il suo gioco e la sua tenuta mentale nei match che contano: a livello ATP, non è mai andato oltre le semifinali (Auckland 2015, Amburgo 2015).
Anche a livello Challenger le finali sono due, perse nel 2014 da Koppeljans e a fine 2015 da Paire. Tuttavia, il 2016, lascia ben sperare per Lucas Pouille, sul cemento di Brisbane è riuscito a venire a capo del belga David Goffin. Le due semifinali dello scorso anno su terra e cemento dimostrano anche come il francese possa esprimersi bene su entrambe le superfici. Il tour sul cemento americano è andato al di sopra delle aspettative, ora per lui importante il periodo sulla terra europea. L’impressione è che il giovane transalpino abbia bisogno di continuità per poter mostrare il suo potenziale, del resto, “vincere aiuta a vincere”.