Lorenzo Frigerio: “Il mio atteggiamento è cambiato in meglio, ora punto alla continuità”


Lorenzo Frigerio nasce il 17 febbraio 1989 in provincia di Lecco e fin da piccolo si appassiona allo sport in generale, prediligendo calcio e tennis. Sceglie il secondo come professione ma, come ben si sa, quello del tennis professionistico è un mondo difficile con costi molto elevati non semplici da sostenere. Si aggiungono poi gli infortuni e i problemi che possono derivare dalla vita fuori dal campo. Lorenzo è un tennista dal grande potenziale che ha saputo affrontare le difficoltà incontrate sul suo cammino e finalmente sta ottenendo in questo magico 2016 ciò che merita.
Nato tennisticamente sui campi in terra rossa del circolo di Lecco, per il quale gioca ancora oggi, ottiene buoni risultati da junior prima di fermarsi a 19 anni. Ma quando il legame con la racchetta è così forte diventa difficile dire addio per sempre: Lorenzo torna più forte e convinto di prima e comincia la sua carriera a livello professionistico poco più tardi. Purtroppo il suo potenziale non è mai emerso completamente fino a quest’anno, quando a luglio finalmente riesce ad aggiudicarsi il primo Future in carriera a Sharm El-Sheikh, trionfando in una finale tutta italiana contro Andrea Vavassori e scalando la classifica ATP. Ma le buone notizie non sono finite, poiché Lorenzo si ripete a ottobre sui veloci campi indoor di Oslo. Due titoli in pochi mesi che cominciano a ripagare i sacrifici e gli sforzi di questi anni e lo portano al numero 544 della classifica ATP. Oggi Lorenzo si allena all’Harbour Club di Milano sotto l’ala di Laura Golarsa e sta lavorando al fine di alzare ulteriormente il livello per competere contro giocatori sempre più forti.
Quest’anno sei partito dalla posizione n. 964 e ora ti trovi al n. 544 del mondo, soprattutto grazie ad una grande estate. Innanzitutto, come ti senti?
Sono contento e mi sento bene. Sono in forma e confido nel far bene anche questo finale di stagione negli ultimi tornei. Sono felice per il buon salto fatto in classifica e spero di riuscire a salire ancora nell’ultimo mese, ma soprattutto sono contento perché sono riuscito a giocare tutto l’anno senza infortuni per il momento, mentre l’anno scorso sono dovuto rimanere fermo 7 mesi per un infortunio alla mano. Quindi sono soddisfatto di aver giocato una stagione intera, cosa che avrei preferito fare lo scorso anno ma che appunto problemi fisici hanno impedito.
Cos’è cambiato in questi mesi? A cosa daresti il merito dei grandi risultati di questa estate?
Diciamo che è dall’anno scorso che è cambiato qualcosa in me, sono più convinto e ho voglia di giocare e ottenere buoni risultati. Penso sia il mio atteggiamento un po’ cambiato. Sicuramente anche il fatto di aver iniziato ad allenarmi all’Harbour a Milano con Laura Golarsa mi ha dato una grossa mano, dato che ho alzato il livello e aumentato gli allenamenti; a tutto ciò si aggiunge anche una programmazione più adeguata. Diciamo che queste sono state le cose che possono avermi fatto fare la differenza quest’anno. Sicuramente anche l’essere riuscito a giocare un anno intero ha contribuito, cosa che negli anni passati non ero mai riuscito a fare, un po’ perché a metà stagione mi perdevo oppure perché ero meno allenato. Quest’anno invece ho dato più continuità ai tornei e i risultati, seppur con alti e bassi, sono arrivati e sono contento. 
Grazie ai risultati raggiunti di recente ti stai confrontando con giocatori sempre più forti. Quali aspetti senti di dover migliorare e su quali stai lavorando per proseguire questa grande salita?
Indubbiamente sento di dover migliorare sulla continuità. Certamente cerco di lavorare su tutti i colpi, sul piano fisico e su quello mentale, cercando però soprattutto la continuità in tutto ciò. Ogni partita è dura, con ogni avversario è sempre una battaglia, specialmente quando arrivi più avanti nei tornei. Con avversari sempre più forti ogni minimo calo di attenzione o di rendimento ti può costare la partita, quindi è necessario lavorare per avere un livello sempre più alto e costante durante la stagione, durante il torneo e durante la partita stessa, cioè giocare sempre ad alto livello. 
Cresciuto sui campi in terra del circolo di Lecco, hai trionfato in due tornei su cemento come Sharm El-Sheikh outdoor e Oslo indoor. Quale superficie prediligi al momento?
Personalmente non ho grandi preferenze, nel senso che mi piace giocare sia sulla terra rossa che sul veloce. Senza dubbio le mie caratteristiche di gioco si adattano meglio al cemento, o comunque ai campi più veloci, perché riesco ad esprimere meglio il mio tennis e di conseguenza ad avere migliori risultati. Sulla terra rossa non gioco male anche perché, dopo le due vittorie Futures che sono i miei migliori risultati ad oggi, gli altri due buoni piazzamenti a livello di semifinale li ho raggiunti sulla terra rossa. Di conseguenza non mi spiace giocare sul rosso ma le caratteristiche di gioco si adattano meglio ai campi veloci in cemento. 
Parlando del tuo circolo, che importanza ha il proprio circolo per un giocatore professionista?
Io posso parlare della mia esperienza; sono molto legato al circolo di Lecco, per il quale gioco ancora la competizione a squadre. Quest’anno tra l’altro siamo stati promossi in serie B e si sta creando un buon vivaio. Comunque sono molto legato e spero di rimaner tale per molto tempo e di poter sempre giocare qui. Ovviamente quando un giocatore inizia una carriera internazionale, e quindi a viaggiare, non è facile rimanere nel circolo in cui è cresciuto e da cui è partito, perché magari questo non può supportare l’esigenze del giocatore. Mi reputo quindi fortunato a mantenere ancora il legame e ad essere ancora parte integrante del circolo e mi auguro che i rapporti rimangano tali, ma sicuramente non è semplice. 
Tu hai smesso per un periodo qualche anno fa, cosa ti ha spinto a riprovarci? La pausa ti è servita per trovare nuove motivazioni?
Sì, io avevo smesso perché comunque non è una vita semplice, le spese sono tante; dal punto di vista economico è molto impegnativa e non sempre i risultati ripagano immediatamente gli sforzi e i sacrifici che uno fa. Avevo smesso poiché era un momento di difficoltà ma poi ho deciso di riprendere perché sinceramente credevo di non aver dato tutto quello che potevo dare per raggiungere il massimo rendimento e livello. Voglio riuscire ad arrivare al massimo delle mie possibilità, quindi proverò fino a quando capirò di aver dato tutto, fino in fondo. 
Quali sono i momenti più belli della tua carriera tennistica dagli esordi ad oggi, quei ricordi impressi in modo indelebile nella tua memoria?
Senza dubbio quest’anno è un periodo che ricorderò assolutamente, nel senso che sono i primi Futures vinti, i primi buoni risultati, dando finalmente continuità. Tra gli altri momenti vi è anche il primo punto ATP e il primo anno in cui ho cominciato ad allenarmi con il maestro Adamo Panzeri, al quale sono ancora legato e con cui ho ripreso a giocare dopo lo stop a 19 anni. Quello è stato il momento di svolta, in cui ho deciso di provare a fare il giocatore, in qualche modo. In più lo step che ho fatto quest’anno iniziando ad allenarmi a Milano. Questo spostamento e la decisione di provare a fare il giocatore fino in fondo sono i due cambiamenti che ricordo in maniera più forte, che mi hanno permesso di fare le due annate migliori fin’ora e ovviamente spero sia solo l’inizio di una buona carriera. 
Quali sono state le partite più belle della tua estate?
Le partite più belle credo siano la semifinale a Sharm El-Sheikh e la finale di Oslo. La prima contro Bradley Mousley, una partita lottata, vinta al terzo in rimonta che non mi aspettavo di poter conquistare; invece ce l’ho fatta, sono stato molto contento e senza dubbi quella prestazione mi rimarrà impressa nella memoria. Poi appunto la finale di Oslo, una partita che mi è piaciuta molto per come ho reagito dopo il primo set, per come sono riuscito a rimanere in partita e per averla vinta contro un buonissimo avversario dopo una settimana passata da solo. Nonostante la mia età tutto è un’esperienza nuova, perché il giocatore vero lo sto cominciando a fare da quest’anno, girando da solo, e non è semplice. In una finale, andando sotto di un set con un buon giocatore come lui, non era facile riuscire a ribaltare il risultato e sono molto contento per questo. 
Se non fossi diventato un tennista, cosa ti sarebbe piaciuto fare nella vita?
Eh, bella domanda [risata], non saprei dirtelo. Ho sempre giocato a tennis. Giocavo anche a calcio e forse mi sarebbe piaciuto fare anche il calciatore. Ho sempre fatto molto sport e la vita al di fuori di questo non me la sono nemmeno mai immaginata, quindi non saprei dire cosa mi sarebbe piaciuto fare, ho sempre vissuto di questo. Sono contento di riuscire in questi anni a fare il giocatore a tempo pieno, cosa che mi riusciva più difficile negli anni passati. Ora sembra che tutto stia andando  per il meglio e spero di poter continuare a fare il giocatore professionista anche in futuro. 
A febbraio compierai 28 anni, ma sempre più spesso nel circuito si nota come il meglio arrivi dopo i 30. Quali sono gli obiettivi per il finale di stagione e soprattutto per il 2017, alla luce dei risultati e della nuova classifica?
Quest’anno l’obiettivo è di fare l’ultimo mese cercando di salire il più possibile in classifica, così da partire il prossimo anno con una classifica migliore di quella raggiunta fino ad ora. Quest’anno nei primi mesi ho fatto un po’ fatica a prendere il ritmo, di conseguenza potrei sfruttare il fatto di avere pochi punti da difendere per fare un buon inizio di stagione con appunto una buona classifica. Gli obiettivi dell’anno prossimo non me li sono ancora posti sinceramente, ma credo saranno simili a quelli di quest’anno: lavorare tutti i giorni cercando di alzare sempre il livello e di giocare tutta la stagione con continuità. A fine anno tirerò poi le somme e valuterò se l’annata è stata positiva o negativa e se potevo dare di più, ma fino alla fine della stagione penserò a lavorare e ad impegnarmi al massimo cercando di migliorare sempre, che credo sia la cosa più importante, i risultati sono una conseguenza del lavoro svolto. 
Un’ultima domanda, quali sono gli appuntamenti in programma da qui alla fine della stagione?
Ora mi fermo due settimane perché sto anche facendo il corso per diventare maestro nazionale, quindi spero di fare l’ultima prova che mi manca per ottenere la targa di maestro nazionale, dopodiché deciderò se giocare il Challenger di Brescia e quello di Andria oppure se continuare con dei Futures per il resto dell’anno. Non ci ho ancora pensato, ne parlerò con Laura [Golarsa] e con i maestri e capirò cosa fare, quindi o i due Challenger in qualificazione oppure dei Futures, magari tornando anche a Sharm El-Sheikh, e penso comunque di giocare fino a dicembre.

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