(Alessandro Nizegorodcew e Paolo Lorenzi al torneo Atp di Vienna 2012)
da Vienna, Alessandro Nizegorodcew (Articolo in esclusiva per Il Tennis Italiano)
Paolo Lorenzi è un esempio da seguire, sempre e comunque. Un tennista che ha saputo migliorarsi anno dopo anno, trasformando un servizio appena sufficiente in un’arma da superfici veloci, un rovescio solo arrotato in un colpo dalle numerose variazioni e un atteggiamento difensivo in offensivo e a volte addirittura al sistematico serve and volley. Paolo Lorenzi ha raggiunto a Vienna il primo quarto di finale in un torneo Atp ed è un giocatore al quale dovrebbero ispirarsi, per abnegazione e professionalità, tutti i nostri giovani.
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Qual è la tua sensazione dopo aver raggiunto i primi quarti di finale in carriera?
“Il primo pensiero che ho in mente è che tutto pensavo tranne di raggiungere questo risultato sul cemento indoor. Mi sarei immaginato piuttosto un “quarto” sulla terra o al limite sul cemento all’aperto, ma indoor mai! Credo però di aver giocato due buonissime partite con Paire e Pospisil e sono molto felice.”
Fino a pochi mesi sul cemento indoor non credi pensassi di poter raggiungere risultati di rilievo. Sbaglio?
“In effetti io e il mio allenatore Claudio Galoppini abbiamo iniziato che si potessero raggiungere buoni risultati anche indoor sul finire della scorsa stagione, quando ho disputato un ottimo match a Helsinki contro Daniel Brands. Abbiamo deciso di comune accordo di prepararci bene anche per l’indoor, peccato solo che Vienna sarà l’unico torneo che giocherò su questa superficie.”
Contro Pospisil hai giocato un match praticamente perfetto, servendo bene, rispondendo ancor meglio e muovendo il tuo avversario, ingiocabile se colpisce da fermo. L’impressione è che tu abbia studiato molto bene il canadese.
“Pospisil se colpisce da fermo è devastante e quindi dovevo farlo muovere, stancarlo, in modo tale che arrivasse un po’ scarico al servizio. Così è stato e nei due momenti in cui è calata alla battuta sono riuscito a conquistare i break decisivi. Credo di aver risposto bene e di aver anche servito discretamente. Insomma, penso di aver fatto tutto nel migliore dei modi. Aggiungo anche che a mio parere Pospisil se migliora alcuni dettagli può diventare fortissimo.”
Il tuo primo quarto di finale sarà contro Gilles Muller. Che tipo di avversario sarà?
“Il problema grande è che Muller è mancino e su questa superficie li soffro molto. Ora parlerò col direttore del torneo e chiederò di far mettere un po’ di terra per rallentare il campo… A parte gli scherzidovrò tenere molto alta la percentuale di prime e rispondere bene. Queste saranno le chiavi del match.”
Alcuni colleghi austriaci in sala stampa si chiedevano come mai fossi uscito fuori così tardi. Cosa dobbiamo rispondere loro?
“Puoi dir loro che non avevo fretta… In realtà non saprei cosa rispondere. Negli ultimi tre anni ho lavorato al meglio con il mio coach Galoppini e il preparatore atletico, ma non credo ci siano motivi precisi. Di sicuro mi è servito tanto tutto chò che ho fatto in passato, compresi gli errori.”
Il tennis è uno sport di motivazioni e quando calano si finisce per perdere anche con giocatori inferiori, e di molto, in classifica. L’impressione è che le tue motivazioni non calino mai. E’ così?
“Io dico sempre che quando durante una stagione mi sento un po’ scarico non gioco per un paio di settimane. Nel momento in cui vincere e perdere sono per te la stessa cosa vuol dire che è il momento di fermarsi e ricaricarsi.”
In molti vedono in te un esempio per i giovani. Che consiglio ti sentiresti di dare ad un ragazzo che sta passando ad esempio dai tornei junior ai primi futures?
“La cosa importante è crederci sempre. Bisogna inoltre avere sempre persone intorno che ti sostengono e credono in te, anche e soprattutto quando i risultati non arrivano. Io ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi è sempre stata vicina e che mi ha spinto a crederci sempre, anche durante i momenti “no” che in passato sono stati molti di più rispetto a quelli positivi. Ora sto raccogliendo ciò che ho seminato per anni. Cosa direi ad un giovane? Gli direi che non è vero che se i risultati non arrivano subito hai fallito, ma che lavorando e credendoci si possono ottenere traguardi impensabili.”
E bisogna avere anche una grande passione…
“Quella assolutamente! Io mi alleno tutti i giorni e quando mi devo fermare per qualche infortunio, anche lieve, sono anche che fremo, mi innerovisco, perché voglio tornare in campo. Finché questo sport ti piace devi fare di tutto per vincere.”
I tuoi risultati continuano ad essere davvero ottimi. Un pensierino ai top-50 lo stai facendo per l’anno prossimo?
“I punti li guardo solo il lunedì, altrimenti mi metto troppa tensione sulle spalle, quindi non so con questi quarti dove mi potrei piazzare nel ranking Atp. Se dovessi avvicinarmi al numero 50 di sicuro proverò a raggiungerlo ma sono discorsi prematuri. Ora mi sono cancellato da Buenos Aires perché inizierebbe lunedì e non è il caso di andare. Disputerò altri due challenger e poi niente altro sino alla fine del 2012. Mi preparerò al meglio per il nuovo anno.”
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